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DOP E IGP, CHIAVI DEL FUTURO

Ripartire dall’origine: le Dop e le Igp al centro del rilancio dell’agroalimentare italiano

Nell’incontro di Origin Italia, la Ministra Bellanova: “serve alleanza tra mondo delle Indicazioni Geografiche e quello della Gdo”
CIA AGRICOLTORI ITALIANI, Coldiretti, Confagricoltura, DOP, IGP, ORIGIN ITALIA, TERESA BELLANOVA, Non Solo Vino
Il Parmigiano, il prodotto Dop del made in Italy più venduto nel mondo

Ripartire dall’origine, intesa come quella delle eccellenze del made in Italy agrolimentari, Dop e Igp. È la strada tracciata per il rilancio dell’agroalimentare di qualità made in Italy, secondo imprese ed istituzioni, disegnata nel webinar firmato da Origin Italia (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche). Un rilancio in cui le Indicazioni Geografiche dovranno giocare un ruolo fondamentale partendo dal loro peso economico e sociale che hanno per il settore primario. Una sfida che richiede unità e da giocare su due tavoli, in primis in quello europeo che vede la Pac e il sistema di etichettatura degli alimenti come argomenti “caldi”, ma anche in quello interno visto che ci troviamo in un periodo in cui la chiusura prima totale ed ora parziale dei canali Horeca spinge le filiere Dop ed Igp a trovare nuovi sbocchi come, ad esempio, quello della gdo.
Nel dibattito i principali stakeholder del settore agroalimentare italiano, oltre al mondo della politica, compresa la Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, che ha rimarcato l’importanza di “tutelare di più e meglio le eccellenze e la qualità. Il sistema delle indicazioni geografiche è un asse fondamentale delle politiche di sviluppo agroalimentari del Paese. Serve una alleanza del mondo delle indicazioni geografiche con quello della grande distribuzione per dare risposte alle difficoltà che stiamo attraversando”. Un altro problema, affontato nel webinar, da affrontare è quello dell’Italian Sounding, che ha acquisito una dimensione enorme a livello internazionale. “Siamo sotto attacco, i nostri prodotti vengono copiati e i dati sono terrificanti - ha spiegato Gianpaolo Vallardi, presidente della Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica - ma questo fa emergere la forza dei nostri prodotti. Come Governo dobbiamo valorizzarli ancora di più, c’è bisogno di fare squadra e di investire nella cultura e nella conoscenza alimentare, serve far capire che i nostri prodotti sono meglio di quelli stranieri”.
Secondo Maurizio Martina, già Ministro delle Politiche Agricole e ora deputato Pd, “dobbiamo presidiare il fronte europeo” aggiungendo che nel nostro Paese “finalmente si ragiona in termini di filiera in maniera più convinta rispetto al passato”.
Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha parlato della “volontà di aumentare la produzione nazionale” per migliorare anche determinate aree urbane. Perché agricoltura è lavoro, paesaggio e anche riqualificazione degli spazi. Se la filiera delle indicazioni geografiche viene universalmente vista come un motore di sviluppo economico, il messaggio che però viene mandato alla politica è quello di avere, più delle risorse economiche, delle regole chiare in modo da liberare le potenzialità dei prodotti.
Organizzazione è un altro concetto chiave da avere in mente per il presente e per il futuro perché, come ha sottolineato Paolo De Castro (Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo), “non c’è competitività se non si è ben organizzati”. De Castro ha anche rilevato l’esigenza di “rendere più forti i Consorzi di tutela”. Per Alessia Morani, sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico, “dobbiamo porci tre obiettivi principali: il primo è fornire supporto agli imprenditori italiani sui mercati esteri; il secondo è rafforzare il presidio dei mercati esteri con azioni di enforcement e sensibilizzazione; il terzo è creare una rete estera di supporto alle imprese che vogliono tutelare all’estero i propri diritti di proprietà industriale”.
Le occasioni da sfruttare per le Dop e le Igp arrivano, quando potrà ripartire nella sua pienezza, anche dal “turismo enogastronomico - ha spiegato Cesare Baldrighi, presidente Origin Italia - che ha assunto un ruolo fondamentale. Su questo aspetto dobbiamo lavorare” . Una vetrina che arriva anche dal mondo della ristorazione come dimostra il caso di McDonald’s Italia. “Nei nostri 600 punti vendita in Italia - commenta Tommaso Valle (McDonald’s Italia) - ogni giorno serviamo 1 milione di persone. Abbiamo collaborato con 15 Consorzi di tutela, 3.000 tonnellate di prodotti Dop e Igp sono finiti nei nostri hamburger. Questo settore spesso viene considerato come voluttuario ma è sbagliato perché, oltre a produrre fatturato e lavoro, soddisfa un terzo dei consumi alimentari degli italiani. La ristorazione va considerata come il punto finale di una filiera lunga che genera valore al Paese”.
Tra gli obiettivi da raggiungere, evidenziati da Coldiretti, attraverso il presidente Ettore Prandini “c’è quello di essere presenti nei mercati di tutto il mondo creando anche le condizioni per cui le piccole Dop possano avere le stesse opportunità di crescita per creare valore aggiunto ed occupazione”. Le denominazioni di origine hanno anche le carte in regola per essere protagoniste nel “nuovo patto verde” contro i cambiamenti climatici. “L’agroalimentare - sono le parole di Dino Scanavino, presidente Cia/Agricoltori Italiani - è un sistema che già ha le caratteristiche per far fronte alle sfide del Green New Deal. Questo è un elemento di forza che noi abbiamo e che dobbiamo ancora potenziare per essere grandi protagonisti e anche per far scuola in un mondo in cui sta avanzando l’idea di etichettare tutto per non etichettare nulla. Il sistema delle denominazioni di orgini incontra il Green New Deal in un modo straordinariamente potente e può diventare protagonista di un nuovo percorso”. Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, partendo dai numeri, ha spiegato che: “il patrimonio dei sistemi di denominazione ha superato i 16 miliardi in valore con una crescita del 6%. Un sistema economico fortemente esposto sull’export, di questi 16 miliardi oltre 9 sono esportati. In termini di crescita molto bisogna fare al Centro-Sud, oggi il sistema agroalimentare nazionale è in grado di raggiungere un grado di autosufficienza alimentare prossimo al 75%: l’Italia ha una forte agricoltura ma deve avere un’agricoltura ancora più forte”.

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