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L’ALLARME

Nelle mense scolastiche in Italia viene buttato fino al 30% del cibo servito ai bambini

Nella “Giornata mondiale contro lo Spreco Alimentare”, PlanEat racconta il progetto pilota “MensSana” che coinvolge le famiglie
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Nelle mense scolastiche in Italia viene buttato fino al 30% dei pasti serviti ai bambini

La riduzione del 30% dello spreco generato da famiglie, ristorazione e commercio al dettaglio, e del 10% nell’industria alimentare (rispetto al triennio 2021-2023): sono questi gli obiettivi da raggiungere in Europa entro il 2030 stando alla proposta di revisione - in fase di definizione legislativa in sede all’Unione Europea - della Direttiva sui rifiuti (la 2008/98/Ce). Nuove regole, dunque, vincolanti all’orizzonte per i Paesi membri e che, in occasione della “Giornata mondiale contro lo Spreco Alimentare che si celebra oggi, 29 settembre, accendono ancora di più i riflettori su un tema decisivo e una sfida importante, se si guarda ai numeri diffusi da PlanEat, la piattaforma che evita lo spreco di cibo per un impatto positivo sul pianeta, fondata dal fisico Nicola Lamberti: oggi, infatti, un decimo del cibo disponibile in Europa finisce sprecato, con un costo superiore a 130 miliardi di euro l’anno, mentre 37 milioni di cittadini non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni.
Secondo i dati Eurostat, in Italia ogni cittadino butta via in media 100 kg di cibo all’anno, per un valore di 378 euro: l’equivalente di 58 giorni di spesa che finiscono nella spazzatura
. E non è meglio il quadro se si guarda allo specifico settore delle mense scolastiche, dove lo spreco alimentare varia dai 33 ai 160 grammi per studente a pasto, pari al 15-30% del servito, e inoltre il 15% del cibo cucinato non arriva mai in sala, restando scarto di cucina, e a finire più spesso nel cestino della spazzatura sono pane, frutta, verdura, minestre e legumi.
Ma non va molto bene neanche negli altri Paesi europei: in Spagna gli alunni della Scuola Primaria sprecano tra 40 e 100 grammi a pasto (12 milioni di chili l’anno), in Svezia tra 23 e 39 grammi e nel Regno Unito lo spreco varia tra 9 e 17 grammi.
A tal proposito PlanEat ha pubblicato i risultati del progetto pilota “MensSana”,pensato proprio per il taglio degli sprechi nelle mense scolastiche, dimostrando come, con pochi accorgimenti, si possa arrivare a tagliare della metà gli avanzi in un settore. La sperimentazione ha coinvolto 159 alunni dellaeScuole dell’Infanzia (56) e Primaria (103) di Borgarello, a Pavia, dove ogni giorno i genitori hanno potuto scegliere per il proprio bambino tra due proposte completamente intercambiabili dal punto di vista nutrizionale. Era possibile selezionare tra due primi, due secondi e due contorni e il concetto alla base mirava a far sì che i bambini - scegliendo quantità e tipologia del piatto - fossero più propensi a consumare anche alimenti finora rifiutati. Il progetto, inoltre, ha incluso un sistema di monitoraggio dello spreco alimentare mediante una bilancia che pesava il cibo avanzato. Con risultati immediati: confrontando, infatti, una settimana con la piattaforma Planeat Scuola e una senza, lo spreco di cibo si è ridotto del 52%, passando da 52,28 kg a 20,18 kg di avanzi. Le verdure sono risultate la categoria più sprecata, ma grazie all’introduzione della porzione “assaggio” - utilizzata da molte famiglie per insalata verde, erbette e carote al vapore - il comportamento alimentare è cambiato, favorendo una maggiore apertura verso quel piatto e azzerandone lo spreco. Le ricette più apprezzate, con minor scarto registrato, sono state uova al pomodoro, fagiolini al vapore, uova strapazzate, tomino alla piastra, pasta al pesto rosa e polpette di merluzzo. Anche il grado di personalizzazione è stato molto elevato: il 90% degli utenti ha modificato almeno una volta le porzioni, scegliendo tra assaggio, mezza porzione o “zero porzione”. Complessivamente, durante il progetto, l’82,3% dei piatti cucinati è stato pianificato e così suddiviso: 65,5% porzioni standard, 9,4% assaggi, 16,3% mezze porzioni e 8,9% piatti non cucinati perché esclusi in fase di scelta. Oltre al risparmio sugli avanzi un altro ancora è stato il beneficio: ovvero, il 20% di cibo in meno prodotto in media (-13% nei primi, -13% nei secondi e -35% nei contorni), traducendosi in minori consumi di materie prime ed energia e anche in una miglior gestione delle diete speciali e delle intolleranze.
“PlanEat Scuola non è solo una piattaforma tecnologica, è un cambio di paradigma. Si tratta di cucinare ciò che serve davvero, garantendo sempre il diritto al pasto, ma evitando di produrre ciò che inevitabilmente finirebbe nei rifiuti - spiega il ceo e founder Nicola Lamberti - dobbiamo fare anche un appello alle istituzioni e chiediamo che nei bandi di gara della ristorazione collettiva scolastica venga fatta chiarezza su questo punto e si consenta di produrre anche meno della porzione standard, se la richiesta dell’utente è leggermente inferiore”. Per Giulia Mattavelli, coordinatrice del bando Pnrr promosso da OnFoods e che ha dato luce al progetto PlanEat, “i dati raccolti ci dicono che le famiglie sono attente alle tematiche che riguardano lo spreco alimentare e anche i bambini sono sensibili al problema. Una maggiore inclusione nelle decisioni alimentari si associa a maggiore attenzione per lo spreco alimentare e ad una dieta più sana che viene apprezzata anche dai bambini. La giusta strada per migliorare la salute e l’ambiente”.

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