Sarà una cornice prestigiosa, quella dove Giacomo Tachis, uno dei più grandi enologi italiani di sempre e “padre” del Sassicaia, presenterà, l’11 ottobre, il suo ultimo lavoro: “Sapere di vino”, edito da Mondadori. L’Accademia dei Georgofili di Firenze: prestigiosa, perché luogo simbolo dell’agricoltura italiana, e di quel Rinascimento enologico italiano che, nell’Ottocento, promosse l’innovazione dei vini del Belpaese.
Anche Giacomo Tachis crede che sia ora di un’ulteriore innovazione. E indica la via: allontanarsi dalle mode facili e superficiali, guardarsi dagli inganni del marketing, sfatare i luoghi comuni che vedono la barrique come rimedio universale per dare carattere, o l’utilizzo dei trattamenti chimici come infallibili per migliorare i processi naturali. È questa la sua “enosofia”, il cui manifesto sembra essere la frase, illuminante ed emblematica, che ha scritto in quarta di copertina del suo libro: “Il futuro dell’enologia sarà quello di esaltare la bevanda di Bacco in uno dei contesti più cari alla vite per clima, tradizione e storia: il nostro paese”.
Insomma, Tachis non è in pensione. Ha solo cambiato modo di mettere le proprie conoscenze al servizio del vino italiano.
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