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RICERCHE SCIENTIFICA & MERCATO - IL CAFFE’ E’ IL CIBO DELLA MENTE: LO CONFERMANO LE NUOVE RICERCHE SCIENTIFICHE ... TUTTI I DATI SUL MONDO DEL CAFFE’

Sempre più studi forniscono evidenze relative alla capacità del caffè nel contribuire al mantenimento delle funzionalità cognitive. Un’ulteriore conferma arriverebbe da uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition, il quale suggerisce che il consumo moderato e regolare di caffè sarebbe in grado di rallentare il naturale declino cerebrale nelle persone anziane.
Quasi 676 uomini sani nati tra il 1900 e il 1920 sono stati seguiti per 10 anni; il consumo di caffè è stato valutato in base al numero di tazze bevute ogni giorno, mentre le funzioni cognitive sono state testate con il Mini-Mental State Examination (MMSE), esame che valuta le performance mentali sulla base di un punteggio da 0 a 30, dove il valore più elevato corrisponde a una migliore performance.
In tutti i gruppi di consumo è stata riscontrata una riduzione delle funzioni cognitive (entro un certo limite fa parte del normale processo di invecchiamento), tuttavia, mentre i partecipanti che avevano dichiarato un consumo regolare di caffè, nel corso dei 10 anni di studio hanno ridotto le proprie capacità intellettuali di 1,2 punti al MMSE, i non-consumatori hanno ridotto le loro performance cerebrali di 2,6 punti.
In generale, dallo studio è emersa una relazione inversa tra la quantità di caffè consumato quotidianamente e il declino cognitivo, che è risultato essere minore (-0,6 punti al MMSE) in coloro che bevevano 3 tazze di caffè al giorno. Nei partecipanti che non avevano l’abitudine di bere caffè, invece, è stata evidenziata una riduzione 4,3 volte maggiore delle funzioni cognitive.
Fonte: Beverfood e www.nutrition-foundation.it

Il ritratto - Il caffe’ nel mondo: nel 2005, meno produzione e rialzo dei prezzi
La crisi dei prezzi del caffè, iniziata nel 1998 e protrattasi fino al 2003, ha avuto una svolta positiva nel 2004 e si è consolidata ulteriormente nel 2005, grazie ad un migliore equilibrio tra domanda ed offerta. In accordo con le valutazioni Ico, nel 2005 la produzione mondiale di caffè verde si è attestata intorno ai 107 milioni di sacchi (1 sacco = 60 kg), con una flessione di oltre il 6% sul 2004.
Nelle prime quattro posizioni di paesi produttori si confermano: Brasile (33,4 milioni di sacchi), Vietnam (11 milioni di sacchi), Colombia (11 milioni di sacchi) e Indonesia (8,3 milioni di sacchi). Nell’assieme questi quattro Paesi rappresentano circa il 60% del totale prodotto nel mondo, anche se nel corso del 2005 hanno accusato complessivamente un calo di 9 milioni di sacchi. Contestualmente si è avuta una riduzione delle scorte sia nei Paesi esportatori che nei paesi importatori e, grazie anche al fatto che i consumi si mantengono nel complesso sostenuti, si è generata una situazione favorevole al rialzo dei prezzi.
La media del prezzo indicativo composto dell’Ico nel corso dell’annata del caffè 2005/06 è stato di 91,43 US cents per libbra contro 85,30 dell’annata 2004-05 e 57,77 dell’annata 2003-04. Quindi in sole due annate si è avuto un recupero di oltre il 58%. Si tenga conto che nel quinquennio precedente alla crisi (1994-1998) il prezzo medio del caffè si era mantenuto quasi costantemente al disopra dei 100 cent per libbra. I consumi mondiali sono costantemente cresciuti negli ultimi anni, con una battuta d’arresto nel 2005; per il 2006 l’Ico prevede una ripresa della crescita a 117 milioni di sacchi.
I primi quattro paesi consumatori sono: Stati Uniti (20, 8 milioni di sacchi di caffè verde equivalente), Brasile (circa 16 milioni di sacchi), Germania (8,1 milioni), Giappone (7,2 milioni). Nell’assieme questi quattro paesi assorbono il 45% del totale consumo mondiale. L’Italia (con circa 5,5 milioni di sacchi) si colloca al quinto posto nella graduatoria mondiale.

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