02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Nel 2013 torna a correre il commercio estero, e si rafforza il ruolo del settore agroalimentare, sia nell’import che nell’export. Parola del “Rapporto Inea sul Commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari 2013”

Il 2013 segna, dal lato del commercio estero, una lieve ripresa del sistema economico italiano, con un miglioramento del saldo normalizzato che dall’1,4% del 2012 passa al 4,1%, grazie ad una tenuta delle esportazioni a fronte di un calo dei flussi in entrata. Allo stesso tempo, però, questa dinamica evidenzia la continua debolezza dell’economia interna e della domanda. In questo contesto, si rafforza il ruolo del settore agroalimentare, il cui peso rispetto agli scambi complessivi aumenta sia dal lato delle importazioni che delle esportazioni, come si legge nel “Rapporto Inea sul Commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari 2013” (www.inea.it), in cui si scopre come l’import enoico, nel 2013, sia calato del 4%, e l’export aumentato del 7%, a quota 5,07 miliardi di euro. Nel complesso, comunque, il commercio estero dell’Italia ha evidenziato importanti segnali di ripresa nel corso dell’ultimo anno, probabilmente frutto di un miglioramento del contesto generale.

Nell’area euro, infatti, si è avviata gradualmente una ripresa dell’attività economica, sostenuta in particolare dalle esportazioni di beni e servizi che, sebbene in misura minore del 2012, sono cresciute dell’1,3% nel 2013. A livello di prezzi, nel 2013, i livelli per le principali materie prime agricole sono aumentate dell’1,2% con un andamento positivo nella prima parte dell’anno, che hai subìto una battuta d’arresto nella seconda. Per l’Italia la dinamica dei prezzi ha contribuito al buon andamento del saldo commerciale totale, divenuto positivo nel corso del 2012, e in miglioramento anche nel 2013. Similmente il settore agroalimentare evidenzia un buon risultato per il saldo commerciale, in questo caso come riduzione del deficit tra il 2012 e il 2013. Da un punto di vista dinamico è importante sottolineare un differenza sostanziale tra gli andamenti appena evidenziati per il commercio totale e per quello agroalimentare. Nel primo caso il miglioramento del saldo commerciale deriva, per la quasi totalità dei partner, da una contrazione degli acquisti a fronte di un leggero incremento delle vendite; viceversa, per il settore agroalimentare la buona perfomance è il frutto di un differenziale tra la variazione positiva delle esportazioni e quella delle importazioni.
Osservando la struttura merceologica del commercio agroalimentare italiano, si nota che, sia dal lato delle vendite che degli acquisti, le prime otto voci rappresentano oltre un quarto del valore complessivo, con una netta demarcazione delle filiere merceologiche. Per le importazioni, emergono i settori delle pesca e delle carni, oltre a due importanti input produttivi per il nostro settore manifatturiero quale zucchero e caffè greggio. Guardando ai flussi in uscita, la composizione merceologica è meno omogenea dal punto di vista delle filiere. Tra le prime voci si trovano, infatti, derivati dei cereali, conserve di pomodoro, olio, vino, caffè e prodotti dolciari. Queste voci rappresentano i prodotti tipici dell’industria alimentare italiana e rientrano nel cosiddetto made in Italy.

A livello dinamico, nel corso del 2013 alcune voci mostrano variazioni non in linea con il dato generale. Nello specifico, si segnala l’incremento degli acquisti di cuoio e pelli (19%) e di olio vergine ed extravergine (10%), e la contrazione di caffè greggio (-18%). Tra le voci meno significative per flussi in entrata, ma con una variazione molto sostenuta tra il 2012 e il 2013, si evidenzia il mais, il cui incremento è stato del 46%. Guardando alle vendite all’estero, non si hanno voci con scostamenti rilevanti rispetto alla media, perlomeno tra le prime dieci. Scorrendo la classifica si segnala la variazione per le vendite di vini bianchi Igp confezionati, le cui esportazioni sono aumentate del 13%. Da evidenziare anche la dinamica per i flussi in uscita delle mele, la cui variazione negativa, pari al 4%, deriva da una netta contrazione delle quantità a fronte di una quasi pari crescita dei prezzi.

La “bilancia per origine e destinazione” evidenzia come una quota dominante delle esportazioni italiane (circa l’83%) sia costituita da prodotti destinati al consumo finale, di cui il 70% sono prodotti dell’industria alimentare. Sotto questo punto di vista i flussi in uscita rappresentano l’estremo della filiera produttiva e quindi “preservano” il valore aggiunto. Viceversa, dal lato degli acquisti, il peso dei prodotti destinati al consumo diretto è minore, mentre assume maggiore rilevanza l’acquisto di prodotti destinati all’impiego nella produzione industriale. Tra le dinamiche del 2013 appare significativa la riduzione delle esportazioni, di oltre il 21%, di materie prime impiegate nell’industria alimentare, probabile effetto della stagnazione del sistema produttivo dei principali clienti dell’Italia ma anche della minore competitività del nostro sistema Paese, considerando che la contrazione è avvenuta soprattutto dal lato delle quantità. Passando alla struttura della “bilancia per specializzazione commerciale”, dal lato degli acquisti, i prodotti riferibili al settore zootecnico ed ittico rappresento una componente importante dei nostri acquisti, con una quota cumulata del 37% sul totale. Dal lato delle vendite è il made in Italy che rappresenta la voce più rilevante, con il 75% del totale e un saldo normalizzato oltre il 60%.

In sintesi, l’approfondimento presentato nel rapporto del’Inea mette in luce che pur in un decennio come quello appena trascorso, difficile per l’economia mondiale, in generale, e per le esportazioni del nostro paese, in particolare, il settore agroalimentare ha alimentato un flusso di vendite sui mercati esteri che non ha conosciuto crisi ed, anzi, ha dimostrato una sua solida vitalità. Più in particolare, 4 dei 5 comparti analizzati hanno conosciuto una vivace crescita delle vendite in presenza di un continuo apprezzamento dei valori unitari dei flussi, a testimonianza della loro competitività sul piano qualitativo. Inoltre, le imprese di questi comparti hanno allargato il portafoglio dei propri clienti, in termini di paesi di destinazione dei prodotti, e, in alcuni casi, hanno anche saputo raggiungere nuovi mercati lontani, in prospettiva sempre più interessanti in quanto in rapida crescita economica e la cui domanda guarda con forte interesse alla eccellenza gastronomica del nostro paese.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli