Dal 24 al 28 ottobre tornerà a Torino il Salone del Gusto. "Targato Slow Food e Regione Piemonte è diventato senza ormbra di dubbio un appuntamento di respiro sempre più internazionale che ha portato il nome della città di Torino e del Piemonte in tutto il mondo": così, ieri, il presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo ed il presidente e fondatore di Slow Food, Carlo Petrini.
Ha infatti spiegato Ghigo: “come è stato fatto quest’anno con la Fiera del Libro, anche per il Salone del Gusto chiederemo al governo lo status di salone internazionale e faremo venire produttori da ogni parte del globo. Questa apertura all’estero sarà comunque sempre concomitante con la continua promozione dei prodotti del Piemonte, per affermarne la leadership enogastronomica nel mondo. Ci sono infatti due tipi di Piemonte nel nostro Dna: quello della conservazione e quello dell’innovazione. Entrambi sono il carburante prezioso per affrontare le sfide che il mercato impone negli anni duemila. Ma esiste anche un terzo prodotto che nasce dalla fusione di queste due anime. Un prodotto che qualche economista ha chiamato glocale fondendo i termini di globale con locale. Il potenziamento e la proposizione in ambito internazionale di questo terzo prodotto, antico e moderno, rappresenta la sfida del futuro. Il Piemonte dovrà saper comunicare di essere in grado di trasformare e trasformarsi senza tradirsi e dovrà innanzitutto farlo sul proprio territorio. Dovrà credere fortemente in questa opportunità, costruire scenari in linea con le aspettative di mercati sofisticati e creare un clima favorevole alla sfida e allo sviluppo internazionale”.
Carlo Petrini, il guru di Slow Food, ha sottolineato invece la peculiarità del Salone del Gusto che, negli anni, ha contribuito a mutare l’atteggiamento della società italiana verso il cibo. “Il Salone del Gusto non è solo una fiera commerciale - ha affermato - Slow Food, in questi anni, attraverso l’approccio lento e piacevole al cibo, è giunto a sollevare questioni politiche, che toccano il sistema agroalimentare alla radice. Il nodo del problema è la materia prima, punto di partenza per l’alimentazione quotidiana della gente comune che deve mangiare nelle mense, o prepararsi la cena. Il successo delle iniziative di educazione alimentare portate avanti da Slow Food testimonia l’estremo desiderio di conoscenza e di chiarezza sulle questioni alimentari presente a tutti i livelli nella società. La nuova frontiera è rappresentata da un modello di agricoltura ecosostenibile, non massiva, improntata alle piccole e medie produzioni, che garantisce anche la tutela del paesaggio e dell’ambiente; sulle nostre colline troppo spesso si vedono i segni deturpanti di una filosofia produttiva che non tiene conto della sapienza dei nostri vecchi e dell’equilibrio dell’ecosistema. A chi pratica un’agricoltura attenta all’ambiente e alla qualità si devono garantire gratificazioni economiche, culturali e morali. Non si cada nell’equivoco di considerare i suoi prodotti elitari o di nicchia: tutti abbiamo diritto ad una alimentazione semplice, genuina e, soprattutto, buona. Per questo ci vuole un cambiamento nella tendenza che ha segnato gli ultimi cinquant’anni, durante i quali il dato della spesa alimentare è passato dal 40% del reddito medio familiare al 4% attuale. Slow Food è fortemente impegnato sul fronte della cultura del cibo, dai corsi di educazione alimentare nelle scuole ai Master of Food, dedicati agli adulti curiosi e interessati, fino al progetto più ambizioso, quello che vedrà nel 2004 l’avvio dei primi corsi accademici della nuova Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo-Bra (Cuneo) e di Colorno (Parma)”.
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