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MERCATO VITIVINICOLO: VERRA’ DAL CAUCASO LA NUOVA CONCORRENZA? IL PREMIO MASI, CON L’ASSEGNAZIONE DEL PREMIO CIVILTÀ DEL VINO AL METROPOLITA GEORGIANO SERGI DI NEKRESI, RICHIAMA L’ATTENZIONE SULLE POTENZIALITÀ DELLA GEORGIA, CULLA DELLA VITICOLTURA

Dopo il lungo braccio di ferro tra Vecchio e Nuovo Mondo, da tempo impegnati a contendersi il primato nel mercato vitivinicolo mondiale, forse potrebbe essere il Caucaso ad affacciarsi come vecchio-nuovo attore su questa scena, modificandone gli equilibri. E’ l’argomento su cui verterà l’attenzione dal Premio Masi che, domani 25 settembre, vedrà l’assegnazione del premio “Civiltà del Vino” al Metropolita Sergi dell’Eparchia (diocesi) di Nekresi, nella regione di Kakheti, centro della viticoltura georgiana. “Nel selezionare il premiato - spiega Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola e anima della Fondazione Masi - abbiamo pensato che molto spesso, purtroppo, ci parliamo addosso, sia in Europa che nel Nuovo Mondo, pensando di essere gli unici attori del mercato vitivinicolo mondiale. Mentre esiste una realtà molto più ampia: non dimentichiamo che c’è stata una cortina di ferro al di là della quale è rimasto un mondo vitivinicolo tutto da esplorare, destinato a ripresentarsi sulla scena mondiale perché ne ha i requisiti da un punto di vista storico, culturale e qualitativo”.

Boscaini si riferisce in particolare alla Georgia, culla della viticoltura, come documentano le numerose testimonianze archeologiche che datano lì, nel Caucaso, l’inizio della coltivazione della vite tra la fine del IV e l’inizio del III millennio a.C., la più antica di cui si conservino tracce. Il maggior sviluppo vitivinicolo si ebbe nei primi secoli dopo Cristo, per l’influenza della nuova religione. Poi invasioni e guerre ridussero sensibilmente questa attività, che riprese in modo importante nell’Ottocento.

Con la benedizione del Patriarca della Georgia, recentemente è in atto una vera rinascita della vitivinicoltura di questo Paese che detiene un patrimonio varietale ricchissimo. Sono infatti oltre cinquecento varietà descritte, con una produzione importante e di qualità, soprattutto nella parte orientale del Paese, nelle regioni di Kachetia e Cardia. A seguito degli investimenti fatti dal 1990 ad oggi, la maggior parte delle aziende vinicole georgiane hanno adottato moderne tecnologie e sono guidate da una nuova generazione di enologi, formatisi prevalentemente in Europa. La produzione annua è di quasi cento milioni di bottiglie e annovera numerosi vini di elevata qualità, tra cui i bianchi Mtsvane, Kisi, Tvishi e Tsinandali e i rossi Saperavi e Mukuzani, a cui si aggiungono alcuni vini dolci naturali fatti con uve sovramature, con oltre il 30% di zuccheri.

Sussiste anche la produzione, secondo l’uso antico, di tannici vini bianchi, frutto di una lunga macerazione in anfore di terracotta infossate nel terreno (fonte: Organisation internazionale de la vigne et du vin).

Nella rinascita della viticoltura georgiana ha assunto un ruolo rilevante il Metropolita Sergi di Nekresi: l’embargo imposto alla Georgia dalla Russia, per decenni il principale mercato di sbocco dei vini georgiani, rischiava di far cadere in pericoloso declino l’intero settore. L’energica azione del Metropolita sta contribuendo a far acquisire ai produttori georgiani una coscienza dell’importanza della tradizione e della cultura del proprio passato, e a spingerli verso un approccio tecnologico moderno e un’apertura ai mercati mondiali. Il tutto grazie anche alla forza morale e spirituale che la Chiesa Ortodossa conserva in questi Paesi.

“E’ una storia - spiega Sandro Boscaini - che può insegnare che la tecnologia e il marketing non sono le uniche due armi, ma che a queste bisogna abbinare, anche in maniera anticonformista, una sorta di ritorno all’antichità dei valori, in questo caso ai valori sacrali della vite e del vino. E poi è una storia che rimette in luce le antiche aree vinicole che sono rimaste assopite, nascoste al di là della cortina di ferro. Da una parte è un campanello d’allarme per i produttori europei e del nuovo mondo, dall’altra è la riscoperta di quelle che sono le radici storiche e culturali della nostra viticoltura”.

La Fondazione Masi ha deciso di valorizzare questa storia, dalle potenziali importanti ripercussioni socio-economiche, attraverso l’assegnazione al Metropolita Sergi del Premio Masi per la Civiltà del Vino, estensione internazionale del Premio, attribuita negli anni passati a personaggi del gotha dell’enologia: da Philippine de Rothschild alla famiglia Krug, a Piero Antinori.

Il Metropolita sarà premiato a fianco di altri illustri personaggi a livello internazionale: il Premio Masi per la Civiltà Veneta sarà attribuito a Francesco Tullio Altan, oggi il maggiore disegnatore e autore satirico italiano, Diana Bracco De Silva, simbolo dell’industria chimica italiana e Mario Brunello, ritenuto il più grande violoncellista del mondo; il Premio Internazionale Masi Grosso d’Oro Veneziano, tradizionalmente riservato a personaggi che hanno contribuito a diffondere nel mondo un messaggio di solidarietà, progresso civile e pace, sarà conferito allo scrittore ungherese Peter Esterhazy (autore di numerosi romanzi che proseguono la grande tradizione della letteratura mitteleuropea).

Il conferimento dei premi avrà luogo il 25 settembre a Verona, in un incontro-dibattito presentato dalla giornalista Monica Rubele, dove converseranno, con i premiati, il presidente della Fondazione Isabella Bossi Fedrigotti, il presidente onorario Demetrio Volcic e l’attore teatrale e regista Marco Paolini.

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