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LA DEGUSTAZIONE

Prodotto, passione, dati: il segreto di Masi per un grande Amarone, frutto di 250 anni di esperienza

Due secoli e mezzo di storia e “magia”, raccontati nel bicchiere da 17 annate (1958-2016) di Amarone della Valpolicella Classico e dei suoi Cru

250 anni di storia aziendale sono sufficienti per poter fare una sorta di bilancio, per lo meno da parte di chi è ancora in vita e può valutare con occhi, più o meno maturi e più o meno clementi, il lavoro fin qui svolto. Lavoro che, in due secoli e mezzo, non può essersi limitato a produrre semplicemente vino, ma si è assunto la responsabilità di un territorio e di una tradizione da preservare il più possibile e promuovere in tutto il mondo. Questa consapevolezza è evidente nelle parole di tutte le tre generazioni attualmente attive in Masi, quando si prestano a raccontare successi, amarezze, impegni e magie che hanno fin qui accompagnato un percorso vitivinicolo importante per la Valpolicella e l’Italia intera, celebrato il 14 ottobre in cantina.
È limpida la visione sul passato di Sandro Boscaini, quando racconta la decisione che prese da giovane nel 1978 di trasformare con successo e non poche difficoltà un vino di nicchia - conosciuto solo dai locali - come l’Amarone, in un vino-icona diffusamente famoso e apprezzato. Come? Difendendo insieme alle Famiglie Storiche l’origine collinare delle migliori uve da appassimento oppure studiando a fondo i processi di disidratazione dell’uva, salvaguardando i luoghi originari in cui si mettevano a riposo (come il fruttaio di Mazzano) e creandone di nuovi, tecnologicamente avanzati (come quello che si attiverà con la nuova cantina Monteleone21); ma anche girando il mondo in lungo e in largo per far conoscere un vino che iniziava ad avere una tecnica chiara, rendendosi leggibile al settore. C’è, invece, gratitudine nelle parole di Giacomo Boscaini (nipote di Sandro) rivolte verso le generazioni precedenti, per aver avuto la visione di consegnare al futuro un’azienda non soltanto solida ma anche densa di contenuti. A partire dai dati raccolti per oltre 100 anni - senza i quali è difficile capire l’evoluzione di un territorio, sia dal punto di vista climatico, che dal punto di vista tecnico in campo e in cantina - su cui oggi è possibile basarsi per strategie aziendali più coscienti e condivisi. Ma anche per avergli consegnato un Amarone speciale come il Vajo dei Masi 1997, annata perfetta che si decise di conservare (inusualmente, in acciaio) fino ad oggi proprio per celebrare l’anniversario, per un anno intero con tappe che hanno toccato e toccheranno le oltre 100 nazioni in cui Masi esporta il proprio marchio. Appare granitico il presente di Raffaele Boscaini (figlio di Sandro), che ha preso in custodia le lunghe radici di una progressione tecnica e umana familiare tradotta in vino, per trovare nuovi stimoli e trasmetterli alle giovani generazioni della famiglia, ai collaboratori interni ed esterni di dell’azienda e, non in ultimo, agli appassionati e clienti. Dando continuità a percorsi culturali come il Premio Masi, che ha superato i 40 anni di premiazioni nazionali e internazionali dedicati a coloro che promuovono le eccellenze delle Venezie. Oppure sostenendo nuovi progetti, come la “cantina aperta” polifunzionale ed enoturistica Monteleone21, in costruzione ai piedi della sede di Gargagnano e in programma di essere inaugurata nel 2023. Infine, ideando una degustazione verticale e orizzontale di rara profondità, che racconta nei fatti a cosa sia servito continuare a passarsi il testimone fra 7 generazioni per 250 anni.
17 annate di Amarone, distribuite fra il 1958 e il 2016, fra 4 diverse etichette (Amarone Classico poi diventato Costasera, e i tre cru Vaio Armaron, Campolongo di Torbe e Mazzano) danno, infatti, una buona misura dei limiti e delle potenzialità del grande vino della Valpolicella, nelle interpretazioni che Masi ha saputo dare nell’evolvere della sua esperienza agronomica ed enologica. Il doppio percorso (organizzato in modo impeccabile e accompagnato da quei dati dettagliati, raccolti annata per annata, di cui si accennava sopra) ha permesso da un lato - con la verticale di Costasera in 13 annate - di saggiare la capacità di invecchiamento dell’Amarone (che si attesta intorno ai 20 anni, con