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PARADOSSO ALL’ITALIANA: DOMANI ARRIVA OBBLIGO DI ORIGINE IN ETICHETTA PER TUTTI I PRODOTTI, MA INTANTO SONO SPARITI LA LEGGE SU CIBI ADULTERATI E PENE PER CHI VENDE CIBO AVARIATO. CIA: “NO A TAGLIA LEGGI SULLA ADULTERAZIONE”. MA IL GOVERNO DICE ...

Chi ci capisce è bravo: tutti gioiscono perché domani, salvo sorprese, il disegno di legge sull’etichettatura, che estende l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti che ancora non ce l’hanno, avrà il via libera definitivo dalla Commissione Agricoltura della Camera (in programma, domani, anche la conferenza del Ministro Galan). Ma, intanto, al di là del fatto che tutto può essere vanificato perché la materia compete all’Unione Europea, anche se il Governo italiano ne ha fatto proprio la sua bandiera politica nel regolamento Ue sulle informazioni alimentari ai consumatori, si apprende che è “sparita” la legge sulla tutela degli alimenti (la n. 283 del 30 aprile 1962), la norma sui cibi adulterati (dalle mozzarelle blu al maiale alla diossina, ma si possono citare tutti i casi che sono stati al centro di altrettanti blitz dei Nas) e, quindi, le pene per chi vende cibo avariato, per effetto collaterale dell’entrata in vigore della procedura “taglia-leggi” (la legge n. 246 del 28 novembre 2005) che, nel dicembre 2010, ha permesso di cancellare tutte le disposizioni legislative anteriori al 1 gennaio 1970, tranne quelle “indispensabili alla permanenza in vigore”, lasciando, fino a nuova norma, senza tutela consumatori, salute pubblica e qualità del made in Italy. In attesa di nuovi sviluppi che possano colmare questo vuoto legislativo, ecco un vero e proprio paradosso all’italiana.

Focus - La Confederazione Italiana Agricoltori: “sulla sicurezza non si scherza: no a “taglia leggi” che azzera il reato di adulterazione”
“Non è più reato adulterare i cibi. Da metà dicembre, i “killer della tavola” hanno vita più facile dato che nel decreto “taglia leggi” del Ministro Calderoli è finita assurdamente anche la legge 283 del 1962, che riguarda la disciplina igienica della produzione e della vendita di cibi e bevande. Un errore gigantesco, a cui il governo deve subito rimediare, visto che si tratta di una norma essenziale che per decenni ha contribuito a tutelare la salute dei consumatori e a salvaguardare gli stessi agricoltori. Permettendo a magistratura e forze dell’ordine di combattere sofisticazioni e contaminazioni”. Lo afferma la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, raccogliendo l’allarme lanciato dal pm di Torino Raffaele Guariniello.
Le frodi alimentari sono tante e diffuse, ricorda la Cia. Solo nel 2009 i carabinieri dei Nas hanno scoperto 23.342 infrazioni su 34.675 ispezioni effettuate, sequestrando in 12 mesi ben 39,3 milioni di chili di merce. Si va dalle mozzarelle blu al vino corretto con additivi chimici, dalle farine con il prione ai cibi scaduti e “rinverditi” tramite coloranti o ritoccando la data di scadenza in etichetta. Tutti esempi che, secondo la Cia, “rendono chiara l’importanza della legge 283 del 1962 e che evidenziano l’urgenza di colmare il vuoto normativo che si è venuto a creare con la sua cancellazione”. Per la Cia, è vero che a tutela dei cittadini restano gli articoli del codice penale (440-444; 515-517 bis) riferiti a frode in commercio, alimenti adulterati e contraffatti, alimenti non genuini, ma per essere applicata la norma penale necessita che il pericolo di natura igienica contro l’incolumità pubblica debba essere accertato in concreto. Mentre la particolarità della 283 è che poteva essere utilizzata anche nel caso di pericolo “presunto”.
Ecco perché il Governo, e in particolare il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, sottolinea la Cia, “deve subito correre ai ripari. Semplificare non significa tagliare indistintamente e sulla salute pubblica non si scherza. Quindi si trovi ora il modo di ripristinare immediatamente la legge 283 del 1962. Oggi più che mai infatti, complice anche l’ultima emergenza diossina sulle uova e sulla carne di maiale “made in Germany”, bisogna usare “tolleranza zero” nei confronti di chi sofistica e inquina gli alimenti, rendendo sempre più rigorosi i controlli e “salate” le sanzioni. Ne va non solo della salute dei cittadini, ma anche della credibilità dell’intero settore agroalimentare italiano.
D’altronde - conclude la Cia - la stragrande maggioranza degli italiani (nove su dieci) vuole la massima sicurezza alimentare e sollecita valide misure per reprimere adulterazioni dei cibi. Per lo stesso motivo otto consumatori su dieci sono favorevoli all’etichettatura trasparente, grazie alla quale sarà possibile riconoscere sempre l’origine e la provenienza dei prodotti agroalimentari”.

