
Come Chianti e Pinot Grigio, in una tendenza assai diffusa in questa fase, tra difficoltà economiche e salutismo che frenano i consumi interni, il caos dazi e le crisi internazionali che rallentano l’export, e non solo, anche l’Asti Docg, il primo Metodo Classico italiano e oggi una delle espressioni più contemporanee delle bollicine made in Italy, taglia le rese con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione tra domanda e offerta solidificando i mercati.
Il Consorzio Asti Docg ha, infatti, annunciato una riduzione delle rese, per la campagna vendemmiale 2025, da 100 a 90 quintali per ettaro di cui 5 destinati allo stoccaggio. Queste le misure varate, in questi giorni, in larga maggioranza dall’assemblea dei soci del Consorzio su proposta del Cda dell’ente di tutela a salvaguardia della denominazione, in particolare alla luce della difficile e attuale situazione congiunturale. Specificatamente, quindi, per la prossima campagna vendemmiale, la resa massima per Asti Spumante e Moscato d’Asti sarà ridotta a 90 quintali per ettaro, di cui 5 riservati allo stoccaggio fino al 31 marzo 2026. Sarà consentito, ha spiegato il Consorzio, un eventuale supero fino a 18 quintali per ettaro, rivendicabili come mosto bianco aromatico da uve Moscato. Gli ulteriori esuberi (fino a 12 quintali per ettaro) dovranno essere destinati a produzioni diverse dal vino. Sul fronte dello stoccaggio le aziende potranno riclassificare in autonomia i prodotti detenuti come mosto bianco aromatico o vino bianco. Al termine del periodo, il Consiglio di amministrazione del Consorzio valuterà. in base all’andamento del mercato, se svincolare, anche parzialmente, i volumi destinati all’Asti Docg, oppure prolungare ulteriormente la durata della misura.
Nel primo semestre il saldo dei contrassegni di Stato per il prodotto imbottigliato si è fermato 45,6 milioni di pezzi (-8,2%) contro i 49,7 milioni del pari periodo dello scorso anno. Per il presidente del Consorzio Asti Docg, Stefano Ricagno, “il contesto internazionale, sempre più instabile e aggravato dai dazi imposti dall’amministrazione Trump, ci impone un’attenta gestione dell’offerta. L’obiettivo è armonizzare il potenziale produttivo, controllare i volumi e garantire una crescita equilibrata della nostra denominazione. Con queste scelte di contenimento vogliamo preservare l’equilibrio tra domanda e offerta e rafforzare la stabilità sui mercati”.
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