rare ed emozionanti eccezioni), dall’altro - con la verticale/orizzontale dei 3 cru, confrontati in 5 diverse annate - di capire come sia possibile, nonostante l’appassimento, identificare nette differenze fra uve cresciute in clima-terreni-altitudini diverse. Ecco, quindi, il carattere dolce e morbido del Vaio Armaron di Serego Alighieri, che nasce a 250 metri sul livello del mare nel fondo valle di Fumane, a Sant’Ambrogio, e cresce in un clima tendenzialmente più umido influenzato dal vicino dal Lago di Garda, in un terreno sciolto di media profondità. La parziale maturazione in fusti di ciliegio ne sottolinea il lato amabile, riscontrabile in ogni annata assaggiata. A Torbe prende forma, invece, il Campolongo di Masi: a poco meno di 400 metri di altitudine, su terreni rossi calcarei, vulcanici di età “recente” e ricchi di humus, appassisce nella sua vigna e si trasforma in un vino ricco e glicerico, dalla caratteristica nota ammandorlata finale. Infine l’austero e deciso Mazzano, proveniente da una delle località più alte della Valle di Negrar che supera i 400 metri di altezza: qui i terreni sono sempre vulcanici ma più antichi, la pendenza notevole e ventilata, l’appassimento sempre in vigna con ventilazione naturale.
“Sono tre gli ingredienti per fare un grande Amarone: creare un prodotto di qualità, metterci la passione e avere a disposizione una lunga serie di dati storici”: è la ricetta con cui Sandro Boscaini ha dato inizio alle celebrazioni e che nel bicchiere ha trovato le sue conferme, anche grazie alla decisione di preservare dall’ossidazione la libreria vinicola con un controllo periodico delle vecchie annate, ricolmando le bottiglie e cambiandone il tappo. Dando vita ad un viaggio nel calice come solo quelli che hanno come tappe le vecchie annate delle grandi Denominazioni, dei territori e dei marchi che hanno fatto la storia, che sono la vera “magia” del vino. Non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche perché sono un’incredibile fonte di storie bellissime da raccontare, che è l’aspetto del vino più emozionale. Storie che, molto spesso, si intrecciano con le vicende della storia d’Italia, ma anche con i ricordi più belli della nostra storia personale perché le abbiamo stappate in un momento speciale della nostra vita, o che sono il racconto di qualcosa di realizzato quando chi assaggia non era neppure nato. E non è un caso che negli ultimi anni, sull’esempio dei grandi vini francesi e sulla spinta delle richieste da parte della critica e del mercato, anche in Italia le aziende più “illuminate” abbiano costruito vere e proprie “biblioteche” nelle quali custodire le vecchie annate come si fa con i documenti in un archivio. Un elemento di prestigio e per accrescere il brand, di collezionismo e sempre più alla base di esperienze uniche, in cantina come al ristorante, ma anche di conoscenza, che, nella capacità di invecchiamento e nella longevità del vino, ci fa riscoprire il valore del tempo. Masi di vendemmie ne ha fatte 250, dal 1772 e dalla prima raccolta nei vigneti della piccola valle del Vajo dei Masi, Cru “ante litteram” nel cuore della Valpolicella Classica. Nella loro diversità, le vecchie annate dell’Amarone Classico Masi, chiamato poi Costasera, a cui si è aggiunto il Riserva Costasera e, a partire dagli anni Settanta, rappresentate dai cru Vaio Armaron, Campolongo di Torbe e Mazzano, sono anche testimoni di mutamenti sociali, del gusto e della tecnologia, e oggi più che mai del cambiamento climatico. In ognuna delle vecchie annate di Amarone Masi, c’è, infatti, una tappa della storia di una delle realtà più importanti della Valpolicella e del vino italiano guidata dalla famiglia Boscaini, oggi tra le pochissime quotate in Borsa. Una storia che è quella dell’Amarone e dei “vini delle Venezie”, contadini e nobili allo stesso tempo, partiti dalla Valpolicella con le sue “marogne” e dalle sue Ville Venete, attraverso le vie del commercio verso l’Oriente e le corti d’Europa del grande “triangolo veneto” che unisce il territorio con Verona e Venezia e Verona, e diventato emblema del made in Italy di qualità. Grazie anche ad un “saper fare” in agricoltura come nel commercio frutto di una cultura antichissima e ricchissima, rappresentata dalla tecnica dell’appassimento delle uve che risale ai romani e oggi è candidata Unesco.

