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RIVELLA SMENTISCE DI ESSERE CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSORZIO DEL BRUNELLO

"Non ho alcuna intenzione di andare a fare il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino". Lo ha comunicato a WineNews Ezio Rivella, il fondatore ed ormai ex amministratore delegato della Castello Banfi, in risposta alle voci che lo vorrebbero a marzo al vertice del Consorzio del Brunello di Montalcino. "Devo lavorare alle mie aziende ... e poi chissà che in futuro non ci possa essere qualche altro incarico di livello nazionale, ben più rilevante ...".

Ezio Rivella, inoltre, in risposta ad un articolo, afferma che la sua presidenza quinquennale del Comitato Nazionale dei Vini Doc "è stata la più attiva dalla fondazione di questa Repubblica”. “Ho cercato di dirigere l’orchestra con il massimo impegno nella bacchetta, pur seguendo lo spirito e la legge. Quando fui insediato alla presidenza del Comitato – spiega Ezio Rivella - c’era la nuova legge 164/92 da applicare, ed il settore vitivinicolo versava in cattive condizioni. L’allora Ministro delle Politiche Agricole Sen. Diana mi pose il quesito del perché i produttori viticoli utilizzavano così poco le Doc: su di un potenziale teorico vicino al 50% del totale, la rivendicazione alla produzione era circa l’8%, comprese le Doc storiche (circa 40), che hanno sempre funzionato. Oggi siamo arrivati ad oltre il 20%, il che prova che tutto quel lavoro non è stato inutile. Il problema era ed è che la maggioranza delle Doc sono inutili e che non assicurano vantaggio alcuno al produttore ed al consumatore, basate come sono su concetti sbagliati e tradizionali di altri tempi. Il Comitato Nazionale non è stato mai promotore di iniziative, ma ha cercato di soddisfare solamente la domanda che veniva dal settore, piuttosto intensa e pressante. Ci sono state richieste di nuove Doc (circa 25%), ma il grosso riguardava l’ammodernamento dei vecchi disciplinari, anche delle Doc storiche, per renderle adeguate ai nuovi mercati. Le nostre autorità fecero altresì l’errore di limitare l’impianto dei nuovi vigneti alle sole Doc, escludendo le Igt: intere aree non coperte furono obbligate a cercarsi una Doc qualunque per poter piantare le vigne. La filosofia che ho sempre predicato è che la Doc è una linea di partenza, non un traguardo di arrivo. Il mercato farà giustizia, ed i vincitori saranno, non solo quelli che hanno avuto le idee buone, ma che sopra ci hanno lavorato con impegno. Non è facile giudicare a priori: io sono piuttosto liberista, e non mi piace costringere tutti a fare allo stesso modo”. “Il mio rammarico - conclude Ezio Rivella - è quello di non aver potuto fare molto di più: ma questo non era nei burocratici compiti del Comitato Nazionale dei Vini Doc e quindi, alla fine, abbiamo dovuto fare il poco consentito. Ma il seme ha germinato”.

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