
I dazi che agitano i mercati, i consumi che cambiano, i giovani e il salutismo, le nuove tendenze, ma soprattutto il futuro del vino: due grandi imprenditori italiani del wine & fashion, Renzo Rosso - patron di Diesel e di Only The Brave Group (che controlla, tra gli altri, brand del lusso come Maison Margiela, Marni, Jil Sander, Viktor&Rolf), oltre che fondatore della cantina Diesel Farm e di Brave Wine, holding con tenimenti in Sicilia e in Piemonte - e Sandro Veronesi, fondatore del Gruppo Oniverse (che raggruppa marchi come Calzedonia e Intimissimi, ma anche la catena di enoteche Signorvino) e produttore di vino con Oniwines e cantine in varie regioni (ultimo acquisto Villa Bucci, nelle Marche), a tu per tu con WineNews, a Vinitaly, sui temi più attuali del comparto.
Renzo Rosso, patron di Diesel, che, da Vicenza, ha reso il jeans made in Italy un’icona universale, e che fa parte di Only The Brave Group, la holding della moda e del lusso di cui è fondatore e che controlla marchi come Maison Margiela, Marni, Jil Sander, Viktor & Rolf e Amiri, è profondamente legato al suo territorio: è infatti sulle colline di Marostica, in Veneto, che sorge anche Diesel Farm, la “sartoria del vino”, grande passione di uno dei primi vip-vignerons italiani, che fa parte di Brave Wine, la holding dedicata al vino, con capitali anche in Benanti sull’Etna e nella griffe del Barolo Josetta Saffirio. A Renzo Rosso WineNews ha chiesto cosa dovrebbe fare il mondo del vino in un momento che vede i consumi in calo, perché si sta più attenti alla salute ed i giovani preferiscono bere altro. “Vengo dal mondo dell’abbigliamento, nel quale stiamo già attraversando questo momento - spiega Rosso - c’è meno affluenza e “traffico”, perché la destabilizzazione che sta avvenendo oggi globalmente per le guerre, per tutto quello che è il mondo economico e così via, ha fatto sì che ci siano meno persone nei negozi e che vanno a comprare”. Quindi che cosa si può fare? “Applicare al mondo del vino la stessa teoria che sto applicando in questo momento all’abbigliamento: con i cali dei consumi si deve lavorare su Crm (Customer Relationship Management, ovvero “gestione delle relazioni con i clienti”, ndr) e clienteling. Significa fare “educazione” ai clienti, fornirgli tutte le informazioni su chi sei, perché sei, tutto quello che fai, ovvero tutti gli ingredienti, l’amore che metti dentro quella bottiglia e quel bicchiere di vino, tutte queste cose incredibili che noi artigiani riusciamo a fare. Più informazioni dai al consumatore finale e più lo leghi a te, lo abbiamo visto nel mio “primo mondo”, che è quello dell’abbigliamento, dove con meno traffico riusciamo comunque a fare le vendite perché alziamo lo scontrino medio e la gente compra di più perché fidelizzata”.
