“In nome dei consumatori assolve il tappo di sughero per insufficienza di prove, ma in occoglimento delle istanze della Pubblica Accusa apre una istruttoria nei confronti dei produttori dei tappi medesimi. Altresì assolve il tappo sintetico perché il fatto non sussiste”. Ore 12 e 55 di sabato 17 novembre, l’avvocato Piero Traini del Foro di Milano, giudice per un giorno, legge il dispositivo della sentenza al Lingotto Fiere al termine del processo ai tappi, organizzato al Salone del Vino di Torino. I capi d’imputazione erano: “il tappo di sughero può rovinare il sapore? E quello di silicone può distruggere l’immagine?”. A sostenere la pubblica accusa, l’avvocato Calogero Cali (tra l’altro produttore in Chianti) e nutrita la schiera di testi a difesa dell’uno e dell’altro tappo. Per la verità, imputato era solo il tappo di sughero, perché per quello sintetico non si era raggiunta una ragionevole prova a carico in sede d’istruttoria è ed era affidato al dibattimento il compito di specificare meglio il capo d’accusa. I primi a salire alla sbarra sono stati due produttori sardi (la zona più pregiata insieme con il Portogallo per la produzione di sughero) che hanno difeso non solo la salubrità del tappo, la sua tradizione, ma anche le industrie, sostenendo che “si sono fatti enormi progressi” nella garanzia di qualità del tappo. Ma hanno poi dovuto ammettere “che non è possibile eliminare del tutto l’eventualità che il tappo rovini il vino. Si può abbassare al massimo l’incidenza del fenomeno che infatti è limitato a meno dell’1% dei casi”. Affermazione contestata da Piero Alciati ristoratore di lungo corso e di ampia classe che sostiene “almeno il 15% delle bottiglie sanno di tappo” e per questa ragione “noi ristoratori dovremmo costituirci parte civile in questa assise!”. Anche il campione italiano dei sommelier Fabio Scarpitti ha ammesso: “c’è una certa incidenza del fenomeno tappo, per contro credo che quelli sintetici non rovinino l’immagine del vino”. Ed ecco due testi fondamentali. Comincia Fausto Peratoner, direttore della Cantina La Vis, che racconta: “utilizziamo sui bianchi, sul Novello, e sui rossi di pronta beva da tre anni i tappi sintetici. Zero problemi e anche i consumatori attraverso un sondaggio ci hanno risposto: il tappo sintetico non ci disturba, anzi ci piace. Il tappo di sughero lo utilizziamo, invece, per i vini di più lunga conservazione”. E Jacopo Biondi Santi, erede della famiglia che ha inventato il Brunello di Montalcino che in cantina custodisce bottiglie ultracentenarie tappate ovviamente col sughero, spiazza tutti affermando: “non sono pregiudizialmente contrario al tappo di sintetico. Solo che non ci sono prove che regga su vini a lunghissimo invecchiamento e che non dia problemi in fase di affinamento. Però ho le prove che con i tappi di sughero spesso abbiamo avuto gravi problemi”. E lo sanno bene i produttori di tappi che talvolta cercano di darci forniture non proprio all’ altezza dei nostri vini. Noi, comunque, da sempre procediamo alla ricolmatura e ritappatura del Brunello, dopo un certo periodo di tempo ”.
Timida replica dei sugherifici: “attenzione, spesso si dice che un vino sa di tappo perché non si riesce ad individuare il vero difetto”, ma interviene l’ultima teste Maresa Besozzi, enotecaria di Vinarius, a dire: “no, oggi il consumatore sa riconoscere i difetti del vino. Devo dire che la percentuale di bottiglie difettate è assai superiore all’1% dichiarato dai produttori di tappi. Per contro non c’è nessuna avversione da parte del consumatore per i tappi sintetici. Escussi tutti i testi la parola è passata all’accusa. E Calogero Calì è partito lancia in resta. “si è dimostrata la fondatezza dell’accusa al tappo di sughero – ha affermato il Pubblico Ministero - ma più che il tappo dovrebbe essere messa sotto processo la corporazione dei produttori di tappi, che non si è data regole certe e non espelle chi fa il furbo. Il mondo del vino è interamente certificato, possibile che solo i tappi di sughero - che creano evidenti danni come il dibattimento ha inequivocabilmente dimostrato - sfuggano a questa certificazione ? Per questi motivi chiedo la condanna. Quanto al tappo al silicone - ha affermato la pubblica accusa - non ci sono prove a suo carico”. E dopo 5 minuti di riflessione è arrivata la sentenza: il povero tappo di sughero se l’è cavata con un’assoluzione dubitativa ed il tappo sintetico si è “sdoganato”. Non è più un tabù neppure per l’enologia di alta qualità.
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