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“RAPPORTO SULLO STATO DELL’AGRICOLTURA 2010” DELL’INEA (ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRICOLA): IL 2010 SARÀ UN ANNO DIFFICILE PER L’AGRICOLTURA. A RISCHIO LE PICCOLE IMPRESE

Il 2010 per l’agricoltura italiana si annuncia tutt’altro che roseo. Nonostante alcuni segnali positivi fatti registrare nei primi mesi dell’anno, il primo semestre non si scosta molto dall’andamento del 2009, anno di difficoltà estrema per il settore. A pesare oltre alla sfavorevole congiuntura economica, l’eccessiva frammentazione delle aziende agricole, ma anche la volatilità dei prezzi. Ecco i più importanti dati emersi dal “Rapporto sullo stato dell’agricoltura 2010” presentato da Inea.

“E’ un dato di fatto - ha sottolineato il presidente dell’Inea Carlo Lino Rava - che le piccole aziende moriranno di morte naturale. Bisogna capire se ci sarà per loro la possibilità di un ampliamento o di una riorganizzazione”.

L’eccessiva frammentazione porta con sé problemi come la scarsa innovazione, la difficoltà di accedere ai fondi del Psr e la scarsa redditività. Tutti elementi che frenano la competitività del sistema Italia. “Solo un terzo delle aziende agricole - ha sottolineato Rava - presenta una redditività soddisfacente”.

Il rapporto Inea ha evidenziato invece come il 28,7% abbia una redditività bassa e il 23,1 medio bassa. Quindi, in oltre il 60% dei casi, avere un’impresa agricola “non conviene”. Le imprese a redditività alta sono solo il 32,8% e si concentrano per lo più al Nord Ovest o al Nord Est. “Si tratta principalmente di imprese che operano in serra o nel settore del tabacco”.

Nel 2009 per effetto della crisi il settore agricolo (agricoltura, silvicoltura, pesca) ha subito una flessione del valore della produzione, ai prezzi di base, di 8,3 punti percentuali a 47,5 miliardi di euro. A questo si è accompagnata una diminuzione della spesa per i consumi intermedi di circa cinque punti percentuali. Il valore aggiunto è, quindi, sceso dell’11,5% a 25 miliardi di euro.

Il rapporto conferma anche la marcata differenza fra la performance dell’agricoltura e dell’industria alimentare. Se la prima, infatti, ha visto una flessione del 11,5% molto meno marcate sono state le perdite della seconda che forte della sua natura anticiclica è rimasta sostanzialmente stabile. Per la produzione dei diversi comparti, in base a dati Istat, tengono bevande e tabacco con una contrazione dell’1,1%. Sempre nel 2009 per il commercio agroalimentare le esportazioni hanno fatto registrare un -8% e le importazioni -10%.

Il rapporto si è concentrato anche sulla volatilità dei prezzi. “Volatilità a cui le imprese italiane ed europee non erano abituate”, perché in qualche modo tutelate dalla politica agricola comune. Anche su questo punto però è stato fatto notare come negli ultimi quarant’anni i contributi all’agricoltura siano stati fortemente ridimensionati: “Nel 1970 - ha ricordato Rava - l’agricoltura pesava sul bilancio degli stati membri per l’89%. Ora si è scesi al 44%”.

Infine, Inea ha accompagnato al rapporto un focus su una filiera in particolare: quella della pasta. Il comparto pastaio rappresenta infatti una delle realtà più importanti dell’intera industria agroalimentare italiana dando lavoro a 250.000 imprese. Dall’Italia arriva il 42% della pasta prodotta nel mondo e il 63% di quella prodotta in Europa. Nel 2009 forte ridimensionamento dopo quotazioni del grano duro prossime ai 500 euro a tonnellata a febbraio/marzo 2008 si è scesi nel giro di sei mesi a meno di 200 euro. A due anni di distanza i prezzi non si sono ripresi e viaggiano ancora a 150 euro a tonnellata. Di fronte a questo quadro la produzione italiana si è ridotta di 3,7 milioni di tonnellate su una superficie di 1,2 milioni di ettari. Le importazioni cresciute a 2,2 milioni di tonnellate. “Questo caso - ha detto Rava - dimostra che serve una governance di filiera. Lì dove sono stati realizzati accordi di filiera le quotazioni hanno sicuramente retto meglio”.

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