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PRODURRE DI PIÙ CONSUMANDO E INQUINANDO MENO, PUNTANDO SU TECNOLOGIA E INNOVAZIONE, PER FAR FRONTE A DIMINUZIONE DELLA PRODUTTIVITÀ AGRICOLA, INARIDIMENTO DEI TERRENI, SCARSITÀ DI ACQUA E “LAND GRABBING”: È IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA

Sicurezza alimentare: un problema di cui ci si occupa diffusamente solo quanto arrivano allarmi tangibili nell’immediato, come il recente problema del “batterio killer”. Eppure ci sono aspetti della questione ancor più complessi, che riguarderanno il mondo tra qualche decade: la diminuzione della produttività agricola, l’inaridimento dei terreni, la scarsità delle risorse idriche e le terre coltivabili sempre più nelle mani di pochi, con tanti Paesi emergenti, Cina in primis, che del “land grabbing”, soprattutto nel Nord Africa, stanno facendo uno dei pilastri delle strategie economiche per il futuro. Un fenomeno che in due anni ha coinvolto 80 milioni di ettari. Come affrontare tutto ciò, e garantire alla popolazione mondiale crescente la sicurezza di accesso al cibo? Con politiche di lungo periodo che, in agricoltura, solo l’Unione Europea è in grado di progettare, a differenza del resto del mondo industrializzato che continua a seguire la logica dell’emergenza. Emerge dal seminario, oggi al parlamento Ue, della Barilla Center for Food & Nutrition (www.barillacfn.com). A sostenere questa tesi il presidente dell’Università Bocconi di Milano, Mario Monti: “abbiamo un’istituzione come la Commissione Europea che, non solo nelle emergenze, ma in maniera permanente, fa proposte legislative. Parlamento e Consiglio le traducono in leggi e poi la Commissione le fa rispettare: questo sistema non esiste a livello di G8 e di G20”. Fondamentale, secondo molti, puntare su tecnologia e innovazione. “Di fronte al problema della sicurezza alimentare nel mondo non possiamo solo aspettare e stare a guardare” ha spiegato Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. “Dobbiamo capire come produrre di più e consumare e inquinare di meno”. Soprattutto in tema di acqua: da uno studio di Barilla, l’agricoltura da sola sfiora il 70% dei consumi mondiali di acqua dolce, e nei Paesi in via di sviluppo si arriva al 95%. In Italia l’acqua per uso agricolo è il 44% del consumo totale, in Francia il 12% e in Germania il 3%.E proprio l’agricoltura è al centro della prossima riforma della Politica agricola comune (Pac), che si occuperà piu’ della gestione del territorio. “Con la Politica comune - ha detto Tassos Haniotis, capo dell’“Agricultural Trade Policy Analysis” del Direttorato Generale per l’Agricoltura della Commissione - prima abbiamo spostato l’attenzione dai prodotti agli agricoltori, ora stiamo focalizzando l’attenzione su un fattore di produzione: la terra. Da politiche che guardano al 2% dell’economia pensiamo a quelle che si occupano del 50% del territorio”.

Focus - il degrado del suolo e del cemento che minacciano l’Italia
Il degrado del suolo e il cemento rappresentano minacce per l’agricoltura italiana. Per il Barilla Center for Food & Nutrition, nonostante il primato in Europa quanto a varietà di superfici agricole naturali, l’Italia presenta una situazione preoccupante: circa l’80% è povero di carbonio organico e quindi non può essere definito di qualità, con un elevato rischio di erosione. Tra le principali minacce per il suolo italiano c’e’ poi il crescente consumo di superficie, ad una velocità fra le più alte in Europa. Con 43 milioni di tonnellate di cemento prodotto nel 2008, l’Italia e’ al quarto posto nel mondo nel rapporto cemento prodotto per superficie, e al quinto nel cemento prodotto per abitante.

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