Non solo cercare di avere il minor impatto possibile sul pianeta attraverso una combinazione di piccole azioni quotidiane e progetti, ma la “pasta virtuosa”, che guarda oltre il profitto nella sua mission di diffondere lo stile di vita mediterraneo basato su valori quali sostenibilità, convivialità, inclusività e rispetto della diversità, destina il 5% della società alla “miscusi family”, la comunità aziendale fatta di store manager e dipendenti dell’headquarter con contratto a tempo indeterminato attivo dopo un primo periodo di inserimento in azienda, grazie al “miscusi stock”, un piano di “azionariato diffuso”, unico nel suo genere in Italia nel settore della ristorazione, che fino ad oggi ha consentito a quasi il 20% dei dipendenti di avere il diritto di possedere azioni. È la storia della “Pasta miscusi”, tra i primi brand food retail in Italia ad aver ottenuto la certificazione internazionale B-Corp. E per tracciare ogni ingrediente dalla terra al piatto, “miscusi” ha dato il via anche ad un progetto sperimentale di “agricoltura rigenerativa” che, grazie alla coltivazione di cereali a basso impatto ambientale, come grani antichi ed alternativi nel segno della biodiversità, consentirà di produrre una pasta “buona” per le persone e per il Pianeta, entro fine anno. Intanto, “il nostro menu è già oggi dentro gli obiettivi di “planetary boundaries” delle Nazioni Unite per il 2030, con meno di 1,5 kg di Co2 prodotta al giorno pro capite”, spiega Alberto Cartasegna, fondatore con Filippo Mottolese, classe 1989, e ceo di “miscusi”, che, nel 2017, ha inaugurato il suo primo ristorante a Milano, e in soli 3 anni ne ha aperti 12 in 7 città italiane ed 1 a Londra, ed ha visto la nascita anche de “la miscusi bottega”, nel lockdown, una gastronomia di quartiere dove comprare i prodotti da cucinare a casa, raccogliendo nel 2021 32 milioni di euro in due round guidati da Milano Investment Partners Sgr (Mip Sgr), fondo di ventura capital di cui Angelo Moratti è anchor investor, e con l’ingresso nella compagine societaria del fondo americano Kitchen Fund che ha investito in alcune delle più importanti realtà food internazionali, tra cui SweetGreen.
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