A nome dei produttori toscani al professor Mario Fregoni dico che “… l’Italia non ha bisogno di prendere per modello la Borgogna”: la replica di “dissenso totale” alle dichiarazioni fatte dal professor Mario Fregoni, presidente dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin e docente di viticoltura all’Università di Piacenza, sono di Roberto Bruchi, enologo e componente del Comitato Nazionale Vini.
“L’Italia - prosegue Bruchi - non ha bisogno di adottare nessun modello Borgogna perché le grandi denominazioni italiane sono ampiamente valorizzate, conosciute e affermate grazie al nostro sistema di classificazione dei vini di qualità. Che valorizza ampiamente le peculiarità, la storia e le tradizioni dei nostri vini e dei nostri territori, e per di più il modello Borgogna non sarebbe di nessun aiuto ai produttori di Montalcino che, in questi mesi, hanno adottato misure e decisioni sicuramente efficaci per uscire dai loro problemi”.
Sulle affermazioni del professor Mario Fregoni circa i troppi uvaggi utilizzati nelle denominazioni di origine, ritengo che “questo non sia un limite ma un punto di grande forza dei nostri vini che tendono a valorizzare il grande patrimonio dei centinaia di vitigni autoctoni presenti nel nostro Paese, a differenza della Francia dove la quasi totalità dei vini vengono prodotti con 8-10 vitigni. Evitiamo di copiare situazioni e modelli completamente avulsi alla nostra realtà. L’Italia del vino ha molto più da insegnare che da imitare”.
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