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RIFORMA DEL REGOLAMENTO DEL SETTORE DEL BIOLOGICO EUROPEO NELLA PROPOSTA DEL COMMISSARIO CIOLOS: ECCO COSA POTREBBE CAMBIARE. FOCUS: IL COMMENTO BY CONFAGRICOLTURA: “PASSO AVANTI, MA CON MOLTI INTERROGATIVI”

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La riforma del biologico in Europa

“Il consumo di prodotti biologici in Europa é quadruplicato in 10 anni. Ogni anno mezzo milione di ettari di terreno agricolo nell’Ue viene convertito a produzione biologica, ma gli agricoltori sono bene lontani dal soddisfare le richieste dei consumatori che devono accontentarsi del biologico importato con standard qualitativi non sempre conformi alle rigide regole europee”. Così il Commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos, ha annunciato la sua proposta di riforma del regolamento sul Biologico, che punta in primis ad armonizzare ancora di più le regole, sui temi chiave, per tutti i Paesi europei. Una proposta che, ovviamente, apre il dibattito e sulla quale dovrà essere trovata una quadra che sia il miglior compromesso tra le esigenze dei produttori e quelle dei consumatori.

Focus - “Un passo avanti, ma con molti interrogativi”: ecco il commento Confagricoltura
“Un passo avanti, ma con molti interrogativi”: èil commento di Confagricoltura sulla bozza di nuovo regolamento del biologico, presentata dalla Commissione europea.
“Se da un lato - spiega l’organizzazione agricola - il testo permette infatti al mondo del biologico di aprirsi anche ad altri temi della sostenibilità, quale l’uso dell’acqua e dell’energia, dall’altro enuncia solo i principi generali del sistema bio, rimandando la parte applicativa ad atti delegati. Una procedura che, di fatto, esclude qualsiasi tipo di confronto con le associazioni degli imprenditori. Una filiera cosi importante come quella del biologico ha bisogno di regole condivise e non di atti delegati”.
Confagricoltura ricorda il caso, nel dicembre 2013, dall’atto delegato che ha dettato le regole per l’etichettatura delle carni suine, avicole e ovine, che non ha certo seguito gli interessi dei consumatori e degli imprenditori agricoli. E anche sul capitolo dei controlli non sono state risolte le questioni fondamentali che sono state la causa degli scandali degli ultimi anni. E’ infatti rimasto in vigore il principio di equivalenza per l’importazione dei prodotti biologici da Paesi terzi che sostanzialmente permette la pratica delle triangolazioni e mina tutto il mercato europeo del biologico.
“L’Italia è uno dei Paesi più importanti per la produzione e trasformazione del biologico - ricorda Confagricoltura - ed al sesto posto nella classifica mondiale per superfici dedicate e al primo in Europa, mentre figura in ottava posizione per numero di aziende agricole biologiche al livello mondiale e sempre prima in Europa. In Italia il 3% del totale delle aziende agricole è biologico, con quasi il 9% della superficie agricola utilizzata (Sau). Tra esportazioni e consumi interni, il giro d’affari complessivo del biologico ammonta in Italia, secondo gli ultimi dati Fibl-Ifoma, a 1,9 miliardi di euro (3,1 se si considera anche l’export) ed ha un peso sul valore totale del mercato europeo del bio dell’8%. Un fatturato che pone l’Italia al quarto posto al livello europeo, dietro Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale.
La dinamicità del settore è testimoniata dall’andamento dei consumi interni. Numeri come quelli del bio, che nei primi dieci mesi del 2013 hanno visto crescere del 7,5% la spesa domestica (+30% nell’ultimo decennio), rappresentano una rarità in un panorama nazionale che sul fronte dei consumi mostra andamenti fortemente negativi in tutti i settori, alimentare compreso. Dati che fanno riflettere - conclude Confagricoltura - e che la dicono lunga sull’importanza di questo regolamento, che speriamo venga ripreso e discusso durante il prossimo semestre italiano in maniera più approfondita e con meno deleghe in bianco alla Commissione europea”.

Focus - La riforma proposta dal Commissario Ue Dacian Ciolos sul biologico

La riforma proposta dal Commissario Ue Dacian Ciolos, oltre ad aprire il biologico ai piccoli produttori, punta a eliminare le deroghe per creare una concorrenza più leale all’interno e all’esterno dell’Ue. Ecco i principali elementi.
Ogm-Free: il biologico é per definizione privo di Ogm. Tuttavia, ai fini dell’etichettatura, é tollerata una presenza accidentale e non intenzionale di Ogm autorizzati nell’Ue, nella misura dello 0,9% per ingrediente. Per il biologico però c’é l’obbligo di individuare la causa della presenza di Ogm.
Aziende: no alle aziende agricole miste, dove in parte si produce biologico e in parte no, per favorirne controlli.
Controlli: vengono estesi a tutta la filiera senza eccezione, dai produttori ai trasformatori ai distributori. Decade la deroga alla distribuzione per i prodotti pre-confezionati. I controlli saranno mirati dove i rischi sono maggiori.
Pesticidi: la presenta di residui sarà armonizzata nell’Ue per permettere una concorrenza leale tra Stati membri.
Applicazione: é previsto un periodo transitorio fino al 2021 per le sementi e per gli animali da riproduzione. Per gli altri settori la riforma dovrebbe essere operativa nel 2017.
Mangimi: dall’entrata in vigore della riforma, il 100% dei mangimi utilizzati dovrà essere bio. Nell’allevamento non é più permesso, nella fase finale dell’ingrasso, mantenere fermo il bestiame nelle stalle.
Importazioni: Attualmente l’Ue accetta come equivalenti 60 tipi di standard biologici dei Paesi terzi. Per il futuro ci vorrà la conformità alle regole Ue da parte dei Paesi terzi.
Prodotti Trasformati: il logo bio sugli alimenti trasformati garantisce che almeno il 95% del prodotto é biologico. I trasformatori dovranno introdurre procedure di gestione ambientali (ad esempio, sotto il profilo energetico e idrico).
Certificazione bio: si dà la possibilità ai piccoli produttori (la cui azienda non supera 5 ettari) di convertirsi al biologico aderendo ad un regime di certificazione di gruppo. Bruxelles preme sugli Stati membri affinché venga anche attivata la certificazione elettronica per migliorare i controlli.
Esportazioni: nel capitolo sugli accordi internazionali la Commissione ha la possibilità di negoziare l’export europeo di prodotti bio e non solo le importazioni, come avviene ora.
Riconversione retroattiva a bio: non sarà più possibile ottenerla, salvo per le terre non coltivate per la durata della riconversione che é di due anni per pascoli e culture arabili e di 3 anni per le colture permanenti, come i frutteti e vigneti.
Acquacoltura: anche per il settore é vietata la riconversione retroattiva, ma si prevede di estendere al 2021 la deroga per utilizzare a fini riproduttivi giovanili non biologici.

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