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MOSTRE: AD ALBA (22 MARZO/19 MAGGIO 2014) DI SCENA “IL VINO NELL’ANTICO EGITTO. IL PASSATO NEL BICCHIERE” APPROFONDISCE UN TEMA INEDITO: L’USO E DIFFUSIONE DEL VINO NELL’ANTICO EGITTO, TEMA CHE UNISCE CULTURA EGIZIA A QUELLA DELLA NOSTRA PENISOLA

Una mostra esclusiva di carattere archeologico dal titolo “Il vino nell’Antico Egitto. Il passato nel bicchiere” approfondisce un tema inedito: l’uso e la diffusione del vino nell’Antico Egitto, tema che unisce la cultura egizia a quella della nostra penisola. L’esposizione, ideata e curata da Sabina Malgora, archeologa ed egittologa, è ospitata nella Chiesa di San Domenico ad Alba e offre al pubblico un percorso articolato in cui si ammirano reperti archeologici dal 2686 a.C., la riproduzione in scala reale di una tomba con pitture parietali, un sarcofago con una mummia e la ricostruzione tridimensionale del suo volto, oltre a documenti fotografici.
La rassegna è organizzata dall’associazione culturale Mummy Project, in collaborazione con il Comune di Alba, patrocinata da Regione Piemonte e Provincia di Cuneo e sostenuta da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero, Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco, Consorzio Turistico Langhe e Roero, Aca.
I 50 reperti archeologici esposti risalgono al periodo compreso tra l’Antico Regno e il periodo Romano, e uniti alla documentazione fotografica, descrivono le tematiche della mostra: l’alimentazione, la viticoltura, la vinificazione, l’uso del vino nella mummificazione e la correlazione con il misticismo e le divinità.
Due sezioni speciali approfondiscono la storia e la cultura nell’Antico Egitto: la prima è dedicata allo studio della mummia di epoca tarda e al suo sarcofago, entrambi provenienti dal Museo di Merano ed esposti al pubblico per la prima volta. In esclusiva è, inoltre, presente la testa ricostruita a tutto tondo della mummia esposta di cui si individuano i caratteri somatici, grazie al complesso lavoro condotto in questi mesi dall’equipe multidisciplinare italiana “Mummy Project” nei laboratori americani della Pennsylvania, attraverso diversi procedimenti tra cui la tomografia assiale e la microanalisi; la seconda sezione si avvicina, invece, alla vita degli antichi egizi tramite la ricostruzione in scala reale della tomba TT290 di Irynefer con volta a botte, il cui originale si trova a Deir el Medina nel villaggio dove vivevano coloro che costruivano le tombe nella valle dei Re e delle Regine. All’entrata è raffigurato il dio Anubi in forma di sciacallo che protegge l’ingresso e sulle pareti si osservano diverse scene didascaliche tra cui “la confessione negativa” fatta dal defunto alla presenza di 42 divinità, che formano il tribunale divino presieduto da Osiride, per poter essere ammesso nell’aldilà.
Significative sono le fotografie scattate in Egitto, appositamente per l’esposizione, alcune delle quali ritraggono le rappresentazioni parietali della tomba di Nakht, TT52 della necropoli tebana di Sheikh Abd el-Qurna e raffigurano in modo dettagliato momenti di vita legati alla lavorazione della terra; in particolare, la raccolta dell’uva e la spremitura, la conservazione del vino nelle anfore e la preparazione di un banchetto con grappoli offerti al defunto. Il vino, elemento simbolico in ambito religioso, era annoverato fra i doni dei corredi funebri, come viene illustrato nella Stele di Senbi (Medio Regno, XII dinastia) presente in mostra. Tra gli oggetti legati al vino come simbolo di rinascita è esposta la statuetta in bronzo del dio Osiride che rinasce dopo la morte e l’imponente scultura di tre metri in quarzo-diorite raffigurante la dea Sekhmet con la testa di leonessa, il cui nome significa “la potente”.
Curiosi sono, inoltre, gli elementi per collare “usekh in fayence”, che, portati da uomini e donne, erano tra gli ornamenti personali più diffusi in Egitto; la loro forma a “grappolo d’uva” si ritrova anche in lunghe file di inserti parietali di palazzi e templi, come motivo decorativo a simboleggiare la rigenerazione.
In mostra, spiccano, inoltre, una serie di anfore rivestite internamente da materiale impermeabilizzante per conservare il vino, con forme diverse a seconda delle fasi di fermentazione e di invecchiamento.
I reperti esposti provengono da tre importanti musei italiani, il Museo Egizio di Torino, secondo come importanza mondiale dopo il Museo Egizio del Cairo, il Museo di Merano e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La mostra, con aperture anche serali, si inserisce nel ricco calendario di eventi che caratterizzeranno la primavera di Alba ed è arricchita da eventi collaterali, degustazioni, conferenze, serate di poesia, performance di teatro danza e concerti. Accompagna l’evento un corposo catalogo, edito da Ananke Edizioni, con testo critico di Sabina Malgora e saggi di importanti studiosi internazionali: Federico Bottigliengo, Alida Dell’Anna, Jonathan Elias, Maria Rosa Guasch-Janè, Maria Cristina Guidotti, Edoardo Guzzon, Patrick McGovern, Gilberto Modonesi, Marco Mozzone, Poo Mu-Chou, Dominic Rathbone. Il presidente del Comitato d’Onore della Mostra è Evelina Christillin. L’esposizione coordinata da Alida Dell’Anna, è stata curata nell’allestimento da Alessandra Chiti, con il progetto illuminotecnico di Marco Palandella e Roberto Corradini.

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