Per quanto riguarda i no-low alcol, Renzo Rosso afferma: “sono ovviamente tendenze di mercato, certo che pensare di bere un bicchiere di vino senza alcol è un pò triste, diciamo che sarei abbastanza a favore di un minor contenuto di alcol. Sul no alcol penso: allora perché non prendere una Coca Cola o una Red Bull, avrebbe molto più senso”. Ma Renzo Rosso riflette anche sui dazi, che negli ultimi giorni sono diventati il tema centrale che attanaglia il mondo del vino, italiano ed europeo: “io spero che Giorgia Meloni, che adesso sta andando in America, riesca, anche con l’aiuto dell'Europa - perché da sola non lo può fare - ad abbassare un pò queste percentuali che sicuramente sono pesanti, e saranno pesanti soprattutto per quelle cantine che non hanno un nome e che vendono solamente un prodotto e basta. Chi invece ha la fortuna di avere un brand può lavorare in maniera diversa, agendo molto più sul posizionamento e risentire in maniera inferiore della pesantezza del dazio”. Ma è ancora una buona idea investire in vino? “Il vino dà proprio la partecipazione alla socializzazione, allo stare bene - afferma Renzo Rosso - un bicchiere di vino dà più naturalezza nel dialogo, ti fa sentire meglio e poi cosa sarebbe una cena o un cibo, se alla fine non degusti un sorso di vino? Per questo sono un grande sostenitore del vino, sto lavorando e investendo molto nelle nostre cantine sotto due aspetti: il primo è sulla qualità, perché oggi stiamo anche usando l’Intelligenza artificiale e la tecnologia per una qualità sempre più alta. Ritengo che con la qualità si vinca: nella moda per esempio sto vincendo proprio perché sto lavorando sulla creatività, e lo stesso voglio fare nel vino. Poi investiamo anche in un altro aspetto, ovvero fare cantine belle: questo migliora l’interazione tra i visitatori e la cantina, crea un buon rapporto, fa vedere chi sei veramente”. Sulla possibilità di aggiungere altre aziende a quelle che già possiede, Renzo Rosso chiude dicendo “mi manca sicuramente qualche gioiello, ci sto lavorando e speriamo che arrivi prima o poi”.
Sandro Veronesi è uno dei più importanti imprenditori italiani, patron del Gruppo Oniverse, ex Calzedonia, di cui fa parte anche la catena di enoteche Signorvino. E che, in un percorso a ritroso, dallo scaffale alla vigna, è anche produttore di vino con Oniwines, le cantine La Giuva in Valpolicella, fondata nei primi anni Duemila dall’ex allenatore Alberto Malesani, Tenimenti Leone nei Castelli Romani, Podere Guardia Grande ad Alghero, di Villa Bucci, “perla” del Verdicchio delle Marche, ultima acquisizione della famiglia Veronesi, e in attesa di aprire anche una cantina nel Trentodoc. Sul tema giovani e consumi in calo, Sandro Veronesi spiega che i giovani stanno più attenti alla salute e preferiscono, stando a quello che dicono le ricerche, bere altro. “Ma bisogna continuare a credere, continuare a investire. Le crisi sono passeggeri in tutti i settori - spiega Veronesi - e poi la crisi di un settore non è necessariamente la crisi di tutte le aziende del settore, ma chi ci crede, chi vuole andare avanti, chi ha più forza, soprattutto d’animo, di poter continuare a investire può approfittare dei momenti anche di crisi”
E per quanto riguarda il tema no-low alcol? “Penso tutto il male possibile - dice Sandro Veronesi - perché uno può bere quello che vuole, ma non è vino, sono altre cose. Uno può bere Coca Cola, può bere Sprite, può bere qualsiasi altra cosa, ma il vino nasce, dai tempi dei tempi, dalla fermentazione dell’uva e ha una piccola parte di alcol, ma anche tante altre cose. Concentrarsi sul contenuto di alcol porta fuori strada, è completamente sbagliato”. Riguardo ai dazi Sandro Veronesi si dice ottimista: “faccio l’imprenditore, sono ottimista di natura. I temporali arrivano, passano e bisogna portare pazienza”.
Ma alla luce di tutto questo e anche del fatto che il vino è la bevanda culturale per eccellenza e che è economia, lavoro, turismo per tutti i nostri territori, è ancora una buona idea investire in vino? “Secondo me sì - afferma Veronesi - il primo miracolo di Gesù è che ha trasformato l’acqua in vino alle nozze di Cana. Se avesse pensato che era una cosa che fa male avrebbe fatto dell’altro, magari della Coca Cola”. Veronesi si augura per il futuro di aggiungere altri gioielli al proprio mosaico di aziende, se questi “si rendono disponibili e si trovano ancora”.
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