Il valore e la storia di un territorio non è mai qualcosa di acquisito in modo automatico, ma è piuttosto il frutto di scelte lungimiranti, di visione e capacità di analisi. Qualità che appartenevano a Mario Bindi, ex sindaco di Montalcino, dal 1980 al 1990, scomparso ieri, all’età di 87 anni. Mario Bindi, una volta indossata la fascia tricolore, indicò a Montalcino la strada da seguire: l’economia e lo sviluppo del territorio dovevano passare dal Brunello e dall’agricoltura di qualità. Non diceva qualcosa di sconosciuto: il suo predecessore, Ilio Raffaelli, fin dal Dopoguerra, aveva, con la sua visione illuminante, gettato le basi per il cambiamento. È stato Mario Bindi, però, a concretizzare quell’idea con competenza e fiuto, insieme ai produttori dell’epoca.
Era una Montalcino diversa, quella che si affacciava al mondo nel 1980, una zona agricola che non conosceva ricchezza e blasone. Mario Bindi cambiò rotta e fu seguito. Da quel momento iniziò una cavalcata trionfale, che in una manciata di anni ha portato Montalcino nell’Olimpo dei grandi terroir del vino: se il Brunello è una invenzione straordinaria della famiglia Biondi Santi, negli anni del sindaco Bindi, il vino “re del territorio” divenne patrimonio di tutti, grazie anche ad un’attenzione particolare per la comunicazione, in cui il Brunello di Montalcino era sempre centrale nel messaggio, ed un valore aggiunto nei grandi eventi mediatici, non solo del vino, ma che andavano dal mondo dello sport a quello dello spettacolo (il Festival Internazionale dell’Attore, ad esempio, è stato un palcoscenico di straordinaria importanza).
Merito di quella rivoluzione va dato anche all’arrivo sul territorio, proprio quando era sindaco Mario Bindi, di Castello Banfi, azienda che ha proiettato Montalcino nel mondo. Il Cavaliere del Lavoro, Ezio Rivella, colui che creò, con la famiglia italo-americana Mariani, l’epopea della Banfi ricorda così lo storico sindaco: “diventò sindaco in un momento difficile, venendo dopo un grosso personaggio, Ilio Raffaelli. Con Raffaelli avevamo avviato il discorso ed aveva apprezzato la mia progettazione, diceva che col nostro arrivo Montalcino aveva trovato il petrolio. Però, dopo un mese, cambiò sindaco: arrivò Mario Bindi, volenteroso ma un po’ spaurito. Erano momenti difficili, Banfi approdò in un mondo sonnolento, c’era la gelosia dei vecchi “fattori” per gli americani che surclassavano i loro metodi di lavoro antiquati. Il sindaco prese posizione a nostro favore, ci è stato vicino. Abbiamo avuto con lui una bellissima collaborazione”.
Il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, ha riconosciuto l’operato di Mario Bindi, che “con la sua visione ha contribuito in maniera determinante alla svolta del territorio, partendo proprio dall’impulso decisivo dato in favore dell’agricoltura e della viticoltura di qualità. Lo ricordiamo con affetto e gratitudine. A Bindi va il merito di aver creduto e sostenuto in tempi difficili l’impresa agricola, quando ancora Montalcino non aveva notorietà internazionale e la sua economia arrancava. Sotto il suo mandato, assieme al presidente del Consorzio, Enzo Tiezzi, il Brunello di Montalcino conseguiva tra l’altro, primo in Italia, il riconoscimento di Docg e il Rosso di Montalcino otteneva la Doc. Fondamentali, oltre alle politiche che favorivano l’impresa del vino, anche gli eventi culturali - come il Centenario del Brunello - organizzati sul territorio in presenza di personaggi di caratura internazionale del cinema, dello sport, del teatro e della letteratura, che diedero una spinta, anche in termini di comunicazione innovativa, determinante per la popolarità di Montalcino e per la realizzazione di un vero e proprio distretto del vino di altissimo pregio”.
La visione unita con la concretezza è stata una delle tante qualità riconosciute a Mario Bindi: “Bindi - spiega il direttore WineNews, Alessandro Regoli - è stato il protagonista della costruzione, insieme alle imprese agricole, del distretto del Brunello di Montalcino e questo perché, sulla scia della visione del sindaco Ilio Raffaelli, che ha guardato dal Dopoguerra in poi allo sviluppo dell’agricoltura di qualità, ha dato corpo e ossigeno a quella visione. Lo ha fatto utilizzando anche diversi metodi moderni di comunicazione, unendo la visione della politica e il dialogo con le imprese e il Consorzio del Brunello. Aveva una mente aperta ed a lui si devono la realizzazione di eventi importanti, in cui faceva rientrare il vino, in contesti diversi anche al mondo enoico - dalla diretta da Montalcino di “Fantastico 5” alla Tappa del Giro d’Italia, passando per le dirette di Linea Verde, al Mercato Antiquario dei Vini Italiani e dell’Istituto Europeo Vitivinicolo (un centro permanente di dibattito sul mondo del vino italiani dentro il trecentesco Palazzo Comunale), alla Condotta Arcigola Slow Food Montalcino, e al Centenario del Brunello della famiglia Biondi Santi, evento, quest’ultimo, che fu interpretato in una chiave di celebrazione di altissimo livello, dove tutti i protagonisti del territorio furono partecipi. In momenti, peraltro, in cui la comunicazione non era ancora entrata nel mondo del vino e dell’agroalimentare di qualità italiano, e quindi in una situazione di superiorità su altri territori. Il flusso di comunicazione era costante e il vino, in quegli anni, divenne veramente il “medium” del territorio di Montalcino. Una nuova economia nasceva, e cresceva, sviluppandosi di pari passo con una comunicazione nuova e concreta. A Montalcino nacque anche la premiazione delle migliori cucine delle Feste dell’Unità, dove partecipavano nomi e personalità di mille estrazioni e filosofie, da Carlo Petrini a Massimo D’Alema, a Folco Portinari, solo per citarne alcuni. Mario Bindi è stato un sindaco che ha unito la capacità di visione, la comunicazione e l’organizzazione. Queste sono solo alcune delle tante cose costruite da un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia del territorio del Brunello. A titolo personale voglio dire che Mario Bindi è stata una persona che mi ha aiutato a capire il mio futuro: se oggi WineNews esiste, ed è uno dei punti di riferimento della comunicazione del wine & food in Italia (fondato da me e da Irene Chiari), è un po’ anche grazie a lui. Mario Bindi aveva la mente aperta, e la capacità di leggere il futuro, e la determinazione, che spesso lo poteva portare anche controcorrente politicamente. Nelle scelte importanti per Montalcino guardava solo agli interessi del territorio di Montalcino, e non ad altro. È stato un sindaco che ha segnato veramente e profondamente la storia di Montalcino”.
Per tutti questi motivi, e non solo, come ha efficacemente sottolineato Silvio Franceschelli, sindaco di Montalcino e da pochi giorni Senatore della Repubblica, “Mario Bindi è stato uno dei protagonisti della storia del territorio e del Brunello di Montalcino, ormai uno dei simboli del made in Italy nel mondo”.
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