Ogm sì, ogm no: il dibattito sembra non conoscere fine, e riguarda tutto il mondo agricolo. Ma in Italia, spostando l’attenzione sul modello di sviluppo su cui puntare per essere competitivi, il settore sembra compattarsi dietro ad una convinzione assolutamente maggioritaria, riassunta nelle parole del presidente Coldiretti Sergio Marini, all’Adnkronos: “qui non si tratta di un dibattito su “Ogm sì, Ogm no”, ma è in discussione il modello di sviluppo. Se vogliamo competere nel mondo con un’agricoltura fortemente distintiva e di qualità dobbiamo lavorare nel distinguerci, se vogliamo competere con l’agricoltura dell’Argentina, del Brasile, degli Stati Uniti, dovremmo avere aziende di mille ettari e nessuna attenzione per l’ambiente e per il paesaggio, così abbassiamo i costi di produzione: non penso sia questa la storia su cui costruire il nostro futuro”. La questione, insomma, è di fondo più che di metodo, anche se “la maggior parte degli agricoltori - continua Marini - non li vuole, in Europa neanche lo 0,1% della superficie è coltivata a ogm ed è in diminuzione”. Un segnale di come il futuro passi per un tipo di scelte assai diverse, che non potranno vederci competere con l’agricoltura intensiva di America ed Asia, ma anzi bisogna “lavorare a tutto ciò che ci distingue dal resto del mondo: solo sulla qualità e sulla diversità riusciremo a competere, non sull’abbassamento dei costi di produzione”.
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