Il fenomeno Prosecco non pare conoscere crisi né tentennamenti, e punta veloce a superare le 200 milioni di bottiglie prodotte. WineNews, per carpire i segreti di un successo simile, che va ben aldilà dei confini italiani, ha coinvolto due delle cantine più rappresentative delle bollicine venete (e non solo), con Gianluca Bisol, alla guida della celebre griffe veneta, e Antonio Motteran, general manager della storica Carpenè Malvolti.
Quello del Prosecco non è un exploit inatteso, e non sarà un successo effimero. Alle spalle decenni di lavoro e passione, anch’essi una tipicità del territorio, ed un riordino territoriale, in vigore da due anni, che permette allo sparklig wine più famoso d’Italia un posizionamento ideali sui mercati italiani ed esteri. È anche l’opinione di Gianluca Bisol, secondo cui “con la nuova Doc (che ha abbassato la resa per ettaro del 27%, passando da 250 a 180 quintali) ci proponiamo sul mercato con stili e caratteristiche diverse, ma tutte certificate, mettendo fine al periodo in cui si poteva approfittare del mercato con prodotti di basso livello che nessuno poteva controllare”. Oggi, il Prosecco si propone con 5 tipologie diverse di prodotto, dall’“entry level”, di facile bevibilità, reperibilità e, aspetto da non sottovalutare mai, economicità, ossia il Prosecco Doc, si sale in un’ideologica piramide attraverso il Prosecco di Treviso Doc, il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg, Prosecco di Asolo Superiore Docg, fino al vertice, rappresentato dal Cartizze Docg. “È così che il consumatore può trovare il suo Prosecco, magari partendo dal più semplice e scoprendone man mano la complessità - spiega Bisol. Certo, all’inizio per molti produttori l’impianto di nuovi vigneti rappresenterà un problema, l’abbassamento dei prezzi dell’uva, ma alla lunga si rivelerà una grande opportunità per essere più competitivi al momento della vendita, proponendosi al consumatore con prezzi che favoriranno la diffusione del prosecco nel mondo”.
Andando ad analizzare l’andamento sui mercati, ogni azienda ha i propri punti di riferimento, ma nessuno può prescindere da Inghilterra, Germania e Stati Uniti. Ricorda ancora Bisol come “in Inghilterra il Prosecco è talmente entrato nella quotidianità da essere stato inserito nel paniere dei beni su cui si calcola l’inflazione”, mentre è da stropicciarsi gli occhi il dato sulla Germania, primo importatore, come ricorda il general manager di Carpenè Malvolti, Antonio Motteran, “con 40 milioni di bottiglie, di cui il 15% di Prosecco Docg. Ma risposte importanti arrivano anche dai nuovi mercati, specie in Oriente, come il Giappone e la Cina”. Anche perché, la capacità di espansione del Prosecco sembra dipendere proprio dai mercati esteri, considerando che in Italia la soglia di saturazione non è poi così lontana con un consumo interno che assorbe quasi due terzi della produzione totale (190 milioni di bottiglie, di cui 130 milioni di Prosecco Doc e 60 milioni di Prosecco Docg). “Un’espansione che nell’arco del prossimo decennio - secondo Motteran - potrebbe raggiungere le 380 milioni di bottiglie totali, volumi che, per forza di cose, si sposteranno dal classico canale di vendita dell’horeca. all’off trade (grandi catene di distribuzione), che ha iniziato ad interessarsi molto al prodotto Prosecco”.
Un presente solido ed un futuro che sarà segnato da grandi sfide, ma non c’è un vero e proprio segreto da svelare, piuttosto una serie di fattori il cui mix ha concorso alla nascita di un successo. In primis, “il Prosecco non è uno status symbol come lo Champagne, non simboleggia alcuno stato sociale, è invece un prodotto democratico, un lifestyle symbol che rappresenta uno stile di vita strettamente legato all’italianità” commenta Bisol. L’italianità come valore intrinseco, ma anche come leva per scardinare ogni tipo di mercato, “perché l’enogastronomia italiana è la più conosciuta ed amata al mondo - ricorda Motteran - e in questo panorama il Prosecco è ormai diventato uno degli alfieri del gusto italiano nel mondo, al pari dell’Amarone o del Chianti, anche in virtù di un’elasticità che lo rende unico, adatto sia all’aperitivo che al pasto che al dopo cena”.
Uno sparkling wine, aggiungiamo noi, che fa della semplicità il suo cavallo di battaglia: una gradazione media, un bouquet fresco, una altissima reperibilità in bar, ristoranti, enoteche, supermercati ed un prezzo accessibile, che siano questi i segreti di un vino che mette d’accordo tutti?
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