La figura di un uomo robusto con baffi o mustacchi, cappello di paglia, fazzoletto al collo, panciotto, camicia a quadri, bretelle, forcone o rastrello in mano, toppe ai calzoni e, ai piedi, scarponi o zoccoli che vive in una “piccola graziosa casetta accanto al grande granaio” situata nell’ “ambiente della pace, del silenzio e del contatto con la natura”. E’ questa l’immagine stereotipata dell’agricoltura che emerge in misura predominante dalla ricerca “Ho visto i buoi fare il pane” svolta da Paola Falteri su 115 libri di testo della scuola primaria e presentata dalla Coldiretti che, per colmare le lacune esistenti, d’intesa con il Ministero dell’Istruzione ha siglato un protocollo per la formazione.
La cultura scolastica - sottolinea la Coldiretti - fatica dunque a integrare l’immagine della campagna e del lavoro agricolo nell’orizzonte della modernità e nei disegni dei libri di testo la campagna è rappresentata per lo più da casupole con il tetto di paglia e accanto il pagliaio, un vistoso comignolo fumante, l’aia con gli animali da cortile, campi e orti miniaturizzati con cavoli e verdura che evocano un’economia a livello di sussistenza: immagini anacronistiche queste che illustrano in ugual modo la montagna, ma con il terreno inclinato. Una situazione che viene esaltata con la contrapposizione tra città e campagna per la quale si arriva a scrivere “civile e urbano sono termini che rimandano a una provenienza cittadina; cafone, villano e burino sono termini che rimandano a una provenienza campagnola, anche se ormai noi li adoperiamo senza più renderci conto del loro significato originario”.
Un approccio che testimonia di un pregiudizio antirurale, nato sicuramente in città. Più che di errori - precisa la Coldiretti - si tratta quindi di sviste, omissioni e pregiudizi come dimostra il fatto che la campagna viene assimilata alla natura tout-court con scarsa o nulla attenzione all’apporto umano attraverso l’agricoltura che è vista sempre di scorcio o senza differenza tra campagna e prato incolto. Sfuma - continua la Coldiretti - la demarcazione tra mondo selvatico e quello addomesticato delle colture e per questo la campagna è assimilata a un generico spazio verde, naturale, ma praticabile, oltre il quale si stende la macchia e in cui convivono senza distinzione alberi da frutto e cespugli in cui raccogliere le bacche.
Nei racconti sui libri di scuola - denuncia la Coldiretti - si descrive un’agricoltura vecchia implicitamente associata per lo più ad arretratezza e marginalità in cui protagonisti che stanno in campagna e coltivano la terra sono quasi sempre i nonni che non fanno altro che ”lamentarsi, quando incontrano un amico parlare di agricoltura e dei tempi cambiati”, dando complessivamente l’idea che l’agricoltura sia un’attività del tutto residuale e comunque connotata da un’economia di autoconsumo: “un contadino al mercato solleva per le zampe il gallo che intendeva vendere in modo da attirare su di lui l’attenzione dei possibili acquirenti, ma l’animale riuscì a sciogliersi dal laccio che lo teneva e a fuggire via. Il povero contadino, inadeguato al commercio e superato in destrezza da un pollo se ne tornò a casa impaurito, senza il gallo e senza il becco di un quattrino”.
Se pochi libri di testo identificano l’agricoltura come settore economico, sono ancora meno quelli che - sottolinea la Coldiretti - riescono a renderne evidente il ruolo determinante nel garantire la salvaguardia del territorio, la qualità e la sicurezza degli alimenti che influenzano direttamente la vita quotidiana delle nuove generazioni.
La campagna diventa solo un luogo dove l’unica esperienza diretta è quella di entrare in contatto con la natura, fare passeggiate, cercare momenti di svago, passare il fine settimana o le vacanze. Viene addirittura vista anche come immagine di desiderio: “Oggi, i bambini, stanchi dei continui rumori, cercano sollievo raggiungendo la campagna”. Una lettura superficiale ed insufficiente che evidenzia una pesante responsabilità, anche da parte dei libri di testo, degli “strafalcioni” infantili che denotano un preoccupante ritardo culturale e formativo in una società postindustriale dove - afferma la Coldiretti - è necessario, soprattutto nelle giovani generazioni, costruire una profonda conoscenza del cibo consumato ogni giorno e del suo legame con il territorio dal quale proviene.
È questa la ragione che ha spinto la Coldiretti a dar vita al progetto "Educazione alla Campagna Amica" che ha coinvolto oltre centomila alunni delle scuole elementari e medie che hanno ricevuto il diploma onorario in "educazione alimentare", partecipando alle oltre tremila lezioni in programma nelle fattorie didattiche e agli oltre cinquemila laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe. Un impegno che ha portato alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra la Coldiretti e il Ministero della Istruzione, dell'Università e della Ricerca, per iniziative di sensibilizzazione, educazione e formazione volte a promuovere nei giovani una corretta educazione agli stili di vita e di comportamento alimentare e a tutelare e valorizzare le tradizioni alimentari locali e nazionali.
Il protocollo vuole anche favorire iniziative sperimentali di alternanza scuola-lavoro ed individua interventi di formazione del personale scolastico diretti a realizzare momenti di informazione, sensibilizzazione sulle attuali dinamiche evolutive del sistema agricolo nazionale ed europeo e sulla centralità sociale di una agricoltura “rigenerata” e multifunzionale nello sviluppo dei sistemi territoriali. Questa nuova modalità di realizzazione comune ed integrata dei percorsi formativi potrà consentire ai giovani - precisa la Coldiretti - di acquisire adeguate conoscenze e competenze professionali, da utilizzare anche per facilitare un loro positivo inserimento lavorativo nel mondo dell’agroalimentare e dei servizi ad esso collegati. Il protocollo impegna inoltre ad individuare le modalità per la produzione di materiale didattico in linea con le nuove metodologie basate sull’Information Technology, in collaborazione tra le scuole e le strutture tecniche della Coldiretti.
Obiettivi che - conclude la Coldiretti - si conciliano con l’ampio processo di riforme della scuola e della formazione che individua nel raccordo tra sistemi formativi e nelle interazioni tra istruzione e mondo della produzione, del lavoro e della ricerca, le modalità idonee per poter garantire servizi scolastici di alto e qualificato profilo ed innalzare il livello culturale ed il grado di competitività del Paese.
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