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NEW ECONOMY: NEL 2004 IL 12% DELLE NEGOZIAZIONI "WINE & FOOD" AVVERRA' ON LINE

Il business globale del mercato "to consumer" in Italia è sui 500 miliardi annui; nel mondo, quello "business to business", economicamente più rilevante, tocca invece quota 22 miliardi di dollari, con previsioni di crescita a 211 miliardi di dollari nel 2004. Gli esperti non hanno dubbi poi sul fatto che il fascino della grande rete colpirà gli imprenditori italiani: il "business to consumer" in agricoltura è e resterà ancora per 4/5 anni appannaggio soltanto di piccoli settori, sarà più forma che sostanza e quindi non aprirà occasioni economiche vere per gli agricoltori. La partita si gioca invece sul "business to business": nel 2004, il 12% delle negoziazioni "wine & food" avverrà on line. Questi i principali elementi di analisi che docenti universitari, esperti di new economy, imprenditori, politici saranno chiamati domani a sviluppare a Bevagna, in Umbria, in una delle patrie del famoso Sagrantino di Montefalco, al convegno nazionale “new economy e nuova agricoltura: il valore della filiera breve”. A questa sorta di "Cernobbio del vino", parteciperanno, tra gli altri, il professor Benedetto Benedetti (Scuola Normale Superiore di Pisa), il presidente di Confagricoltura e vice presidente Cnel Augusto Bocchini, il professor Francesco Sacco (Università Bocconi di Milano), l'amministratore delegato di Esperya.Com Antonio Tombolini, il responsabile MSN Internazionale-Microsoft USA Demetrio D’Ambrosi. "Sulla new economy, l'Italia è sempre nel gruppo dei ritardatari, ma il gap esistente tra le due sponde più importanti, gli Usa ed il Giappone, sono destinate - spiega Marco Caprai, imprenditore e presidente del Centro Agro Alimentare dell'Umbria, che ha organizzato il convegno nazionale di Montefalco - a ridursi ulteriormente, grazie alla deregolamentazione avviata in Europa, all'accellerazione della spesa nelle nuove tecnologie ed al maggiore sviluppo dei mercati. Su un piano più concreto, e di interesse per l'agricoltura, occorrerà avviare un processo di concentrazione dell'offerta per rendere più efficiente la filiera agricola, tenendo presente che comunque, per molti anni ancora, il segmento importante sarà quello del "business to business", dove si apriranno enormi possibilità di reddito. Le Pmi italiane, ed in particolare quelle dell'agroalimentare, hanno un buon interesse per Internet: il 75% possiede un sito web (visto come "vetrina per i prodotti"), anche se meno del 10% dà la possibilità di acquistare direttamente i propri prodotti. L'e-commerce, inoltre, non vuol dire soltanto nuove tecniche di commercio, ma anche un nuovo modello di organizzazione del sistema imprenditoriale ed economico: il mercato si è già trasformato da locale in globale, e quindi le piccole imprese possono arrivare dove prima non sarebbero mai arrivate".

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