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PREZZI UVE A -40%, MA AL RISTORANTE RICARICHI SUPERIORI DI 5 VOLTE: A DIRLO IL PRESIDENTE DI ASSOENOLOGI PREVARIN. IL DIRETTORE MARTELLI: “FARE SQUADRA” E “CREARE UNO SPORTELLO UNICO PER I CONTROLLI. 25% DEL LAVORO DEGLI ENOLOGI E’ BUROCRAZIA”

Italia
Il presidente di Assoenologi Giancarlo Prevarin

“Il 2009 è stato un anno da dimenticare” per la viticoltura italiana che ha registrato un crollo dei prezzi delle uve all’ingrosso compresi tra il 20 ed il 40%, rispetto al 2008, spuntando “prezzi da acqua minerale e la stessa musica è valsa anche per le contrattazioni dei vini, quando ci sono state”. Sono le parole del presidente di Assoenologi Giancarlo Prevarin, in congresso a Merano da oggi al 20 giugno. Una situazione che Prevarin definisce “paradossale”, dal momento che “al consumo, al ristorante in particolare continuano ricarichi superiori di cinque volte”. La strategia per uscire dalla crisi, secondo il direttore di Assoenologi Giuseppe Martelli è “uscire dal guscio e fare squadra: solo lasciando da parte personalismi e territorialismi il vino italiano può rimanere leader sui mercati”.

A fronte di questi dati, “l’unica valvola di sfogo rimane l’export - prosegue Prevarin - segmento in cui nel 2009 si è registrata la massima schizofrenia dei mercati, con un incremento del 6,2% nei volumi ed un decremento del 6,1% nei valori, facendo ritornare il prezzo medio al litro indietro di sei anni, con un decremento rispetto all’anno precedente di ben l’11,6%. Se questo andamento
- conclude Prevarin - perdurerà per tutto il 2010 metterà in crisi diverse entità, strozzate anche dal mancato credito da parte delle banche e dalla crescente insolvenze dei clienti”. Assoenologi avverte che questa situazione si sta negativamente ripercuotendo anche sul valore dei vigneti, fatta eccezione per alcune “isole felici”, “mediamente il valore delle superfici vitate è sceso dal 2006 al 2009 del 20%”.

Il direttore Martelli, poi, sottolinea come “un tecnico di cantina deve dedicare il 25% del suo tempo ad aspetti burocratici”. Si tratta di un quarto del totale del tempo che un enologo dedica alla cantina, “un impegno inammissibile, con costi enormi - aggiunge Martelli - già nel 1986 facevamo presente
che era assurdo che la dichiarazione delle superfici vitate dovesse essere fatta alla Camera di commercio, che i vigneti venissero controllati dagli Ispettorati, che la politica vitivinicola venisse stabilita dalla Regione ed i controlli affidati a vari enti. Tutte entità che tra loro non si parlano e che quindi agiscono in modo autonomo”. Per questo Assoenologi auspica “una pronta concretizzazione dello sportello unico”. Per la precisione, l’associazione ha contato 21 uffici differenti con cui una cantina deve interfacciarsi. “Recentemente sono entrati in gioco anche gli uffici comunali - prosegue il direttore di Assoenologi - tutti enti che sono chiamati a fare controlli e verifiche, che sono anche di competenza delle Asl, che piombano in cantina, magari in periodo di vendemmia, con squadre diverse, per verificare le stesse cose”. La lunga lista dei controllori non si esaurisce qui, secondo Assoenologi: “nel processo intervengono anche i tecnici dell’Arpa, l’Icqrf, i Nas, le Guardie Forestali, la Guardia di Finanza. Senza contare che in cantina possono capitare anche i Vigili del Fuoco, la Polizia Municipale, quella Provinciale e gli uffici degli ex Uma che erogano e monitorano le quantità di gasolio agricolo utilizzato”.

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