Tanti giri di tavolo, poi ritorno al tavolo di partenza: il decreto sulla coesistenza tra organismi geneticamente modificati e colture agricole tradizionali, elaborato dal ministro Gianni Alemanno, si appresta a tornare l’11 novembre al Consiglio dei Ministri, dove era già entrato e uscito senza successo. Ci arriverà probabilmente con nuove modifiche, secondo le indicazioni di oggi del tavolo agroalimentare dalle cinque organizzazioni (“la larga maggioranza si è espressa a favore del decreto”). Ad annunciarlo a fine riunione è stato lo stesso Alemanno, aggiungendo che l’11 novembre “si spera di porre fine a questa vicenda fin troppo lunga”. Ma di una cosa il ministro si è detto certo: “non ci può essere principio di coesistenza senza principio di precauzione”. Un’affermazione che suona come risposta a chi chiede la liberalizzazione totale dell’utilizzo di Ogm in campo. E in tal senso Alemanno ha tenuto in apertura di Tavolo una vera e propria lezione, aiutato da diapositive e da un documento, “per fare chiarezza ed evitare confusioni”.
Il provvedimento sulla coesistenza “é un provvedimento esclusivo per l’agricoltura, settore che non ha eguali nell’ambito del biotech a causa della delicatezza del sistema, soggetto sul campo a inquinamento genetico irreversibile”. Dunque, secondo Alemanno, il provvedimento non pone nessun limite generale alla ricerca. La questione Ogm, ha spiegato Alemanno, è un problema complesso da esaminare in relazione ad almeno quattro aspetti: ricerca e sperimentazione, applicazioni non agricole, produzioni per fini alimentari, produzione agricola. “Ciascuno di questi aspetti è regolato da norme specifiche - ha aggiunto - e pertanto può e deve essere trattato in modo indipendente”.
Così l’intervento del ministro ha toccato ciascuno dei temi, a cominciare dalla ricerca che “é materia regolata dalla direttiva 18/2001 dell’Unione Europea, recepita in Italia con un decreto legislativo dell’8 luglio del 2003”. La ricerca biotecnologica, ha speigato Alemanno, “in particolare nelle sue applicazioni più avanzate come la genomica funzionale, è qualcosa di molto più ampio della transgenesi, e, quindi, della produzione di Ogm”. In ogni caso, proprio partendo dalla considerazione che sull’impiego agricolo degli Ogm la scienza è divisa, il ministero delle Politiche Agricole ha finanziato una serie di ricerche biotech.
Alemanno ha, però, ricordato che il biotech non è solo piante geneticamente modificate, ma anche applicazioni in molteplici campi come ricerca di base (studio di genomia funzionale), medico, farmaceutico, nutrizionale e ambientale. “Tutte queste applicazioni sono da considerare indipendenti dalla coltivazione agricola”, ha rimarcato Alemanno, ricordando poi che per gli Ogm “é già consentita la commercializzazione e lavorazione dei prodotti alimentari in Italia e in Ue”, a patto che sia chiaro in etichetta. In Italia ci sono 1.319.938 ettari di colture potenzialmente interessate al problema Ogm.
Il ministro Alemanno ha rimarcato che “il problema della coesistenza è più grave in Italia rispetto a nazioni con superfici molte estese come Usa, Argentina, Canada, Brasile e Cile”. Quella di regolamentare la coesistenza, secondo Alemanno, è quindi un’esigenza per tutelare la produzione “made in Italy” già supportata, tra l’altro, da 13 Regioni, 27 Province, 1.486 Comuni e 24 Comunità Montane che si sono dichiarati “liberi da Ogm”. “Spero - ha concluso Alemanno - di aver fornito elementi per evitare confusioni sull' argomento e per far luce sulle incertezze”.
La curiosità - Pro e contro a protestare davanti a Palazzo Chigi
Manifestazione pro e contro gli Ogm a Palazzo Chigi: così mentre una decina di agricoltori riuniti nell’associazione Futuragra ha organizzato un sit-in per chiedere al Governo di non precludere l'impiego di sementi geneticamente modificate, con i manifestanti che indossavano delle magliette bianche con la scritta “Coesistere, Coesistere, Coesistere” alzando anche uno striscione sul quale si poteva scorgere la scritta “No ai pregiudizi”, una rappresentanza più numerosa della coalizione liberi da Ogm contraria, invece, ha manifestato contro l’immissione in agricoltura degli organismi geneticamente modificati. Con cappellini e soprabiti gialli e striscioni con su scritto “Ogm non servono all'Italia” e “No agli ogm nel piatto” la coalizione, promossa fra gli altri da Coldiretti e Legambiente, si è affiancata ai favorevoli.
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