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“Radici. La Ribolla di Oslavia, una tradizione di famiglia”: la storia di Primosic in una monografia

La dedica a WineNews: “per creare qualcosa di nuovo bisogna saper guardare lontano con la memoria al passato e la consapevolezza del presente”

“Per creare qualcosa di nuovo bisogna saper guardare lontano con la memoria del passato e la consapevolezza del presente”. È la dedica, a WineNews, della famiglia Primosic, che accompagna la monografia “Radici. La Ribolla di Oslavia, una tradizione di famiglia”, un racconto personale che sottolinea una nuova tappa di storia aziendale, indissolubilmente legata alla terra del Collio e alla Ribolla Gialla, il vitigno autoctono che dimora da secoli nella collina di Oslavia incarnando il senso di appartenenza a questi luoghi dove il confine tra Italia e Slovenia, tra il Collio goriziano e la Goriška Brda, oggi è solo una linea immaginaria in cui si parla il linguaggio universale della vite. E in cui tre generazioni convivono insieme, in un travaso continuo di conoscenze: Silvan, i figli Marko e Boris e i nipoti, Greta, Nicola, Aleksija ed Elia.
Quella dei Primosic, del resto, “come spesso accade quando si parla di terra, di vigne e di vino, è una storia fatta di nomi propri”. Di terre vocate, grazie alla Ponca, alla coltivazione della vite: il Collio, terra di confine tra Occidente ed Oriente, tra il Mediterraneo e la Mitteleuropa, crocevia di popoli, culture, lingue e tradizioni, e quintessenza dei grandi bianchi italiani nel mondo, e Oslavia, la “collina” alle porte di Gorizia senza confini e senza bandiere, che lo completa e lo arricchisce ma che ne rappresenta anche l’antitesi, perché se i vini del Collio sono simbolo di pulizia ed eleganza, Oslavia è terreno di studio per vitigni ostinati e unici e la sua tradizione sono i vini macerati, gli Orange Wines. Ma soprattutto di nomi di persone che con il loro lavoro hanno fatto crescere una tradizione secolare. Se nei catasti teresiani rimane traccia dei primi coloni che, proprio con il vino, pagavano dazio ai monaci del vicino Monte Sabotino, il primo nome che racconta la storia della famiglia è quello di Karlo Primosic il quale, alla fine dell’Ottocento, quando ancora questa regione tormentata era sotto il dominio dell’Austria, produceva già la Ribolla Gialla fermentata sulle bucce e invecchiata in botti di legno, con la quale riforniva i commercianti del vino che, dall’allora Sud dell’Impero Austro-Ungarico, riforniva le migliori tavole di Vienna.
Sul Collio, come a Gorizia, la Prima Guerra Mondiale fu una catastrofe per uomini e coltivazioni, e Oslavia fu rasa al suolo. Ma Jožef Primosic, figlio di Karlo, sapeva da dove ripartire: da quella “professione contadino” riportata sulla sua nuova carta di identità italiana. Delle tragedie familiari e dalle distruzioni fu possibile riemergere con grande fatica solo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Negli anni Sessanta, il giovane Silvan Primosic, alla redini dell’azienda dopo la prematura scomparsa del padre, inizia ad imbottigliare il vino. La bottiglia n. 1 della denominazione Doc Collio e del neonato Consorzio esce proprio dalla cantina Primosic. Tappe decennali, come l’avvio delle selezioni di qualità nel 1989, segnano la storia più recente della famiglia. Nascono così i vini che sono espressione della “filosofia” Primosic: il Klin e le Gmajne sono ancora una volta nomi che riemergono dalla tradizione orale e ricordano gli appezzamenti e la terra dove crescono le uve. Con il padre Silvan, ad occuparsi delle viti e della cantina oggi sono Marko e Boris che di Karlo Primosic sono i pronipoti. È però sempre una storia di vino e di nomi: ancora oggi, la famiglia Primosic, viene riconosciuta ad Oslavia, come “quelli del Karlo”.
L’esigenza della famiglia Primosic di raccontarsi nasce dal desiderio di voler fermare su carta un momento, di conoscere a fondo la propria storia e l’evoluzione del vitigno Ribolla Gialla, in modo da avere radici forti e solide, per guardare al futuro con maggiore consapevolezza e lasciare alle generazioni future un punto fermo a cui tornare ogni volta che ne sentano il bisogno. Il titolo “Radici” sottolinea le origini antiche della famiglia che risalgono all’Ottocento e sono frutto dell’influenza della cultura germanica, slava e latina. Sono radici che, come dice Silvan Primosic, “resistono alla Bora e alle vicissitudini della storia, e hanno permesso alla famiglia di affrontare le difficoltà, ripartendo ogni volta dalla terra e dalla Ribolla Gialla”. E la monografia “Radici” è frutto di un lungo lavoro di ricerca e introspezione che è stata curata in tutti i suoi aspetti: i testi di questo viaggio nel passato, presente e futuro dell’azienda, sono del giornalista Alessio Turazza, collaboratore del “Gambero Rosso” e di altre testate di settore, la grafica, essenziale ed elegante, è dello studio Mumble Design di Cormòns, mentre le fotografie ed i ritratti di famiglia sono di Roberto Pastrovicchio.
“Da Karlo a oggi, molte cose sono cambiate - si legge nella prefazione - ma la passione per la vigna, l’amore per la terra e la certezza che il miglior vino è quello che deve ancora arrivare restano i punti fermi del nostro lavoro”.

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