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Panorama / Economy

Il mio regno è fatto di merletti d’oro ... Gruppo tessile Caprai. Da Foligno, Arnaldo Caprai guida un gruppo di società, tutte attive nella tessitura. Ed è il primo collezionista al mondo di pizzi antichi: una passione che è anche fonte di business. E che, con le mostre, lo ha reso noto in tutto il mondo... “Orgogliosamente Made in Italy”. Questa è la scritta che campeggia all’ingresso del suo showroom aziendale, vicino allo stabilimento di Foligno. E dice tutto sulla ifiosofia e sul perché del successo di un imprenditore e di un uomo sempre attento, oltre che al business all’arte, alla cultura e alla storia. In particolare oggetti tanto piccoli quanto significativi dell’arte tessile: i merletti. Tanto che adesso Arnaldo Caprai, alla guida di un gruppo tessile da 100 milioni di fatturato e da 500 dipendenti, è anche il proprietario della più grande collezione privata al mondo di merletti antichi, alcuni risalenti al 1400. Sono 23 mila pezzi in tutto, tra tessuti e merletti, ricami, riviste e pubblicazioni storiche, provenienti da tutto il pianeta, che sono il suo orgoglio.
Insomma, per Caprai tradizione e innovazione, affari e cultura, produzione e ambiente in cui si opera e lavora, sono sempre stati la stessa cosa. Solo così un uomo partito dal niente, figlio di un ferroviere, è arrivato a creare un impero tessile tra i più importanti d’Italia, e soprattutto ad avere avuto l’onore di veder donate le sue stole e i suoi merletti alle mogli dei capi di Stato e di governo, ai potenti della Terra.

Signor Caprai, com’è iniziata la sua storia di imprenditore?

Nel 1955 ho cominciato come venditore di corredi e di biancheria per la casa, e ho trovato velocemente il consenso da parte dei clienti e dei miei datori di lavoro. Negli anni sono cresciuto, diventando concessionario di quegli stessi prodotti. Poi nel 1964 ho deciso di fare il primo salto: quello di avviare un maglificio artigianale insieme ad alcuni soci.

Scelta azzeccata, in quel momento?

Sicuramente sì, perché i risultati, grazie anche a oculati investimenti in macchine innovative, che solo al Nord possedevano, sono arrivati presto. Io però mantenevo sempre l’attenzione per la qualità alta del prodotto. E continuavo sempre nella mia attività di venditore.

E poi che cosa ha fatto?

Nel 1968 ho costituito la Maglital; poi ho dato vita alla Ferrini, in collaborazione con un socio con grande esperienza tintoriale, specializzato in finissaggio e tintoria di filati e tessuti. Successivamente, sono entrato nella Cariaggi, con il 50% del capitale: è una società di filatura che opera a Cagli, nelle Marche, e lavora il cashmere più prezioso, e quindi ha standard di assoluta eccellenza, oltre che essere già orientata al marketing.

Poi si è spostato a Foligno, no?

Sì. Nel 1979, proprio lì, nel cuore dell’Umbria, ho deciso di dar vita a una mia impresa tessile, in uno stabilimento che è ancora la sede principale del gruppo. In questo modo ho definito e realizzato finalmente una filiera integrata per tutto il processo produttivo del settore, creando pezzi eleganti e a volte unici di arredamento per la casa.

Foligno è stato un investimento decisivo, per il futuro della sua attività?

Direi proprio di sì, anche perché poi gli anni Ottanta e anche Novanta sono stati periodi di grande sviluppo per il gruppo, e che hanno fatto conoscere i nostri prodotti in tutto il mondo. Specie in Giappone, in Russia, negli Emirati Arabi, oltre che in Europa: in Spagna, in particolare.

Quanto c’entrano in questo successo industriale la sua passione, il suo amore per il merletto antico?

