Occorre favorire nelle città l’apertura di mercati gestiti direttamente dagli imprenditori agricoli delle campagne per ridurre le intermediazioni, combattere la moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola e contribuire a garantire una alimentazione adeguata a tutte le famiglie. Lo afferma la Coldiretti, nel commentare i dati divulgati dall’Inran, sul fatto che 1,4 milioni di famiglie italiane, per una percentuale del 4,8%, dichiara di avere momenti in cui mancano i soldi per l’acquisto di cibo.
La vendita diretta degli agricoltori è un fenomeno diffuso in Italia con quasi 50.000 imprese agricole coinvolte, ma è ostacolato dalla distanza che separa le aziende dai centri abitati che sono incolmabili per molte categorie di consumatori più deboli come i pensionati.
Secondo una recente indagine dell’Osservatorio sulla vendita diretta Coldiretti - Agri2000, ben sette italiani su dieci hanno fatto acquisti direttamente dagli imprenditori agricoli giudicando la spesa conveniente con un risparmio atteso compreso dal 20% al 30%, anche se la qualità e la garanzia di genuinità e freschezza è la principale motivazione dell’acquisto, mentre la difficoltà di raggiungere le aziende agricole è considerato il principale ostacolo all’acquisto.
L’avvio dei “Farmers Market” nelle città come previsto dalla precedente finanziaria rappresenterebbe dunque una opportunità per i consumatori in difficoltà e per le imprese agricole. Un fenomeno che è in rapida espansione nei paesi più sviluppati anche dal punto di vista della distribuzione commerciale come Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, dove i cosiddetti “Farmers Market” sono una realtà in forte ascesa con il loro numero che è cresciuto nell’arco di dieci anni del 53% e oggi sono 4.385, dei quali 496 in California.
La percentuale di spesa mensile destinata dalle famiglie all’alimentazione - sottolinea la Coldiretti - è diminuita costantemente negli ultimi anni e oggi è in media pari al 19 per cento, ma con forti variazioni a seconda della tipologia della famiglia e della condizione professionale della persona di riferimento.
La busta della spesa alimentare - conclude la Coldiretti - pesa soprattutto sulle coppie o persone sole con più di 64 anni (21,9% della spesa totale) e sulle coppie con tre o piu’ figli (21,9%), mentre per quanto riguarda la condizione professionale sono i pensionati (21,1%) e gli operai (20,3%) a sentire gli effetti dei rincari dei prezzi dei prodotti alimentari.
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