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NON SOLO MIELE: LE API ORA SANNO RICICLARE ANCHE LA PLASTICA. A DIRLO UNO STUDIO FIRMATO USA-AUSTRALIA. E, INTANTO, CON IL PROGETTO “CARA TERRA”, SARANNO ANCHE PROTAGONISTE DEL MONITORAGGIO AMBIENTALE E DEL RECUPERO DELLA “TERRA DEI FUOCHI”

Che le api siano uno degli insetti più importanti del mondo, per il loro impagabile lavoro di impollinazione, e per il loro ruolo di “sentinelle dell’ambiente”, lo si sapeva da tempo. Ma che addirittura siano in grado di riciclare la plastica, è una novità assoluta. Che arriva dai ricercatori dell’Università di New York e di Guelph (in Canada), pubblicati poi sulla rivista scientifica Ecosphere dell’Ecological Society of America. I ricercatori, hanno scoperto questa incredibile capacità delle api, studiando i loro alveari: analizzando alcuni nidi d’ape campione, si sono accorti come due specie di ape siano in grado di sfruttare anche degli scarti non naturali, fra cui appunto la plastica. Si tratta della “Megachile rotundata e della Megachile campanula”. La prima riutilizza i frammenti delle buste di plastica per sostituire il 23% delle foglie normalmente impiegate. La campanula, invece, sembra preferire i materiali resinosi, con cui sigilla le feritoie esterne che si vengono a creare tra la cavità e il nido. E non si tratterebbe di un errore, con la plastica confusa con qualche tipo di vegetale, ma di una precisa scelta, con procedimenti di “lavorazione” differenti dagli alti materiali.

Ma se questa è la novità, come detto, grazie alla loro enorme sensibilità alle condizioni ambientali, le api sono notoriamente “sentinelle dell’ambiente”. E a puntare su questa loro capacità è il progetto “C.a.r.a Terra”, ideato dal CoNaProA, il Consorzio Nazionale Produttori Apistici che ha diverse unità produttive in provincia di Caserta e di Napoli, e che prenderà vita nella tanto discussa Terra dei Fuochi. L’attività consiste nell’avviamento di un monitoraggio compiuto attraverso quattro bio-centraline installate a Caianello, Galluccio, Marzano Appio e Vairano Patenora, nella provincia casertana, utilizzando il lavoro delle api. Gli insetti, veri e propri sensori viaggianti, consentono, infatti, di raccogliere circa dieci milioni di microprelievi quotidiani su acqua, aria, terreno e vegetazione. I campioni raccolti - api, cera e miele - saranno successivamente utilizzati per test di laboratorio sui livelli di cadmio, piombo e idrocarburi policiclici aromatici (IPA), tutti elementi derivanti, tra l’altro, dai fenomeni di combustione incompleta dei rifiuti. Il progetto gode del sostegno scientifico dell’Università del Molise e dell’Università di Napoli, impegnate rispettivamente con Antonio De Cristofaro, docente di apicoltura, ed Emilio Caprio, ricercatore di entomologia generale e applicata, per seguire le complesse attività analitiche, in un campo di indagine piuttosto ampio. “Con “C.a.r.a. Terra” intendiamo offrire un contributo fatto di cose concrete, misurabili e oggettive al dibattito in corso sulla Terra dei Fuochi” ha dichiarato Gennaro Granata, vice-presidente del CoNaProA e delegato regionale di Giovane Impresa di Coldiretti. Con il monitoraggio delle api, potrà essere stabilito con maggiore attendibilità e precisione quali siano le aree effettivamente inquinate, così da non danneggiare l’economia del settore agroalimentare dell’intera provincia casertana con generalizzazioni aprioristiche. “L’ape - ha affermato Raffaele Cirone, presidente nazionale della FAI, Federazione Apicoltori Italiani - è un’efficientissima sentinella del territorio e l’apicoltore è colui che garantisce la perfetta efficienza e la capillare dislocazione di questo delicato sistema di raccolta dati. Vogliamo rimarcare l’importanza di un’esperienza trentennale del mondo apistico nei settori del monitoraggio agricolo, industriale, ambientale e persino militare”. Le api e gli insetti impollinatori sono necessari alla salvaguardia dell’agricoltura e dell’ecosistema in generale: per questo motivo tiene banco, negli ultimi mesi, il fenomeno della moria delle api. Nel nostro continente il fenomeno ha riguardato principalmente i Paesi dell’Europa centrale e meridionale, raggiungendo punte del 53% di mortalità. Greenpeace fa sapere che fino al 35% della produzione di cibo a livello globale dipende dal servizio di impollinazione naturale offerto da tali insetti. Sotto accusa per questo evento pesticidi e fitofarmaci, in particolare i neocotinoidi, recentemente vietati dall’Ue con il reg. CE 485/2013 e dall’Italia con il D.M. del 25 giugno 2013.

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