- Una nuova minaccia s'intravede all’orizzonte per un prodotto tipico del “made in Italy”: il vino. C’è, infatti, dietro l’angolo la proposta di direttiva europea che prevede nuove procedure d'autorizzazione per l’introduzione d'organismi geneticamente modificati nella coltivazione della vite. Questo nuovo affondo contro un prodotto italiano, e non solo, porta ancora una volta nel senso della scarsa valorizzazione delle specialità nazionali ed introduce una sorta di deregulation in materia di utilizzazione degli organismi geneticamente modificati nella coltivazione delle vite. Talee ed innesti geneticamente modificati, poi, arrivano proprio mentre l’Unione Europea sta studiando le procedure di controllo più rigorose per la coltivazione e la commercializzazione degli Ogm: “ecco - dicono i Verdi - che già si cerca clamorosamente di svincolare dall’applicazione di queste norme uno dei grandi settori della produzione agricola”. La scelta di rendere possibile la modifica genetica delle varietà di viti si trova in una proposta di direttiva dal titolo molto rassicurante: si tratta della commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite.
I Verdi annunciano “una battaglia durissima al Parlamento Europeo e nelle sedi nazionali per evitare una sconfitta dei diritti dei consumatori e per tutelare la peculiarità dei prodotti italiani”. Discordanti i giudizi degli esperti: il professor Leonardo Valenti dell'Università d'Agraria di Milano dice che "il vino è un prodotto trasformato, che passa cioè attraverso la fermentazione che consente quindi l'eliminazione d'eventuali residui esistenti. Personalmente, sono per la sperimentazione: la vite non è l'ortofrutta, che finisce direttamente in tavola"; Ezio Rivella, uno dei più famosi enologi italiani, apostrofa questa direttiva europea, ancora allo studio, come "una proposta davvero strampalata"
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