Nel 2013 crollano i consumi di pesce fresco, che fanno segnare un calo del 20%, con riduzioni per alici (-20%), spigole (-19%), calamari (-17%), cozze (-15%) e naselli (-12%). Un trend negativo che, colpisce anche quello surgelato (-8%), mentre gli unici dati positivi vengono da due prodotti singoli: la trota e il baccalà, entrambi in aumento del 16%. A registrarlo la Coldiretti Impresa-Pesca sulla base dei dati Ismea relativi al periodo gennaio-novembre.
“La crisi - continua Coldiretti Impresa-Pesca - fa scendere i consumi di pesce degli italiani al di sotto dei limiti di guardia su valori stimati sotto i 20 chili a testa all’anno, nettamente inferiori a quelli degli altri partner comunitari con sbocchi sul mare come il Portogallo (oltre 60 chili di consumo pro capite annuo), la Spagna (49 chili a persona all’anno ) e la Francia (oltre 33 chili a persona all’anno).
Un crollo che ha messo a dura prova la flotta dei pescherecci italiani che negli ultimi 30 anni ha già perso il 35 % delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro. Per valorizzare il pesce pescato e allevato nel nostro Paese mediante la creazione di una filiera ittica tutta italiana che tuteli la qualità e l’identità nazionale del prodotto, Coldiretti Impresa-Pesca ha avviato iniziative pilota per la vendita diretta del pesce presso la rete di Campagna Amica”.
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