Molto, anzi moltissimo. Ma è stato un percorso lungo. La passione l’avevo da tempo, e ho continuato a coltivarla sempre, man mano che l’azienda e le mie attività commerciali e produttive cresceva no. Dal primo fazzoletto di merletto, un lino lavorato del 1850 che ho acquistato da un antiquario a Bruxelles, fino alle ultime pubblicazioni la strada non è stata facile. Ora mi trovo a possedere una collezione vasta, di 23 mila pezzi, comprese le riviste, forse unica al mondo. Pensi che abbiamo anche oggetti della tradizione copta, o medioevali di grande valore.

Così ha pensato di valorizzarlo, tutto questo patrimonio. In che modo?

Intanto ho creato un vero e proprio Centro studi e ricerche, che si occupa di studiare e catalogare questi ricami storici, tessuti, corredi di nozze, stole, disegni, e poi pubblicarne le riproduzioni in appositi volumi. Poi naturalmente, proprio perché essi rappresentano il bello, l’eleganza superiore, la raffinatezza in assoluto, abbiamo pensato di riprodurli in azienda, in maniera artigianale, e questo con mani di donne e di maestri di notevoli capacità e creatività.

Questo è stato molto apprezzato dalla vostra clientela e dal mercato?

Sì. Oltre ogni nostra aspettativa. Anche per questo abbiamo organizzato sempre più mostre a tema, per presentare a un pubblico italiano e internazionale gli oggetti più preziosi che eravamo riusciti a reperire. A Bruges per esempio, nel 2004 su richiesta del ministero degli Esteri abbiamo curato l’evento I secoli d’oro del merletto italiano, poi replicata ad Aichi, in Giappone, per l’Expo del 2005. E torneremo a Tokyo, a partire dal prossimo 17 dicembre, con una mostra dal titolo Arca di filo. Gli animali nel merletto a Milano. Seguirà poi un evento a Roma, presso il Museo napoleonico.

Insomma, un lavoro di promozione culturale e artistica molto impegnativo?


Certo, ma fondato sull’amore per la bellezza e su quanto di meglio il made in Italy ha potuto e può realizzare.

Ma quanto esportate?

Circa il 45% del fatturato viene dell’estero.

E vero che siete stati i primi al mondo a produrre un francobollo di merletto?

Proprio così! Un milione e mezzo di esemplari nel 2004, con un motivo floreale dell’Ottocento. Ce lo commissionò l’istituto poligrafico e zecca dello Stato, insieme a Poste italiane. Un francobollo con regolare annullo filatelico.

Ma che cosa l’ispira in tutte queste iniziative?

Oltre alla mia passione personale, di sicuro sono l’Umbria, il contesto ambientale e naturale ineguagliabile, insieme a quello storico-architettonico in cui vivo, e vive la mia famiglia, e in cui operano le mie maestranze.

Per questo ha pensato di sviluppare anche un’azienda vinicola?

Sì, perché questa era un’altra ricchezza della nostra terra, e noi non potevano che valorizzarla, negli stessi termini delle altre produzioni. Nel 1971 ho acquistato la terra, e anche qui abbiamo raggiunto traguardi di eccellenza, producendo 800 mila bottiglie, e fatturando 5,5 milioni di euro. Coni! Sagrantino siamo diventati una cantina tra le 100 più apprezzate al mondo: e questo grazie all’impegno di mio figlio Marco, di 45 anni, che la segue con dedizione e con intelligenza.

Anche gli altri due figli e sua moglie lavorano in azienda?

Esattamente. Luca, il mio secondogenito, si occupa della Cruciani, e quindi delle maglie e dei prodotti in cashmere.

Come stanno andando questi prodotti, in periodo di crisi?

Stanno andando molto bene, tanto che nel 2007 hanno permesso ricavi per 15 milioni di euro, con una crescita del 20% sull’anno precedente. Sono molto apprezzati in Giappone, dove poi a Tokyo, abbiamo anche un negozio monomarca.

E sua figlia?

Arianna coordina lo showroom di Foligno, e insieme con me e con mia moglie Fiorella, da sempre impegnata in azienda, collabora allo sviluppo del gruppo.

Ma la crisi, oggi, non la preoccupa?