Focus - Gli assaggi WineNews, in degustazione degli Amarone della Valpolicella Masi, con annate dal 1958 al 2016

Amarone della Valpolicella Classico 1958
Integro come pochi “anziani” dopo di lui: anima mentolata, finale fondente, acidità viva. Un assaggio sorprendente.

Amarone della Valpolicella Classico 1962
Annata che ha superato la china, ma con una grazia degna di nota: cuoio, prugna, spezia e cioccolato si percepiscono intensi in un sorso lieve, acetico e trasparente.

Amarone della Valpolicella Classico Costasera 1997
La mentuccia da campo la fa da padrone in un sorso vivo e agrumato. Il sorso è pieno, di struttura, perfettamente bilanciato fra morbidezze e durezze. Annata perfetta.

Amarone della Valpolicella Classico Costasera 2003
Croccantezza della frutta e fiori appassiti domano le spezie. C’è succo reattivo, balsamicità boschiva, astringenza e pepe finale.

Amarone della Valpolicella Classico Costasera 2016
Il profumo e il sapore di viola caratterizzano questa versione ematica e centrale. C’è sapidità, più che freschezza e un tannino docile che sottolinea la dolcezza.

Amarone della Valpolicella Classico Costasera Riserva 2003
Dirompente in struttura ed intensità, tendenzialmente scura: catrame, china, alloro, caffè, tabacco; solo dopo, ciliegia e rosa appassita. C’è aderenza, sapidità e decisione in bocca.

Amarone della Valpolicella Classico Mazzano 1979
Terziari in primo piano, insieme a calore e aderenza pepata. È ancora serrato il sorso, ma concede tregua dolce in chiusura, fruttata ed ematica.

Amarone della Valpolicella Classico Vaio Armaron 1986
Annata difficile che dà il meglio nella versione più amabile dei Cru Masi: equilibrio fra la dolcezza della frutta e le spezie più fresche; sapidità e aromatiche balsamiche danno spina dorsale al sorso.

Amarone della Valpolicella Classico Mazzano 1997
Versione sfaccettata e caratteristica. Dolce e amaro, serrato e gentile, morbido e reattivo: non smette di muoversi nel naso e in bocca.

Amarone della Valpolicella Classico Campolongo di Torbe 2007
Ha una bella complessità olfattiva che, però, al sorso tende a non scorrere come si vorrebbe. Saporito e caldo, persiste a lungo su piacevoli note di ciliegia e cioccolato.

Amarone della Valpolicella Classico Mazzano 2012
Complessità e reattività, sorso tondo e aderente, dolce e balsamico, profumi terziari che tornano coerenti in bocca, chiudendo agrumato. Invecchierà bene.

Amarone della Valpolicella Classico Vajo dei Masi 1997
5 anni di legno e poi 20 in acciaio (imbottigliato a maggio 2022), per preservare al meglio un’annata straordinaria per la Valpolicella in occasione delle 250 vendemmie Masi. Un Amarone vivo e croccante nella frutta e nei fiori rossi, sostenuto da balsami di sottobosco e note ematiche; il sorso si distende morbido in bocca ma centrale, con un passo aderente, agrumato e dal finale ammandorlato.

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