Sarà il desiderio crescente di contatto umano, in questi tempi di overdose social, sarà che le occasioni per conoscere nuove persone scarseggiano, sarà che la sharing economy (dalle bici alle auto) è ormai sdoganata, ma la tendenza del tavolo condiviso tra sconosciuti al ristorante si sta diffondendo sempre più. Da New York a Londra, da Parigi a Hong Kong, impazzano i locali che mettono a disposizione dei propri clienti uno “sharing table”, in cui si mangia accanto a perfetti sconosciuti. Un trend che nel nostro Paese vanta radici antiche - un tempo era un modo per risparmiare e trovare posto all’ultimo minuto, in tante trattorie - e che adesso fa tendenza, con sempre più ristoranti che offrono l’emozione di non sapere, fino al momento in cui ci si siede, con chi si potrà mangiare e conversare gomito a gomito. Una soluzione ideale per trascorrere una serata in compagnia se si è da soli, ma anche per divertirsi e provare qualcosa di nuovo in coppia o con un gruppo di amici.
Se un tempo, a partire dagli inizi del Novecento, il tavolo condiviso nelle osterie italiane era destinato agli avventori meno abbienti, che potevano consumare un pasto velocemente e senza troppi fronzoli, adesso il concetto di social dining ha acquisito la funzione di promuovere l’interazione sociale, oltre ad offrire un’esperienza culinaria unica, che può prevedere un menu uguale per tutti gli avventori, oppure diverso. Del resto la condivisione del cibo è un’esperienza profondamente radicata nell’esperienza umana, in cui gli individui trascendono i confini della familiarità e formano nuove connessioni.
Negli ultimi anni le offerte di tavoli condivisi nel nostro Paese si sono moltiplicate, declinandosi in diverse interpretazioni: a partire da quello spartano di Trattoria Sostanza a Firenze, dove ci si trova in un ambiente fermo agli anni Cinquanta e può capitare di mangiare accanto a fiorentini Doc o a turisti in arrivo da tutto il mondo. Lo chef Giancarlo Morelli, nel suo ristorante gourmet a Milano, ha creato il “Friend’s Table”, ovvero il tavolo della convivialità: con 14 posti a disposizione, è affacciato direttamente sulla cucina e permette di sbirciare il lavoro della brigata, in un’atmosfera calda e familiare.
Atmosfere un pò hipster da Upcycle, sempre a Milano, un bike caffè di ispirazione nordica aperto dalla colazione alla cena, brunch incluso: qui un lungo tavolo accoglie fino a 24 commensali, insieme o rigorosamente spaiati.
A Roma, nel cuore di San Lorenzo, il ristorante di pesce ZeroZero100 propone le “serate sociali”, che prevedono una lunga tavolata con menu unico e vini in abbinamento, per far conoscere e scoprire nuove etichette, stimolando la conversazione. Anche Borgo Egnazia, il lussuoso resort che ha recentemente ospitato i Grandi della Terra in occasione del G7, offre un suggestivo social table all’aperto, tra le erbe aromatiche dell’orto.
Un’altra, seppur diversa, esperienza di condivisione a tavola è invece quella proposta dalle Cesarine - prima piattaforma online in Italia di food experiences, con una community di 1.500 cuoche e cuochi amatoriali - che nel 2023 hanno aperto le porte delle loro case e dei loro territori a quasi 50.000 ospiti internazionali (+65% sul 2022): viaggiatori principalmente nordamericani, desiderosi di vivere esperienze autentiche, ma anche ospiti italiani che vogliono assaggiare le vere tagliatelle emiliane a Bologna o il cacciucco a Livorno, preparati dalle mani di una massaia esperta e nell’atmosfera vera e familiare di una casa.
Ancora più avventuroso il format lanciato dalla piattaforma milanese Ma’ Hidden Kitchen Supper Club, in cui non solo non si conoscono i commensali, ma anche la sede della cena viene rivelata all’ultimo minuto.
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