02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
LA CURIOSITÀ

Raccontare il vino con il cinema: una strada sempre più battuta. Ecco “Mosnel di Franciacorta”

Un viaggio nella memoria dell’azienda e del territorio, nell’opera scritta e diretta da Massimo Zanichelli, tra i migliori documentaristi italiani

Raccontare il mondo del vino con il linguaggio universale del cinema, è una chiave sempre più utilizzata, con successo, da territori e cantine di tutto il mondo, per narrare la propria storia ed i propri valori, insieme a quelli del territorio, o lanciare messaggi e sottoporre riflessioni ad un pubblico potenzialmente ben più ampio di quello degli addetti ai lavori. Lo ha fatto anche Mosnel, cantina storica della Franciacorta, con l’opera scritta e diretta da uno dei più bravi giornalisti e documentaristi italiani, Massimo Zanichelli, con un film che offre un emozionante viaggio nella memoria, ricordando la figura di Emanuela Barzanò Barboglio, pioniera del territorio della Franciacorta e madre degli attuali titolari Giulio e Lucia Barzanò, e soprattutto nel presente dell’azienda, mostrando in chiave poetica il lavoro in campagna e in cantina durante il susseguirsi delle stagioni.
Presentato, nei giorni scorsi prima in azienda e poi all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano, sarà distribuito in due versioni, entrambe on line: una più lunga (“Mosnel di Franciacorta”, già sul web dal 10 giugno), e una più breve (“Un’eterna effervescenza - Mosnel di Franciacorta”, che sarà disponibile dal 10 luglio).
“Abbiamo fortemente voluto raccontare la nostra storia e la vita quotidiana in azienda, nell’alternarsi delle stagioni e delle lavorazioni che creano la magia del Franciacorta - dichiarano Lucia e Giulio Barzanò - un mestiere che si ripete di anno in anno uguale, ma in realtà sempre diverso, ed è proprio il passare del tempo che rende unici i nostri vini”. “I contrasti giocano un ruolo essenziale nel vino come nel cinema - continua il regista Massimo Zanichelli - esplorando l’intero ciclo di produzione, dalla campagna alla bottiglia, ho filmato il contrasto tra i più movimentati esterni (i lavori nei vigneti) e gli interni più raccolti e silenziosi (le attività parallele nelle cantine di vinificazione, nelle barricaie e nelle sale di degustazione), tra le riprese aeree e i campi lunghi dedicati al paesaggio e tutti i dettagli della natura indagati con ottiche macro che svelano, dagli insetti alle bollicine, un mondo invisibile all’occhio umano”. Al centro del tutto c’è il tempo: quello del meteo e delle stagioni (il cielo con le sue nuvole è uno dei protagonisti), quello delle vite e quello che serve ai vini del Mosnel per diventare dei Franciacorta armoniosi, eleganti e longevi, noti per raggiungere l’apice della loro espressione dopo lunghi affinamenti.
Una strada e un modo di raccontarsi attraverso il cinema ed il suo linguaggio, che, negli anni, come abbiamo riportato su WineNews, sono diventati sempre più popolari nella scena enoica. E che hanno scelto territori come quello di Langhe Roero e Monferrato, con “Vite!” di Tiziano Gaja, raggruppamenti di imprese come “Le Famiglie Storiche” per raccontare la Valpolicella e l’Amarone, con l’opera del giovane regista Michael Gasparini, passando per il caso più peculiare di “Maga Lino. Un Contadino. Una Terra. Il Coraggio”, dedicato a Lino Maga, vignaiolo storico del Barbarcarlo, firmato da Ermanno Bido. Passando per format più “corali” come “Harvest 2020”, una coproduzione di Forma con Zenit Distribution, con il supporto di PromoTurismoFvg, Consorzio Tutela Vini del Collio e Ca’ del Bosco, e la partnership di Enosis Meraviglia, una riflessione sulla relazione ancestrale tra il vino e il genere umano nella storia, per fare alcuni esempi. Senza dimenticare esempi da Oltralpe, come “Red Obsession”, già nel 2013, all’epoca focalizzato sul boom che, oltre 10 anni fa, i grandi vini di Bordeaux vissero in Cina (con la partecipazione di Christian Moueix e Thomas Duroux di Château Palmer, Cammei di Francis Ford Coppola, Charles Chevallier di Lafite, Corinne Mentzelopoulos di Margaux e Frédéric Engerer di Latour), o, per venire a tempi più recenti, al documentario che ha lanciato l’allarme sulla longevità a rischio dei vigneti francesi “Un point c’est tout! (Punto e basta!)”, voluto dal vivaista Lilian Bérillon con, tra gli altri, Anselme Selosse (Jaques Selosse), Jean Louis Chave (Domaine Jean-Louis Chave), Peter Sisseck (Dominio de Pingus in Spagna e Château Rocheyron a Bordeaux, tra gli altri) e Lalou Bize Leroy (che, per anni, ha guidato, insieme ad Aubert de Villaine, Domaine Romanée-Conti).

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli