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FOOD

Miele in caduta libera e apicoltori in ginocchio: ricavi già ridotti per 73 milioni di euro

Dal Nord al Sud Italia, i numeri produttivi, dall’acacia agli agrumi, sono ai minimi storici. Clima e concorrenza estera le cause della crisi
ISMEA, MIELE ITALIANO, Non Solo Vino
I numeri di produzione del miele italiano ai minimi storici

Crisi nera per il miele con i numeri produttivi che sono in picchiata. Ma in ginocchio ci sono anche gli apicoltori i cui ricavi si sono già ridotti di 73 milioni di euro, conseguenza dei bassissimi livelli di produzione nazionale di miele come quelli delle varietà di acacia e di agrumi che da soli fanno registrare una contrazione del 41% sulle attese. Le stime, tracciate da Ismea, fotografano uno scenario cupo per la prima parte della campagna produttiva, ampiamente condizionata dal clima anomalo che ha dato il “colpo di grazia” a un settore che già duramente provava a convivere con problemi sanitari e dalla forte concorrenza estera. Da nord al sud, il trend è sempre quello, in caduta libera. Le perdite produttive per il miele d’acacia, stimate intorno ai 55 milioni di euro, hanno penalizzato soprattutto le regioni del Nord (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia). Ma il Sud non sta meglio: per il miele di agrumi la stima del danno si aggira intorno ai 18 milioni di euro, con una situazione critica in tutto il Mezzogiorno e perdite produttive tra il 40% e l’80%. Solo la Sicilia presenta perdite che si attestano sui 7 milioni di euro, la Campania supera i 4 milioni di euro e la Calabria si ferma a 3 milioni di euro.

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