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MEDIA

“Report” è tornato a parlare del mondo del vino, facendo discutere, ancora una volta

Nel servizio della trasmissione Rai “In vino non veritas” sotto i riflettori le attività di cantine e del “Gambero Rosso”, che ha replicato duramente
GAMBERO ROSSO, RAI 3, REPORT, TV, Italia
Vino, “Report” torna all’attacco, anche del “Gambero Rosso”, che risponde

La famosa trasmissione “Report” (domenica 29 giugno) su “Rai3” è tornata, ancora una volta, a parlare del mondo vino (dopo un “break” sulla birra, il 14 giugno), con il suo solito taglio di inchiesta, riallacciandosi ad un filone aperto qualche settimana fa, da un servizio in cui, facendo molto discutere, soprattutto tra gli addetti ai lavori, denunciava come alcune prestigiose cantine di Toscana, per alcuni dei loro vini - secondo la tesi del servizio curato, allora (era Dicembre 2024) come oggi, da Emanuele Bellano - abbiano utilizzato non uve e vini di proprietà, come dichiarato dagli stessi produttori su etichette e siti internet, ma vini sfusi acquistati (operazioni, comunque, tecnicamente consentite), in particolare, da Cantine Borghi (ma non solo), tornando a chiamare in causa, in questo ultimo servizio, cantine come la storica Ruffino, che ha respinto le accuse con una nota inviata a “Report”, e Tenuta di Artimino. Ed anche Domini Castellare di Castellina, l’azienda di Paolo Panerai, che, tra le altre cose, è il maggior azionista, come peraltro è noto, del “Gambero Rosso”, che, nel servizio, dal titolo “In vino non veritas”, la squadra guidata dal giornalista Sigfrido Ranucci, tra le altre cose, ha messo nel mirino.
Nella trasmissione “Report” hanno spiegato Sigfrido Ranucci da studio (sottolineando anche come il “Gambero Rosso” avesse aspramente criticato le ultime inchieste sul vino di “Report”) ed il giornalista Emanuele Bellano poi nel servizio, ad essere, in particolare, sotto i riflettori è stata l’attività di promozione ed i tour all’estero, organizzati dal “Gambero Rosso”, pagati dai produttori i cui vini, poi, ha sottolineato “Report”, devono essere giudicati dai critici del “Gambero Rosso”, sostenendo (anche con testimonianze, in parte anonime ed a volto coperto, e in parte no) che partecipare a queste attività serva ai produttori ad ottenere l’ambito premio dei “Tre Bicchieri” o quanto meno ad entrare nelle grazie del “Gambero Rosso”. Accusa che, nello stesso servizio di “Report”, in particolare, il consigliere delegato Gambero Rosso Spa, Luigi Salerno ha respinto, sottolineando che i servizi a pagamento oggetto del servizio vengono proposti soltanto alle aziende già premiate, anche se, ha voluto evidenziare ancora “Report”, ci sarebbero delle incongruenze su questo.
Ennesima puntata, dunque, che la trasmissione Rai3 “Report” ha voluto dedicare al settore, e che, con ogni probabilità, non sarà l’ultima. Intanto, però, è arrivata anche una nota di risposta ufficiale da parte del “Gambero Rosso”, in cui il più grande gruppo editoriale del wine & food italiano (e società anche quotata in Borsa, ndr), con un articolo, del 2 luglio, dal titolo “Ecco tutto quello che “Report” non ha detto. La replica del Gambero Rosso”, firmato dal direttore editoriale Lorenzo Ruggeri (intervistato anche dallo stesso “Report”, come si è visto nel servizio), in cui, tra le altre cose, si legge che “abbiamo toccato con mano un format televisivo esplicitamente vendicativo. Qualcosa di inusuale, certo, ma anche molto riconoscibile. La redazione di “Report” ha deciso di aprire un contenzioso con il “Gambero Rosso” per alcune critiche pubbliche, motivate, documentate. La ragione di quei testi? “Report” ha parlato di vino in modo a dir poco approssimativo. La sensazione, sin dalle prime interviste, era chiara: nessun elemento contrario alla tesi iniziale avrebbe trovato spazio. È il “metodo Report”: montaggio strumentale, testimonianze a volto coperto, elementi di contorno per creare indignazione. Tutto ciò che può disturbare la cultura del sospetto, viene chirurgicamente eliminato”, scrive il direttore editoriale Ruggeri. In un testo in cui il “Gambero Rosso” difende il valore e il metodo di realizzazione della sua guida e del suo simbolo più importante, i “Tre Bicchieri”, e puntualizzando che, nel servizio di “Report”, “ci abbiamo messo la faccia, nelle interviste come ogni giorno. Senza porre alcuna condizione perché non abbiamo nulla da nascondere. Siamo un’azienda privata che si sostiene in un contesto economico complesso. La vendita di pacchetti commerciali e pubblicitari - raccontata in modo parziale nonostante avessimo fornito, in più fasi, piena documentazione - è in realtà funzionale all’indipendenza del giudizio, che rivendichiamo con la massima veemenza su tutti i nostri prodotti editoriali”.
Una posizione, poi, ribadita anche sul settimanale “Tre Bicchieri”, sempre dal “Gambero Rosso” (3 luglio): “Quale è il problema di “Report” con il vino italiano? È quello che il settore si chiede da mesi - scrive Loredana Sottile - da quando, cioè, è andato in onda il primo servizio della premiata ditta Ranucci-Bellano che ha dato inizio alla saga del “Vino cattivo”. Ed è quello che ci siamo chiesti più volte anche noi, nel modo che ci è più congeniale: scrivendo degli articoli e provando a fare chiarezza lì dove andava fatta o ponendoci degli interrogativi là dove i temi aprivano a delle riflessioni più ampie e anche condivisibili. Grave errore. Perché è allora che, a nostra insaputa, siamo stati scelti come attori della stessa saga. Nella parte dei malvagi da smascherare, ovviamente. Se è il prezzo da pagare per aver osato contraddire il tribunale di Raitre, ne siamo onorati. Anzi, ci dichiariamo colpevoli di aver affermato che no, il vino non si fa in laboratorio e non si costruisce su misura. Al contrario delle inchieste di “Report”. Per noi V sta per vino, non per vendetta”.
“Viviamo il vino - ha scritto, nei giorni scorsi, il direttore editoriale del “Gambero Rosso”, Lorenzo Ruggeri - come una missione, un’identità culturale che raccontiamo dal 1987. Facciamo corsi di formazione, organizziamo eventi in Italia e all’estero: 35 tappe internazionali ogni anno. Portiamo il gusto italiano nel mondo, con seminari, degustazioni, confronti con la stampa. Valorizziamo l’autentica cucina italiana all’estero per stimolare i ristoratori a investire sulla qualità. E lo facciamo con un sistema chiaro, trasparente e verificabile”.

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