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Per contrastare la moria delle api, sentinelle ambientali e fondamentali impollinatrici dell’agricoltura, ovunque nel mondo, il nomadismo degli apicoltori e degli alveari è diventato una professione. Ma non basta. Così un’inchiesta de “La Repubblica”

Per contrastare il declino delle api, sentinelle ambientali per eccellenza e fondamentali impollinatrici dell’agricoltura e delle sue coltivazioni ovunque nel mondo (servizio stimato pari a 153 miliardi di euro/anno dall’Ue da uno studio Inra - Istituto Nazionale della Ricerca Agronomica Francese e Ufz-Centro Tedesco per le Ricerche Ambientali), minacciate da malattie, pestici, avanzare delle monocolture e climate change, nelle fioriture, gli apicoltori diventano nomadi, portando con sé gli alveari e le loro colonie, in cerca di luoghi e condizioni ambientali migliori nel tentativo di proteggerle e salvarle dalla moria. “Un lavoro essenziale che in alcuni Paesi come l’India - costretta a “reclutare” impollinatori esterni da altri Paesi - significa salvare migliaia di persone dalla fame”: parte da qui una nuova inchiesta del quotidiano La Repubblica che fa il punto sul grave fenomeno della scomparsa di questi piccoli insetti. Un fenomeno che, come è tristemente noto, interessa anche l’Italia, tra i principali Paesi produttori di miele, dove, nonostante lo stop all’uso dei neonicotinoidi - pesticidi indicati tra le possibili cause della moria - a livello nazionale e secondo direttive Ue, il 2016 è stata per l’apicoltura una delle peggiori annate degli ultimi 30 anni, con un crollo della produzione del 70%, con punte di zero raccolto per varietà amatissime come l’acacia del Piemonte e il miele di agrumi in Sicilia, conseguenti rincari e arrivo di miele straniero, secondo l’Osservatorio Nazionale Miele e Conapi, che monitorano un settore il cui giro d’affari è stimato sui 70 milioni di euro grazie ad oltre 50.000 apicoltori e 1,5 milioni di alveari.
Verso i meli del Trentino, gli agrumi in Puglia, le colture da seme in Pianura Padana o i girasoli delle Marche, il nomadismo in apicoltura - si pratica ovunque, ma dove è ormai una vera e propria impresa, tra aumento dei redditi per gli apicoltori e noleggio degli alveari, sono gli Stati Uniti - è nato per produrre più varietà di miele, ma oggi è diventato una necessità, se si vuole continuare a produrre miele e mantenere la biodiversità della nostra agricoltura. Tanto per rendersi conto, secondo il Teeb-The economics of ecosystems and biodiversity (www.teebweb.org), se non si tutelasse la biodiversità, contrastando l’avanzare delle monocolture, da qui al 2050 si perderebbero circa 1,4 miliardi di dollari l’anno. 2050 in cui, per contro, secondo la Fao, di pari passo con il crescere della popolazione mondiale e della richiesta alimentare, la produzione di cibo dovrebbe aumentare del 70%.
L’associazione per la ricerca sulle api Prevention of honey bee COlony LOSSes ha valutato che in 31 Paesi del mondo, il tasso di mortalità invernale delle colonie di api tra il 2014 e il 2015 ha oscillato tra il 5% e il 25%. In Italia, riporta La Repubblica, secondo i risultati dei programmi di monitoraggio Apenet e Beenet con la sospensione dei neonicotinoidi sono diminuiti i problemi, passando da una percentuale media di moria di oltre il 19% nel 2010-2011 ad una media del 10,85% nel 2013, ma l’allarme resta alto. Ma c’è anche la case history di Malles, nelle Dolomiti, i cui cittadini con un referendum ha vietato i pesticidi. Ma in tutta Europa, gli apicoltori lottano per ottenere lo stop definitivo all’uso dei pesticidi (Greenpeace ha lanciato una petizione online, che ha già raccolto oltre mezzo milione di firme: http://salviamoleapi.org/soluzioni/).
Ma, secondo uno pubblicato sulla rivista Nature, e condotta dai ricercatori della North Carolina University, l’apicoltura nomade di massa americana è fonte di cause di stress e riduzione della vita delle api. “Senza il lavoro degli insetti impollinatori si tagliano elementi della catena alimentare e le conseguenze arrivano fino a noi - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (Unaapi) - le api ci garantiscono che si può produrre cibo nel futuro. Ma dobbiamo costruire modelli più sostenibili”.

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