Il vino novello italiano registra un nuovo interessante exploit: la sua produzione si avvicina ormai ai 19 milioni di bottiglie (per un business di circa 150 miliardi). Per l’esattezza, secondo i dati emersi dall'annuale censimento della rivista “Civiltà del Bere”, quest’anno sono state prodotte 18.653.150 bottiglie (contro i 17.020.430 del '99, con un aumento del 9,6%; la crescita, invece, rispetto al 1987, anno di nascita del Novello, è del 281%). Nella classifica per regioni, al primo posto si conferma il Veneto, con 108 produttori e 6.039.500 bottiglie, con un incremento del 14% rispetto allo scorso anno; seguono la Toscana, con 29 produttori e 3.140.750 bottiglie, ed il Trentino, con 11 produttori e 1.526.000 bottiglie. Nella hit parade dei produttori al primo posto si piazza la Cavit di Trento (580.000 bottiglie), al secondo la Banfi di Montalcino (540.000) e al terzo Antinori (500.000). A confermare l'interesse del mondo produttivo per questo vino, sta anche l’elevato numero di aziende impegnate nella produzione, che sono ben 335, e quello delle aziende presenti al Salone nazionale del Novello, organizzato come sempre dalla Fiera di Vicenza per il 4 e 5 novembre.
Ma, a parte questo evento-anteprima (e pochissimi altri in Italia), per assaggiare il Novello (che ha un prezzo medio al consumatore di 7.600 lire) bisogna attendere la mezzanotte del 5 novembre (è, infatti, la legge, come ogni anno, ad imporre l'inizio della vendita), data, comunque, ormai davvero molto prossima. E così sulle tavole, nelle enoteche, ristoranti e wine-bar, si rinnova il derby italofrancese. I due vini, infatti, arrivano a distanza di 10 giorni l'uno dall'altro: il Novello, italianissimo vino di prima spremitura, alla mezzanotte del 5 novembre, ed il Beaujolais, alla mezzanotte del terzo giovedì di novembre. Le differenze tra i due vini sono evidenti: il Beaujolais, fruttato, suadente, beverino, è frutto in gran parte di vitigno Gamay; il Novello italiano rispecchia fedelmente la poliedricità del vigneto Italia. Tutte le maggiori aree vinicole producono infatti, ormai da anni, il Novello, ma sfruttando i vitigni di base dei loro grandi vini.
E questa conferma del successo commerciale, ed anche dei progressi enologici fatti per produrre il Novello (il procedimento è quello della macerazione carbonica, diverso dalla vinificazione tradizionale), si avrà proprio a Vicenza, che ha avuto il merito di sancire in Italia una crescita del prodotto e dei produttori: infatti, è dal Salone (dove sono attesi 8.000 visitatori) che il 4 novembre saranno diramate tutte “le cifre del Novello 2000”.
Ma al Salone di Vicenza ci sarà spazio anche per curiosità e mondanità: alla cena di gala del 5 novembre (il menù sarà firmato da Sergio Mei ed Enrico Derflingher - che è stato per 3 anni chef personale della Principessa Diana e del principe Carlo d'Inghilterra nella loro residenza di Kensington Palace - grandi chef di due grandi templi dell'ospitalità italiana, il Four Season di Milano e l'Eden di Roma), saranno consegnati i Premi “Simpatia” e “Palladio”, rispettivamente all’enologo Giacomo Tachis ed alla giornalista televisiva Cristina Parodi, madrina dell’edizione ‘99. A mezzanotte in punto, poi, salteranno i primi tappi di Novello 2000: un’occasione unica per degustare in anteprima i migliori prodotti presentati dalle aziende di tutta Italia.
Il Novello, insomma, sembra piacere tanto ai giovani ed anche agli italiani, ma che invece non riceve altrettanto successo e attenzione da parte di sommelier, professionisti, appassionati e gourmet raffinati. Perché ? “Il Novello è - afferma lo chef Gianfranco Vissani - come il mosto: mi sembra di bere il picchiotto che mi faceva assaggiare mio padre quando ero piccolo”. Sulla stessa lunghezza d'onda, seppure con enfasi diversa, Gianluigi Brozzoni, il curatore della “Guida ai Vini” di Veronelli, di prossima uscita: “il livello qualitativo - spiega - è sempre più basso. Qualche anno fa il Novello si serviva nei ristoranti, adesso si trova nei supermarket. E il fatto che il livello delle vendite sia alto non significa nulla: il Castellino è il vino più venduto, ma non è certo il più pregiato. Del resto in Francia, quella del Beaujolais (produzione di 60 milioni di bottiglie, di cui metà destinate all'export, ndr), è stata una abile operazione di marketing: sono riusciti a risollevare la peggiore zona vinicola con il peggiore vitigno. Nessuno in Borgogna o nella zona del Bordeaux si è mai sognato di produrre novello. Inoltre, capisco - continua Brozzoni - che grandi aziende come Antinori decidano di entrare anche in questo mercato per non lasciare spazio alla concorrenza, mi stupisce che a farlo siano piccoli produttori che dicono di puntare alla qualità”. Non è d’accordo, invece, il direttore di “Civiltà del Bere” Pino Khail: “il Novello rappresenta soltanto lo 0,28% della produzione nazionale di vino - spiega - ma ha un valore emblematico forte. E’ come uno squillo di tromba: riapre il mercato ed esprime anche la tendenza della vendemmia, dell’annata". Ma, polemiche a parte, il Novello italiano, forse complice anche il prezzo, va alla grande e, con il suo gusto fresco, fruttato, non molto alcolico, piace, e, in questi anni, è riuscito anche ad arrestare, e di molto, l’avanzata in Italia del Beaujolais nouveau.
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