Il valore ambientale, economico e sociale di “Terra Madre Salone del Gusto 2016” a Torino? Lo ha calcolato Slow Food grazie al Systemic Event Design (SEeD), progetto - “Sostenibilità in Città!” il leitmotiv - ideato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, con la collaborazione di Design Politecnico di Torino, Università di Torino e il supporto di Turismo Torino, applicato al più importante evento promosso dalla Chiocciola, nella nuova formula in città e ad accesso libero, fuori dal polo fieristico del Lingotto. Che è stato un campo di prova per un progetto che intende studiare e proporre dinamiche rivolte ai grandi eventi culturali, e che, dalla prima applicazione nel 2006, amplia l’analisi focalizzandosi non solo sull’impatto ambientale, traendone spunto per realizzare ogni nuova edizione. Il 52% dei visitatori intervistati ha dichiarato di aver partecipato ad almeno una delle edizioni passate, mentre per il 48% si è trattato della prima volta. I princìpi condivisi sul piano ambientale, sociale e culturale si sono affermati come bene comune da coltivare e condividere insieme. E, cnsiderando gli afflussi complessivi riportati dalle fonti di stampa (che oscillano tra 750.000 e 1.000.000 di persone), che, avendo valori differenti, generano risultati diversi, si stima che l’impatto economico oscilli tra i 28 e i 38 milioni di euro sulla città di Torino.
Il concetto di sostenibilità economica non dovrebbe essere mai separato da quello di sostenibilità ambientale, dal valore ambientale di un gesto, di una scelta progettuale, di quella che potrebbe essere un’unità di misura utile a tradurre in numeri la sostenibilità di un sistema complesso senza banalizzarlo. A partire dal 2006 l’Università di Scienze Gastronomiche e Design Politecnico di Torino hanno stimato che la sostenibilità ambientale sia aumentata del 45%. In questa edizione di Terra Madre Salone del Gusto è stato raggiunto il 70,42% di raccolta differenziata, con una media del 90% di purezza del rifiuto, evitando così una spesa collettiva di 6,780 euro per il loro smaltimento. Per portare solo un paio di esempi, basti pensare che l’evento ha recuperato 17 tonnellate di carta e cartone, pari a un risparmio, se paragonato alla produzione di carta vergine, di 255 alberi, 7,4 milioni di litri d’acqua e 83.300 kWh di energia elettrica. Avendo inoltre avviato a corretto riciclo 10 tonnellate di plastica, abbiamo risparmiato 35 tonnellate di petrolio, l’equivalente dell’energia usata da 150 frigoriferi in un anno. Alla raccolta differenziata dei rifiuti si aggiunge quella di 1,3 tonnellate di oli esausti nelle cucine e Food truck, evitando, a differenza dello smaltimento nel lavandino, di rendere non potabili 130 milioni di litri d’acqua. Con il Banco Alimentare due tonnellate di derrate alimentari sono state recuperate e donate ai più bisognosi, per un valore economico pari a 8.000 euro. Rispetto alle precedenti edizioni indoor, il consumo dell’acqua pubblica è stato favorito in questa nuova formula dalle tante fontanelle, i Toret, presenti all’interno della città, mentre Smat ha supportato l’evento attraverso l’installazione e la fornitura di sei colonnine di rete, erogando complessivamente 51.000 litri d’acqua che si traducono in un risparmio di 102.000 bottigliette di plastica da mezzo litro. Le emissioni di CO2 sono state ridotte in vari modi e in particolare grazie all’utilizzo di prodotti creati con materiali biodegradabili e compostabili, l’adozione di Green Pallet Palm per gli allestimenti, la fornitura elettrica da fonti rinnovabili, la raccolta differenziata, e in generale grazie a una progettazione orientata all’efficienza e alla sostenibilità per quanto riguarda la logistica delle merci e la mobilità delle persone. Il fabbisogno energetico fieristico è stato soddisfatto in gran parte immettendo nel circuito nazionale un quantitativo di energia pari a 338,4 MWh proveniente quasi esclusivamente da fonti rinnovabili (idrica e solare) o assimilata (cogenerazione ad alto rendimento), con un risparmio di circa 121,14 t di CO2.
L’analisi dell’impatto economico, realizzata da Management Università degli Studi di Torino con Turismo Torino e Provincia, ha permesso di determinare gli effetti attivati nell’economia di mercato del territorio, considerando, inoltre, quelli derivanti dall’economia di reciprocità. Quest’ultima è legata all’appartenenza al mondo Slow Food o alla sensibilità rispetto alla manifestazione, che ha creato un network di volontari attivi durante l’evento, una rete di ospitalità e altri benefit correlati. Dai dati raccolti tra 448 esercizi commerciali della città, emerge come l’evento abbia portato un incremento del lavoro sul territorio. La maggioranza delle persone si è fermata a Torino più di un giorno, con una spesa media di 38 euro. Risultano positivi anche i dati relativi all’uso di bus turistici, metropolitana, taxi e dello scalo di Torino Caselle, che registra una crescita di passeggeri pari al 30% sull’edizione 2014. Considerando gli afflussi complessivi riportati dalle fonti di stampa (che oscillano tra 750.000 e 1.000.000 di persone) che, avendo valori differenti, generano risultati diversi, si stima che l’impatto economico oscilli tra i 28 e i 38 milioni di euro sulla città di Torino. In ogni caso è evidente l’aumento della ricaduta economica generata dalle spese del pubblico sul territorio, se confrontata con i 9,2 milioni di euro stimati per l’edizione 2012.
L’evento per le strade e le piazze di Torino è stato per Slow Food una scommessa politica, culturale, sociale: la volontà di affermare che un cibo di qualità deve essere un diritto di tutti e tutti devono poter dunque esserne partecipi. L’elaborazione di questi dati è stata condotta da Omero e LabNET dell’Università degli Studi di Torino. Per i visitatori Slow Food è associata all’educazione alimentare (51%), alla rete dei contadini (35%) e alla sostenibilità (35%) e si stima che il 54% abbia acquistato un prodotto dei Presìdi Slow Food o delle Comunità del cibo di Terra Madre. Positivi i riscontri dei volontari e di chi ha ospitato i delegati della rete, dove la stragrande maggioranza ha dichiarato di aver mantenuto i rapporti con persone conosciute nelle passate edizioni e di voler rifare l’esperienza, mentre circa il 20% ha cambiato la propria posizione rispetto al cibo. Per i delegati Terra Madre Salone del Gusto è stata un’occasione importante per trovare motivazioni e stimoli per la propria attività. Ne è risultata una rete di reti che ha coinvolto 71 nazionalità diverse creando un legame tra razze, religioni ed esperienze. Interessante anche l’analisi dei valori alla base dei comportamenti dei visitatori, per cui è emersa una spiccata attenzione a processi di produzione e tecniche di lavorazione rispettosi dell’ambiente e dei lavoratori. Per quanto riguarda le relazioni virtuali, invece, sono stati analizzati i social media. Le discussioni su Twitter, ad esempio, hanno dato vita a 23.612 tweet coinvolgendo 200 milioni di followers diretti e indiretti da molti Paesi e insieme agli altri social comunemente utilizzati hanno trasformato Torino nei giorni dell’evento in un Hub per la rete sul tema del cibo.
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