“Il Parlamento europeo è pronto a fare la sua parte e a lavorare per il mantenimento dei diritti d’impianto per i vigneti oltre il 2015, anno in cui dovrebbero essere liberalizzati sulla base di quanto deciso nel 2008 dalla riforma del settore del vino in Europa”. Lo detto il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, nel “public hearing” di scena ieri a Bruxelles, alla presenza di tanti Ministri dell’Agricoltura europei ed esponenti della filiera produttiva.
Contro la liberalizzazione degli impianti dei vigneti, il Parlamento si era espresso a larghissima maggioranza già nel luglio 2011 nella relazione sulla “Pac 2020” e oggi - precisa De Castro - quella posizione trova sponda anche tra numerosi ministri europei. In tal senso, aggiunge, “il Trattato di Lisbona e il relativo allargamento della co-decisione in materia agricola rappresenta, ancora una volta, uno strumento importante per consolidare l’asse Parlamento-Consiglio: un asse di cooperazione necessario a tutelare uno dei comparti simbolo e più strategici dell’agricoltura europea”. E oggi, nei lavori della Commissione Agricoltura, verranno analizzati i risultati di uno studio sugli impatti della liberalizzazione dei diritti di impianto nel settore vitivinicolo dell’Unione Europea.
“La questione è molto delicata”, ha spiegato il Ministro per le Politiche Agricole, Mario Catania che, tuttavia, dopo aver sollevato il problema con il commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, si è detto ragionevolmente fiducioso, anche se consapevole che bisogna continuare a fare pressione”. Per Catania infatti, “la partita é importante per i produttori italiani che - dice - giustamente sono estremamente preoccupati. Penso di poterli rassicurare che si possa guardare con ottimismo ai prossimi mesi”.
Attualmente, sulla base delle decisione prese nell’ultima Ocm vino, dovrebbe cessare nel 2015 il sistema attuale che vincola la possibilità di piantare una nuova vigna al possesso di diritti di impianto da parte di un viticoltore, ricevuti o per l’espianto di vecchie vigne o per averli acquistati da altri produttori. Per Catania è un sistema che “ha consentito un equilibrio sostanziale nella produzione e che verrebbe a mancare se nel 2015 cessasse questo regime. Siamo preoccupati - ammette il Ministro - e insieme al collega francese e agli altri paesi produttori da diversi mesi stiamo facendo un pressing sulla Commissione europea affinché ritorni indietro e rimetta sul tavolo la questione in modo da prevedere una prosecuzione di un sistema di non liberalizzazione anche dopo il 2015”.
Una soluzione potrebbe emergere dai lavori del Gruppo ad alto livello che la Commissione ha creato sulla falsa riga di quanto era stato fatto per il settore del latte. Ben venga quindi, ha detto il Ministro, tutte le iniziative come l’audizione organizzata al Parlamento europeo contro la liberalizzazione dei vigneti. Tuttavia, mette in guardia Catania, anche se tutti i Paesi produttori dicono no alla liberalizzazione il tema non è scontato, in quanto la Commissione Europea deve prima presentare una nuova proposta, e si deve raggiungere una maggioranza qualificata al Consiglio Ue alla quale non arrivano i soli paesi produttori. L’obiettivo: un accordo insieme alla riforma della Pac, l’inverno prossimo.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025