“Ancora un’annata nera per la produzione delle nocciole che crolla del 60% per l’impatto del cambiamento climatico”. A dirlo è Cristiano Fini, presidente Cia-Agricoltori Italiani, che, a raccolta appena iniziata, parla già di una significativa diminuzione delle rese, che va a sommarsi alle precedenti flessioni degli anni scorsi: nel 2023 la produzione nazionale era scesa a 102.000 tonnellate, con ulteriore ribasso a 85.000 nel 2024. Non promette dunque bene nemmeno la nuova stagione, con tutte le possibili ripercussioni del caso sulla filiera essendo la nocciola il prodotto principe della frutta in guscio, in quanto ingrediente indispensabile per moltissime produzioni dell’industria dolciaria made in Italy, tra cui, per esempio, il cioccolato, e della trasformazione alimentare, dalla gelateria alla produzione di creme spalmabili: prima su tutte, se non altro per essere la più famosa, la Nutella. Il nostro Paese, inoltre, vanta anche una Dop (la Nocciola Romana) e due Igp (la Nocciola del Piemonte e la Nocciola di Giffoni). Inoltre, il crollo della produzione porterà a un aumento del prezzo di vendita, che potrebbe essere doppio rispetto all’anno scorso, il tutto mentre, dice la Cia, sono in arrivo campioni di nocciole dal Cile o dall’Oregon, in Usa, che potrebbero fare concorrenza in futuro alla produzione nazionale, oltre alle importazioni che che già avvengono nel Belpaese attraverso la Turchia.
L’emergenza è legata ai cambiamenti climatici: un inverno troppo mite, con piogge primaverili violente unite alle alte temperature e alla siccità di giugno, che hanno messo in ginocchio 95.000 ettari di noccioleti, concentrati soprattutto in Piemonte: “a luglio abbiamo cominciato a veder cadere le nocciole vuote a terra e rispetto a una resa normale di 20 quintali a ettaro, la raccolta è ferma a 5”, ha raccontato la produttrice Daniela Ferrando, dalla provincia di Alessandria. Ma oltre al Piemonte, gran parte della produzione di nocciole made in Italy è anche in Campania e Lazio, regione quest’ultima dove, nei giorni scorsi, in Consiglio si è tenuta la riunione del tavolo tecnico permanente per la concertazione in materia di coltivazione delle nocciole, incentrata, però, in questo caso su un altro elemento di disturbo oltre al clima: ovvero la problematica legata ai fenomeni del marciume bruno, della cascola e della cimice asiatica che stanno causando la necrosi di diverse piantagioni: “abbiamo avuto modo di quantificare i danni alle produzioni per un totale di 160 milioni di euro, con un’incidenza del 70-80%, in alcune zone addirittura del 100% - ha spiegato il presidente della Commissione Agricoltura Giulio Zelli - data la situazione la Regione ha deciso di intraprendere congiuntamente al Piemonte e Campania la strada del ricorso in deroga allo stato di calamità naturale. Percorso che necessita del via libera da parte del Ministero dell’Agricoltura, ma che consentirebbe di ottenere delle specifiche vie di finanziamento come aiuti e risarcimenti alle aziende agricole danneggiate”, aggiungendo, inoltre, di aver fatto destinare “30.000 euro per uno studio condotto direttamente sulle piante per analizzare scientificamente il fenomeno e trovare le giuste contromisure. Attualmente - ha spiegato - una delle soluzioni è quella di puntare ad un ringiovanimento delle coltivazioni, essendo le piante più vecchie quelle più vulnerabili alla necrosi”.
E anche l’appello del presidente Cia Fini invoca all’unità di intenti tra tutti: “riteniamo indispensabile la convocazione di un tavolo di filiera nazionale dedicato per affrontare in modo organico le criticità attuali e rafforzare gli investimenti mirati alla ricerca e all’innovazione aziendali, strumenti importanti per restituire competitività e prospettiva al comparto. La drammaticità dell’annata in corso, con gravi perdite produttive e forti difficoltà per le aziende agricole, rende questa richiesta ancora più urgente”.
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