Partita in sordina, ormai un mese fa, la campagna dei Bordeaux 2014 en primeur è arrivata alla conclusione, esattamente come era iniziata, a bassa voce, senza fuochi d’artificio. La maggior parte dei produttori ha deciso per una strategia di sintesi, con un occhio alle pressanti richieste del mercato, che chiedeva a gran voce prezzi più adeguati e coerenti con l’andamento generale, e l’altro a rimarcare l’alta qualità dell’annata 2014, specie se paragonata alla 2013. Il risultato, alla fine, è stato di un aumento medio dei prezzi tra il 5% ed il 10%.
Tendenza rispettata appieno da Château Lafite Rothschild, tra i più ambiti, uscito a 345 euro a bottiglia, il 4,5% in più del 2013. Ma c’è anche chi non si è fatto intimorire, come Château Cheval Blanc, che ha preso una decisione un po’ più rischiosa, annunciando un prezzo di 420 euro a bottiglia, addirittura il 20% in più della 2013. Nel complesso, comunque, come sottolinea “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), il 19% degli Châteaux ha abbassato i prezzi sull’annata 2013, il 17% ha mantenuto gli stessi prezzi della 2013, ed il 64% li ha invece aumentati (di questi, il 36% delle aziende è uscito a prezzi superiori all’annata 2008 in commercio).
Il risultato, visto con gli occhi di chi, alla fine, il vino lo compra, è tutt’altro che euforico, come racconta lo stesso portale francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com). Ma, al contrario di quanto ci si aspettasse, le risposte positive stanno arrivando soprattutto dai wine merchant inglesi, mentre gli Stati Uniti, nonostante il cambio favorevole tra dollaro ed euro, sono ancora alla finestra, e la situazione sembra già assumere i contorni di una grande occasione mancata. Del resto, un campanello d’allarme era suonato già prima dell’inizio della campagna: l’assenza di Robert Parker, il critico più influente al mondo, da qualcuno era stata recepita come una sorta di delegittimazione di un istituto visto sempre più come obsoleto, poco utile commercialmente, e diventato più un rito che un’occasione.
“Bordeaux ha probabilmente tirato troppo la corda - spiega a “Vitisphere” Stephanie Boüard-Rivoal, vice direttore generale di Châteaux Angélus (uscito a 210 euro a bottiglia, lo stesso prezzo del 2012, ndr) - arrivando ormai a prezzi del tutto fuori mercato. In molti casi, i vini acquistati en primeur non hanno visto alcun apprezzamento al momento dell’uscita in commercio. Fino ad una decina di anni fa, c’erano almeno un centinaio di marchi che valeva la pena acquistare en primeur, oggi, bene che vada, si arriva al massimo a quindici”.
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