C’è chi ci si è ritrovato per caso, chi ha sempre sognato di farne parte, chi per senso del dovere: dal ricambio generazionale le aziende enoiche del Belpaese trovano nuove idee, nuova linfa e nuovi stimoli, anche se il cambio al timone non è sempre facile ed indolore, perché, come diceva il filosofo francese Michel de Montaigne, “governare una famiglia è come governare un regno”. Ne hanno parlato, nel workshop “Il passaggio generazionale nel settore vinicolo”, di scena al Forum “Wine2Wine” (www.wine2wine.net), i protagonisti di un momento fondamentale per il vino italiano: Donatella Cinelli Colombini e Violante Gardini (Casato Prime Donne), Primo e Silvia Franco (Nino Franco Spumanti), Alessandro e Stefano Perini (Cantine 4 Valli), moderati da Carlotta Pasqua (Agivi), con l’introduzione della professoressa Daniela Montemerlo della Facoltà di Economia della Bocconi, che ha sottolineato come il passaggio di testimone, in realtà, sia solo l’ultimo atto di un percorso lunghissimo, caratterizzato dalla convivenza tra generazioni diverse.
“Tra le aziende familiari del settore vitivinicolo che fatturano più di 10 milioni di euro, censite dall’Aub - Aidaf Unicredit Bocconi, il 54% è alla seconda generazione, ed il 27,7% addirittura alla terza, abbondantemente sopra alla media. Tra i filari - spiega la professoressa della Bocconi, Daniela Montemerlo - il ricambio generazionale si è rivelato positivo, visto che il settore ha attraversato la crisi meglio di qualsiasi altro, con performance economiche e finanziarie confortanti”. Le aziende familiari, del resto, possono contare su dei plus importanti, a patto di saperli sfruttare al meglio: “tra i punti di forza - continua la Montemerlo - ci sono un orizzonte temporale di lungo termine, che permettono alle aziende di seguire strategie di lungo respiro, il senso della storia della propria impresa ed il desiderio di tramandarlo alle generazioni successive, e la propensione a radicarsi e ramificarsi, creando legami nel tempo e nello spazio”.
La domanda più importante da porsi, a questo punto, è come valorizzare questi punti di forza. “Per prima cosa, bisogna attualizzare la tradizione: la storia va reinterpretata, va capita la visione del fondatore senza paura di calarla in una realtà diversa, instaurando un rapporto adulto con la storia. Quindi - spiega la professoressa della Bocconi - si deve imparare a crescere insieme, giovani e senior, facendo crescere le diverse identità dei singoli dentro al regno familiare. Anche i senior, con i giovani, devono però imparare a crescere, in un sogno comune, lavorando assieme sulle strategie e l’organizzazione dell’azienda. Inoltre, non va mai persa di vista l’orizzontalità del ricambio generazionale: costruire un capitale fraterno può rivelarsi fondamentale per l’azienda, perché aiuta il ricambio generazionale, lo sviluppo strategico complessivo, la collaborazione interna e la crescita della generazione successiva. Quindi bisogna strutturarsi ed agire: l’azienda deve darsi una struttura, e rafforzarla, per accompagnarne la crescita, ed in questo, all’interno di un’azienda familiare, la trappola più insidiosa è la lentezza nel cambiamento, tipica di chi vive di strategie di lungo respiro. Infine - conclude Daniela Montemerlo - è importante valorizzare la complessità di genere, il che vuol dire garantire una complementarietà tra i sessi, ed un equilibrio tra di essi che sia proficuo per l’azienda”.
“Desideravo che Violante realizzasse i suoi sogni - racconta Donatella Cinelli Colombini - e quello del vino è un mondo talmente meraviglioso che sono felice abbia deciso di farne parte, specie perché non tutti hanno la capacità di prendere le redini di un’azienda, ma Violante sì, nonostante le complessità del rapporto genitori - figli”. Anche nella famiglia Perini il passaggio dalla quarta alla quinta generazione a Cantina 4 Valli sta avvenendo in maniera soft, come racconta Stefano Perini, padre di Alessandro: “affinché tutto funzioni, specie in un’azienda come la nostra, dove si incrociano tre generazioni diverse e 12 persone dei diversi rami, bisogna che ci sia rispetto per gli altri e per il lavoro, come sono sicuro che farà mio figlio”. Anche tra Primo e Silvia Franco, arrivata nell’azienda del Prosecco dopo un percorso iniziato in tutt’altro settore, quello del design, “la convivenza è assolutamente pacifica, ogni divergenza, alla fine si appiana”, racconta Primo Franco, anche se “alla fine, il padrone è sempre lui!”, chiosa la figlia Silvia.
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