Io sono soddisfatto di quello che ho fatto finora, e di come l’ho fatto. E per questo che ho avuto fiducia, e che ho aperto anche degli stabilimenti fuori area: uno a Termoli, con 50 dipendenti, e un altro a Nocera Inferiore, in Campania, un luogo dove le condizioni ambientali non sono certo quelle umbre, e dovrebbero essere migliorate.

E nei prossimi anni che cosa conta di fare, per lo sviluppo?

Dopo la grande corsa degli anni Ottanta e Novanta, il gruppo ha continuato a crescere, ma in maniera minore: intorno al 5% l’anno. Nel 2008 abbiamo fatturato complessivamente 100 milioni di euro, come nel 2007. Però non abbiamo mai smesso d’investire.

Quanto ha investito?

Nell’ultimo decennio circa 100 milioni di euro sono stati reimpiegati nel potenziamento delle nostre attività.

Previsioni per il 2009?

L’obiettivo è reggere l’incertezza attuale, per poi riprendere a marciare.

C’è ancora qualche progetto che ora vuole portare a termine?

Sì, uno c’è. Quello di costituire un “Museo delle arti tessili”, basato sulla collezione che ho costruito in 50 anni di lavoro e passione. Ora esiste quello virtuale, che è visitabile sul web. E spesso alle- stiamo mostre per presentare e far ammirare da vicino alcuni pezzi. Ma creare un Museo stabile, da offrire alla comunità e a tutti gli amanti delle cose belle, sarebbe un’altra cosa. Purtroppo...

Purtroppo?

Con le istituzioni locali non è stato raggiunto ancora un accordo. Me ne rammarico. Spero comunque, nella mia vita, di cogliere anche questo obiettivo.

Tre figli nell’azienda ...
Arnaldo Caprai nasce a Torino 1118 luglio del 1933. Figlio di un ferroviere, torna in Umbria a 22 anni, nel 1955, e inizia la sua attività di venditore di biancheria e corredi per la casa. Diventa un punto di riferimento, nell’Italia centrale, e viene promosso concessionario di zona. Ma non si accontenta. Nove anni dopo, nel 1964, avvia il suo primo maglificio artigianale, primo passo di una carriera di successi. Sposato con Fiorella, e con tre figli, Marco, Luca e Arianna, tutti al lavoro nelle aziende di famiglia, Caprai ha una passione speciale: il merletto. Così comincia a comprare pezzi rari in tutta Europa, e si ritrova oggi, dopo 50 anni, a possedere la più grande collezione privata al mondo, con 23 mila oggetti. Intuisce che il merletto antico, riprodotto dai suoi artigiani, può diventare una chiave dello sviluppo del gruppo. E ha ragione, tanto che diversi capi di Stato e di governo hanno voluto i suoi prodotti, consolidandone l’immagine e la crescita. Nel 2003, Caprai è stato nominato anche Cavaliere del lavoro.

Un gruppo fatto di tre aziende e 500 addetti, che fattura 100 milioni ...
Arnaldo Caprai avvia la sua prima attività di maglieria nel 1964 a Foligno, in provincia di Perugia. Ma già nel 1968 deve ampliare l’azienda, costituendo (sempre nel raggio di pochi chilometri) prima la Maglital e poi la Ferrini. Tra il 1969 e il 1970 diventa socio della Cariaggi di Cagli (PesaroUrbino) e realizza una prima “filiera” nel tessile, con una produzione di pezzi preziosi ed eleganti per l’arredamento della casa. In parallelo, realizza un’azienda vitivinicola e intuisce che un’altra sua passione, quella dei manufatti in merletto di alta qualità, può diventare uno dei fattori chiave della sua offerta. Nel 1979 apre un nuovo stabilimento a Foligno. Nel 1984 apre poi a Termoli un’altra fabbrica e altrettanto fa a Nocera Inferiore. Oggi accanto al Gruppo tessile Arnaldo Caprai, operano la Arnaldo Caprai società agricola e la Maglital. Caprai dà lavoro a 500 persone, e fattura 100 milioni

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