“Millennials vs Generazione Z” negli acquisti alimentari: i più giovani traggono ispirazione soprattutto da Instagram e Youtube (il 58%, seguito da Facebook e Twitter col 49%), preferiscono ancora i negozi (anche se le piattaforme online guadagnano spazio), e guardano soprattutto alla sostenibilità, per cui pagano volentieri anche un sovrapprezzo (fino al 20% in più). Ecco il risultato dello studio di PricewaterhouseCoopers (www.pwc.com), presentato in vista del G7 dell’Agricoltura, in programma a Bergamo il 14 e il 15 ottobre, per confrontare le scelte d’acquisto nel settore alimentare dei Millennials rispetto alla più giovane generazione Z, i nati tra il 1995 ed il 2010.
Il sondaggio, a cui hanno partecipato 3.150 ragazzi italiani ha evidenziato come l’ispirazione all’acquisto provenga principalmente, per entrambe le generazioni, dai social network, a dispetto dei siti web. In particolare, i più giovani per trovare ispirazione all’acquisto consultano innanzitutto social network visivi come Instagram e YouTube (il 58% per la generazione Z contro il 40% per i Millennials) e altri social network come Facebook e Twitter (49% contro 50%), seguiti con un notevole distacco dai siti web dei rivenditori individuali (34% contro 36%), dai siti web multimarca (30% contro 28%) e dai comparatori di prezzo (20% contro 26%).
Si conferma, quindi, fondamentale la presenza attiva dei rivenditori dell’alimentare su questi canali, utilizzati per scoprire nuovi marchi (51% generazione Z e 49% Millennials), per consultare recensioni e commenti (rispettivamente 49% e 48%) e per ricevere offerte promozionali (49% e 48%). Soprattutto per tenere viva la fiducia del consumatore nel brand, il fattore che ancora oggi influenza maggiormente le scelte nell’alimentare, indicata dal 37% come primo driver d’acquisto, seguita dal programma fedeltà (18%), dalla presenza nell’offerta di prodotti non trovabili altrove (9%).
Ciò che rende l’acquisto online interessate è innanzitutto la maggiore praticità in termini di accessibilità ad ogni ora e di varietà offerta (indicato dal 34% della Generazione Z e dal 29% dei Millennials), in secondo luogo per le maggiori promozioni disponibili rispetto al canale tradizionale (24% per entrambi i gruppi) ed infine dalla disponibilità esclusivamente online dei prodotti desiderati (rispettivamente 19% e 16%). Tuttavia, il negozio fisico rimane il canale preferito da tutte le generazioni, in particolare per gli acquisti più frequenti come i generi alimentari: gli acquisti online avvengono su base quotidiana per una minima parte dei rispondenti, mentre l’acquisto giornaliero nel negozio fisico è indicato dal 7% della Generazione Z e dal 9% dei Millenials.
Dall’altra parte, lo smartphone assume un ruolo sempre più importante durante l’esperienza d’acquisto: il 60% dei rispondenti vi cerca informazioni sui prodotti, il 52% lo utilizza per il pagamento, il 59% confronta il prezzo con i concorrenti, il 36% legge recensioni ed il 33% accede a buoni sconto e codici promozionali. Emerge fortemente come la tracciabilità e la consegna in giornata siano tra i servizi più interessanti per le nuove generazioni, e oltre il 40% degli intervistati è disposto a pagare una tariffa aggiuntiva per una consegna entro 3 ore dall’ordine.
Per le nuove generazioni la sostenibilità è un driver chiave, e ricerca informazioni sull’approccio alla sostenibilità di un brand o di un retailer direttamente in negozio (32% della Generazione Z), sul sito web ufficiale (27%), sui social media (32%) su altri siti web (19%) o attraverso il passaparola (18%). Questa attenzione si traduce anche nella disponibilità a pagare un sovrapprezzo fino al +10% (indicato dal 25% dei rispondenti) o anche del +20% (20% dei rispondenti) per un prodotto a minor impatto sociale e ambientale. Dal lato dei retailer e dei brand, diviene fondamentale comunicare in modo chiaro e trasparente la sostenibilità dei propri prodotti, attraverso i diversi canali possibili: dall’etichetta, alla pubblicità ai social media.
“L’impatto di operatori come Amazon dovrà indurre i retailer a reagire - commenta Erika Andreetta, partner di PwC nel settore Rivenditori e Beni di Consumo - innanzitutto consolidando la propria reputazione verso la clientela target, ottimizzando i costi, definendo un assortimento di prodotti sempre più variegato e investendo nella “filiera in tempo reale”, in quanto l’effetto Amazon ha spinto i consumatori ad accrescere le proprie aspettative sulla consegna dei prodotti. Inoltre, dovranno fare leva sui benefici derivanti dalla presenza offline in termini di contatto diretto con il prodotto, investire sul personale del punto vendita, offrire prodotti unici ed esclusivi, adottare programma fedeltà con benefici allettanti tangibili”.
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