Ma il Governo spiega: “resta in vigore legge su adulterazioni alimentari”
Le adulterazioni alimentari continuano ad essere un reato: la legge che lo prevede non è affatto stata abrogata. Lo hanno precisato ad Agra Press i Ministeri della Salute e della Semplificazione Normativa, circa l’allarme lanciato dal Magistrato Raffaele Guariniello, secondo il quale la legge 283/1962 che prevedeva tale reato era caduta sotto la mannaia del cosiddetto “taglia leggi”.
La disposizione di semplificazione - fanno notare i due ministeri - non ha effetto sui testi unici e siccome la legge 283/1962 interviene a modificare alcuni articoli proprio di un testo unico (articoli 242, 243, 247, 250 e 262 del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265) ne consegue che anch’essa resta in vigore.
Fonte: Agrapress

Focus - Quando l’interpretazione cambia a seconda del … “Tutela alimenti, abolizione dipende da come si “interpreta” il titolo. Alla vigilia dell’ok all’etichettatura si semplifica. E chi adultera i cibi la fa franca”
Roma Strano ma vero, ma proprio quando sembra andare in porto l’etichettatura di origine - domani è previsto il via libera definitivo con l’approvazione della commissione della Camera in sede legislativa proprio per accelerare i tempi - chi venderà cibo avariato e pesce andato a male, potrebbe passarla franca. Praticamente è come comprare una tanica di benzina dopo essersi venduti la macchina. Ma tutto dipende da come si vuole interpretare il titolo della legge che tutela gli alimenti, dato che se fosse da ritenere un Codice non andrebbe incontro alla mannaia. La “colpa” è della normativa risalente al 2005 che ha dato l’avvio alla serie di provvedimenti attuativi con i quali si sta completando il processo di semplificazione normativa.
La procedura “taglia leggi” 246 del 28 novembre 2005, entrata in vigore il 16 dicembre, abolisce oltre 170.000 atti normativi - esclusi i Codici - tra cui anche la legge che punisce chi vende cibi adulterati (la 283 del 30 aprile del 1962, ndr). Che prevedeva fino a un mese fa un arresto da tre mesi a un anno o una multa fino a 46.000 euro. Si tratta di “un difficile campo interpretativo” per il presidente della Commissione Agricoltura della Camera Paolo Russo, che sgombra il campo da equivoci: “nessuno, in nessuna sede ha ritenuto di abrogare quella norma”. Russo spiega all’agenzia “Il Velino” che attualmente ci sono due scuole di pensiero. La legge sulla tutela degli alimenti è precedente al 1970 - è del 1962 e modificata nel 1968 - ma fa riferimento a una modifica al testo unico.
Secondo alcuni la legge sarebbe da ritenere un codice e, dunque, esclusa dalla Taglialeggi. Secondo altri, dato che nel titolo non c’è il termine “codice”, sarebbe destinata all’abrogazione. “Attualmente è in essere una valutazione interpretativa per capire se gli strumenti adottati, le modalità di esercizio della Taglialeggi, e l’attività posta in essere abbiano o meno determinato un’erronea, malevola e forzata interpretazione che abroghi quella disciplina”, precisa il presidente della XIII commissione. “Ora gli uffici legislativi dei due ministeri stanno lavorando per capire se e’ necessaria una norma interpretativa o basta una lettura degli atti propedeutici” alla legge del 2005. A oggi dunque ci si trova di fronte a una necessità interpretativa. “Se poi sarà necessaria una decretazione d’urgenza o un’iniziativa parlamentare con strumenti accelerati in commissione si vedrà”, conclude Russo. “Ma tutti sono d’accordo che la norma rimanga”.
In un clima in cui l’Italia sgomita per rendere le cose più trasparenti in etichetta e per far sì che i consumatori sappiano quello che mangiano, sarebbe un vero e proprio paradosso “al quale bisognerebbe porre rimedio immediatamente” per il presidente della commissione Agricoltura del Senato Paolo Scarpa Bonazza Buora. “Mi sembra il classico incidente non voluto ma accaduto”, commenta con l’agenzia Il Velino.
“Occorre una piena collaborazione tra il ministro della Salute e il ministro dell’Agricoltura al fine di trovare il modo più veloce per recuperare”. Una strada potrebbe essere quella di inserire un emendamento nel Milleproroghe. “Da parte della commissione Agricoltura del Senato preannuncio la massima urgenza. Aspetterò di vedere cosa fanno i due ministri. Diversamente, se non fosse riscontrata la necessaria urgenza - conclude - provvederemo noi con un disegno di legge presumibilmente bipartisan”.

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