C’è, in un certo senso, un “infiltrato” nel panorama enologico pugliese: indigeno al pari degli altri vitigni che hanno definitivamente sancito il successo della regione nel panorama produttivo nazionale e internazionale, ma per molti versi ad essi opposto e complementare. Tardivo nella maturazione, ricco di polifenoli e dall’alto tenore acidico, oltre che quasi naturalmente predisposto all’invecchiamento, il Nero di Troia - la cui storia affonderebbe le proprie radici fino al condottiero classico Diomede - sta vivendo, dopo la nascita del Consorzio di Tutela sul finire degli anni ’90, un’adolescenza decisamente fortunata. E questo anche per i molteplici sforzi che in questo senso il Consorzio stesso, insieme all’Assessorato Regionale all’Agricoltura e al Movimento Turismo del Vino Puglia, hanno messo in campo per dare a questo vitigno lo spazio e la visibilità che merita. In quest’ottica, il mese di aprile vedrà una ricca serie di eventi, concentrata nell’area di Castel del Monte, dedicata proprio al Nero di Troia: il programma è stato presentato nel giorno di apertura del Vinitaly (www.ilneroditroia.it).
La storia recente del vitigno di Castel del Monte, come ha sottolineato il presidente del Consorzio di Tutela Francesco Liantonio, è un piccolo case study di come far nascere un ente di questo genere: nato alla fine degli anni ’90, la sua crescita è passata “innanzitutto dalle carte”, vale a dire dall’adeguamento rigoroso ai non pochi adempimenti burocratici e normativi necessari. Un procedimento non facile, “ma che ci ha portato a essere una denominazione impeccabile da questo punto di vista”: 900 soci, tra pubblici e privati, 17 cantine e 3 milioni di litri prodotti per anno sono ad oggi la spina dorsale del Consorzio, e i tassi di crescita appaiono lusinghieri (+15%, per quanto riguarda il 2014 rispetto al 2013) per quello che è il vigneto più alto di Puglia, con filari tra i 300 e i 600 metri sul livello del mare, nell’alta Murgia, e che ha nella splendida rocca di Castel del Monte il suo gioiello della corona, e che corona, dato che la sua presenza è dovuta allo “stupor mundi” che fu Federico II di Svevia.
Ma l’intero territorio, sia dal punto di vista naturale che gastronomico, non è certo da meno, ed è proprio la sinergia fra turismo ed eccellenze enogastronomiche che potrebbe rappresentare la chiave di volta della prossima evoluzione del Nero di Troia. Come sottolineato dall’Assessore Regionale Fabrizio Nardoni, infatti, non solo “la Puglia ha avuto un tasso di crescita del turismo dell’8,5% anno su anno, ma di quell’8,5% di nuovi turisti oltre i due terzi sono dovuti al turismo enogastronomico”. Insomma, i pilastri necessari alla nascita di un nuovo territorio di grande successo del vino italiano, dalle potenzialità produttive alla ricchezza culturale, senza dimenticare il rispetto per la natura e il rapporto con la terra, all’area natìa del Nero di Troia non mancano di certo.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025