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Se gli chef godono di popolarità paragonabile solo a quella di qualche calciatore, parte del merito è di un “certo” Paul Bocuse che, dopo 50 anni consecutivi di “tre stelle” Michelin, tuona: “gli chef, adesso, sarebbe meglio che tornassero in cucina”

Non Solo Vino
Paul Bocuse

Se gli chef di oggi godono di una popolarità paragonabile solo a quella di cantanti e calciatori, parte del merito è di un “certo” Paul Bocuse, tra i protagonisti di quello straordinario movimento culinario della Grande Cucina Francese, passato alla storia come la rivoluzione della “nouvelle cuisine”. In questi giorni, Bocuse festeggia un vero e proprio record, i 50 anni consecutivi di tre stelle Michelin, conquistate nel 1965 dal suo storico ristorante, l’Auberge du Pont de Collonges, immerso nella campagna pochi chilometri a nord di Lione, dove, come racconta l’ottantanovenne Bocuse, “posso trovare tutti i più grandi vini e le migliori materie prime, per questo non ho mai sentito il bisogno di andare altrove”. Meglio la cucina, insomma, anche per tanti chef che, forse, ci passano troppo poco tempo: “ho portato gli chef a sentirsi fieri del proprio mestieri, ho fatto uscire i cuochi dalle loro cucine, dandogli visibilità, ma oggi - chiosa il grande chef francese - sarebbe meglio che ci ritornassero”.

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