Non solo la negativa onda lunga della pandemia: per il vino italiano, per fortuna, continuano ad arrivare ancora importanti riconoscimento internazionali. Come quelli dedicati ai vini dell’anno della rivista inglese “Decanter”, che, dopo i migliori vini rossi (dove ha svettato l’Amarone della Valpolicella Classico Fieramonte Riserva 2012 della griffe Allegrini come vino rosso dell’anno), e le bollicine, ha pubblicato la lista dei 43 migliori vini bianchi, rosati e dolci o fortificati del pianeta. Tra i quali spicca il riconoscimento al Balciana 2017 di Sartarelli, versione storica del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, da vendemmia tardiva, già premiato con l’“Italian Trophy” dall’International Wine Challenge (Iwc) 2020 di Londra, e n. 6 nella selezione dedicata a bianchi, rosè e dolci di “Decanter”, una delle riviste più importanti del mondo del vino.
“Un premio che vuol dire tanto, un riconoscimento prestigioso, quello di Decanter, che abbinato a quello dell’International Wine Challenge per la stessa etichette e per la stessa annata, aiuta molto anche nei mercati internazionali, oltre ad essere importante per la conferma della qualità dei vini, per la forza del nostro marchio e per il morale”, commenta, a WineNews, Caterina Chiacchiarini, che guida la griffe del Verdicchio, insieme al padre Patrizio, al fratello Tommaso e alla madre Donatella. “Tra l’altro è un riconoscimento importante per il nostro Balciana, che già nel 1999, con l’annata 1997, era stato premiato come miglior vino bianco del mondo sempre dall’International Wine Chellenge. E poi la 2017 è la prima annata curata da mio fratello Tommaso come responsabile della produzione, non poteva esserci debutto migliore. È un riconoscimento che da tanta energia in un momento come questo, che aiuterà a farci trovare pronti quando le cose miglioreranno, perchè soprattutto all’estero vediamo che c’è ancora tanta voglia di Italia, nonostante tutto”.
Un grande alfiere del più importante bianco marchigiano, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, che vede anche un altro nome storico della denominazione tra quelli selezionati da Decanter, ovvero il San Sisto Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva 2016 di Fazi Battaglia, del gruppo Bertani Domains (al n 33). Ancora, secondo Decanter, uno dei migliori vini bianchi del mondo arriva dal Friuli Venezia Giulia, ovvero il Flors di Uis Friuli Isonzo 2018 della griffe Vie di Romans (al n. 6) e non manca la Toscana con uno dei suoi nomi più importanti, la Tenuta dell’Ornellaia della famiglia Frescobaldi, con il Poggio alle Gazze dell’Ornellaia 2018, (al n.19). Viene dalla Sardegna, invece, l’unico vino dolce italiano selezionato tra i migliori del mondo, che è il Nùali Moscato di Sardegna Passito (al n. 41), prodotto dalla storica cantina Siddùra, nel cuore della Gallura.
“Un premio importante perchè Decanter resta un riferimento nella valutazione dei vini - commenta l’ad di Siddùra, Massimo Ruggero - e poi un riconoscimento per un vino diverso, un vino dolce, e questo racconta anche un cambiamento dei gusti dei consumatori, con vini di questo genere che restano apprezzati ma non solo come vini da fine pasto, ma anche in abbinamento a pietanze salate come formaggi e non solo, adatti al gioco di contrasti che piace a molti chef e gourmet. E poi riconoscimenti così sono ancora importantissimi sul mercato, è un tipo di critica che orienta le scelte degli appassionati e dei consumatori, ed è un aiuto importante per le cantine”.
E così, i cinque alfieri dell’Italia bianchista e dolce (in una selezione che vede al vertice assoluto lo Chardonnay Margaret River 2019 di Flametree Wines, dall'Australia, ed il Dorado Rueda di Bodegas de Alberto dalla Spagna), si aggiungono agli altri “vini dell’anno” di Decanter già pubblicati: nella selezione dei 64, tra vini rossi e bollicine, oltre al cru di Amarone della Valpolicella Classico Fieramonte Riserva 2012 di Allegrini, al n. 11, per esempio, c’è il Rosanna Rosè Extra Brut della piemontese Ettore Germano, davanti ad una icona del Prosecco Docg, il Valdobbiadene Prosecco Superiore Vecchie Viti 2019 di Ruggeri al n. 12. Posizione n. 13, invece, per il Riserva Blanc de Blancs Pas Dosè 2012 di Fattoria Montellori, dalla Toscana, mentre al n. 15 c’è ancora una bollicina tricolore, il Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut Nature Rive San Pietro di Barbozza Gran Cuvée del Fondatore Motus Vitae 2018 di Bortolomiol, tra i nomi storici e di riferimento qualitativo della denominazione. Al n. 16 si vola nelle Langhe, con il Barbaresco Serraboella 2016 di Cigliuti, seguito dal Cepparello 2016 di Isole e Olena, in Toscana al n. 25, e dal Chianti Classico 2016 della Tenuta di Perano dei Marchesi Frescobaldi al n. 29, vino che nasce da una delle più belle tenute, che ha rappresentato lo sbarco ufficiale di Frescobaldi nel territorio del Gallo Nero. Posizione n. 31, invece, per il Brunello di Montalcino 2015 de Il Poggione, tra i nomi che hanno fatto la storia di Montalcino, azienda della famiglia Franceschi e condotta da Fabrizio Bindocci (a capo anche del Consorzio del Brunello di Montalcino, ndr), e uno dei punti fermi del territorio per qualità e vecchie annate. Al n. 44 si va a Bolgheri, con il Campo al Fico Bolgheri Superiore 2016 de I Luoghi, mentre al n. 46 si vola sull’Etna, con il Contrada R Rampante Terre Siciliane 2014 di Tenuta di Passopisciaro, per poi tornare sulle Dolomiti, con un grande classico del vino italiano come il San Leonardo 2015 della Tenuta San Leonardo della famiglia Guerrieri Gonzaga, nato dal genio di Giacomo Tachis nei primi anni Ottanta del Novecento, al n. 47, mentre chiude il gruppo degli italiani il Pinot Nero dei Colli Orientali del Friuli 2017 de La Tunella, al n. 59.
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