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MORTADELLA, LA NUOVA CHICCA PER GLI AGROPIRATI: UN BUSINESS DA 2,5 MILIARDI DI EURO ALL'ANNO

La new entry nella vetrina del tarocco alimentare è la mortadella di Bologna che, tradotto in americano, è “mortadella”. E' questa la novità che sta caratterizzando il mercato dell' agropirateria. Non solo dunque Parmigiano Reggiano e Prosciutto di San Daniele, che detengono il primato del falso, ma anche il tipico prodotto emiliano che sembra conquistare i buongustai nel mondo. Peccato che tutto questo si traduca in una perdita di 2,5 miliardi di euro all'anno per l'agroalimentare italiano. Dai prosciutti all'olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli ortofrutticoli: è un continuo di “falsi” che rischiano di provocare danni rilevanti a Dop, Igp e Stg. Ad affrontare l'annosa questione, è la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) nel convegno “Il valore della qualità a denominazione di origine” svoltosi oggi a Spoleto nell'ambito dell'iniziativa “Le Stelle europee del gusto”.
Il fenomeno dell'agropirateria sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti e Internet ha dato una bella mano alla commercializzazione di Prosciutto di Parma, Grana Padano e Parmigiano Reggiano argentini, australiani e cinesi. Gli agropirati si camuffano dietro le sigle più strane e singolari: si va dal Parmesao (Brasile) al Regianito (Argentina), al Parma Ham (Usa), al Daniele Prosciutto & company (Usa), dall'Asiago del Wisconsin (Usa) alla Mozzarella Company di Dallas (Usa), dalla Tinboonzola (Australia), alla Cambozola (Germania, Austria e Belgio), al Danish Grana (Usa). "Siamo in presenza - afferma la Cia - di un business a livello mondiale di 52,6 miliardi di euro, praticamente poco meno della metà del fatturato agroalimentare italiano". Basti pensare che solo negli Stati Uniti il giro d'affari delle imitazioni dei formaggi italiani supera abbondantemente i 2 miliardi di dollari. Un danno destinato a crescere, visto che ancora non esiste una vera difesa dei nostri Dop, Igp e Stg; e questo non significa soltanto la tutela di un patrimonio culturale, ma anche la valorizzazione di un settore economico che ha un fatturato nazionale al consumo di 8,851 miliardi di euro ed un export di 1,844 miliardi di euro. Non è un caso che l'Italia, subito dopo la Francia, sia la più colpita dalla contraffazione.
Nel nostro Paese si realizza più del 21% dei prodotti a denominazione d'origine registrati a livello comunitario, a cui vanno aggiunti gli oltre 400 vini Doc, Docg e Igt e i 4.000 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti. Una lunghissima lista che ogni giorno rischia il “taroccamento” dove vige la legge che più un prodotto piace, più viene taroccato. La situazione è, quindi, di estrema gravità: ci troviamo davanti a un immenso supermarket del “bidone alimentare”. Oltre al Parmigiano Reggiano, “taroccato” in Argentina, Brasile, Giappone, Germania e Regno Unito e al Parma, sono in pole position la Mozzarella di bufala e l'Asiago e il Gorgonzola, mascherato da Tinboonzola e Cambozola. Trovare i falsi Dop e Igp è facile, basta navigare in Internet per poter avere una vetrina completa. In molti siti si possono acquistare formaggi come il Parmesan o il Regianito, il Provolone e l' Asiago, prodotti nel Wisconsin (Usa), la Robiola del Canada, la Mozzarella del Texas, la Fontina cinese, i San Marzano coltivati in California, i fiaschi tricolore di Chianti statunitensi e australiani.

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