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Pac, è tardi per la revisione a breve termine di un strumento che vale il 33% del budget Ue

“Tardi per incidere sul ciclo 2023-2027 (che vale 387 miliardi di euro). Meglio pensare al 2028-2034”. Così il professor Frascarelli a Fieragricola
AGRICOLTURA, ANGELO FRASCARELLI, FIERAGRICOLA, PAC, UE, Non Solo Vino
Angelo Frascarelli, docente di Economia Agraria all’Università di Perugia

La Pac è, da sempre, una delle misure più importanti dell’Unione Europea. Tanto che se in passato ha rappresentato anche più delle metà del bilancio Ue, ora il suo peso, seppur ridotto, pesa comunque per più del 33% del budget comunitario. E se la sua impronta per l’immediato considerata “troppo green”, al punto da mettere in discussione la capacità produttiva delle diverse agricolture europee, è uno dei motivi principali per cui i trattori e le proteste degli agricoltori stanno dilagando in tutta Europa, si dovrebbe già pensare alla riforma del prossimo ciclo 2028-2034. Come ha spiegato, a Fieragricola, a Verona (oggi ed anche domani), Angelo Frascarelli, docente di Economia Agraria all’Università di Perugia, già presidente Ismea e fra i massimi esperti di Pac (Politica Agricola Comune). Un tema importante, visto che l’attuale Pac del ciclo 2023-2027 assorbe un budget di 387 miliardi di euro.
Se in passato le riforme della Politica Agricola Comune nel periodo di applicazione erano sottoposte a degli “Health check”, dei controlli sullo stato di salute e delle modifiche anche a volte profonde, “questa volta la revisione a medio termine di questa Pac, che qualcuno chiede, non è praticabile - spiega il professor Frascarelli - si potranno fare piccolissimi aggiustamenti, soprattutto a livello nazionale, ma siamo al secondo anno di applicazione della riforma, e nell’ipotesi che si attivi una proposta di revisione non potrebbe comunque andare in porto nell’anno delle elezioni. Se ne discuterebbe nel 2025 e, quindi, al massimo potrebbe interessare gli ultimi due anni e, francamente, ha poco senso”.
L’attuale politica europea dedicata agli agricoltori, che assorbe un budget significativo a livello di Ue-27 per 387 miliardi di euro, ha ribadito Frascarelli, ha avuto un percorso travagliato a causa del Covid, emergenza che l’Unione europea ha dovuto fronteggiare con impegno. La stessa approvazione dagli organi di Bruxelles è arrivata dopo sei anni di dibattito, “partiti nel 2017 con uno scenario molto diverso, che ha portato a un compromesso tra esigenze economiche, ambientali e sociali”.
Ma il professore, ovviamente, si è soffermato anche sull’attualità, rappresentata in primis dalla protesta degli agricoltori. “Le manifestazioni degli agricoltori degli ultimi giorni rappresentano un allarme per farci capire che bisogna dare maggiore attenzione al mondo agricolo - commenta Frascarelli - ma finora è stata una protesta con poca proposta. Le motivazioni sono chiare: da una parte, c’è l’incertezza sui mercati, prezzi molto volatili, che non sono sempre bassi, ma sui quali non si può fare affidamento”. Il mais, coltura simbolo del Nord Italia a vocazione zootecnica è un esempio: “Tre anni fa il prezzo si aggirava intorno ai 200 euro a tonnellata, poi è salito a 380 euro e ora è ritornato a 210 euro alla tonnellata. Questo significa che anche quando sono alti non si può fare affidamento che siano stabilmente alti”.
A pesare, dunque, sono “i fattori di incertezza sui mercati e sui costi di produzione e l’insicurezza climatica, che ha colpito l’Italia nel 2023, con rese basse nel settore dei cereali a paglia, dell’olio, del vino, della frutta. A questo si aggiunge l’incertezza legislativa, con l’agricoltore che non solo ha normative impegnative, ma sempre diverse”, sottolinea il professor Frascarelli, che aggiunge una nota ancora più negativa: “la Pac ha garantito per l’Italia fino al 2027 7,4 miliardi di euro, ma per effetto dell’inflazione l’incidenza reale della Pac sul bilancio cala tra l’11% e il 15%”.

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