Se il vino vuole guidare la rivoluzione dell’agricoltura, obiettivo dichiarato della “Slow Wine Coalition” e del suo Manifesto, e della “Slow Wine Fair” (di scena a Bolognafiere, dal 25 al 27 febbraio) - con oltre 1.000 produttori da tutto il mondo, con storie che al vino, spesso, mescolano progetti di inclusione sociale, di sostenibilità vera, ambientale e sociale, e di viticoltura estrema (come alcune di quelle raccontate in questo video) - serve al vino, come all’agricoltura, la consapevolezza che tutto parte dal “lato oscuro” della terra, parafrasando i Pink Floyd, quello che si vede meno e di cui meno si parla meno ovvero il suolo.
“Tutti i giorni, in ogni angolo del pianeta, ci si confronta con la sensazione di fame, quindi con il cibo. Ci si confronta quotidianamente con l’agricoltura, spesso senza nemmeno rendersene conto. E con la terra, col suolo, con la vita che in esso risiede. Perché senza fertilità non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo. Il 95% del cibo globale è prodotto dal suolo, ma non solo: il terreno costituisce il più grande serbatoio naturale di carbonio del pianeta”, ha detto, da Slow Wine Fair”, la presidente Slow Food Italia, Barbara Nappini, secondo la quale “stanno venendo al pettine i nodi prodotti da decenni di miopia, in cui l’agricoltura è stata depauperata in ogni modo, la classe politica non si è curata del valore e della qualità del cibo, e del modo in cui veniva prodotto, e non ci si è occupati delle condizioni di vita e di lavoro di chi coltiva, soprattutto nelle aree interne, che sono comunque il 70% dei territori italiani. Ricostruire un corretto rapporto con il sistema alimentare e col cibo passa dalla conoscenza: per questo riteniamo quanto mai urgente l’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole come materia curriculare; un’educazione alimentare che affronti il sistema del cibo sotto il profilo della salute umana e ambientale, ma anche rispetto alla produzione, dal punto di vista etico e identitario”.
Un tema, questo, caro anche al Ministro Francesco Lollobrigida che, in partenza per Bruxelles, dove domani 26 febbraio sarà di scena un Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione Europea di grande importanza, viste le proteste che continuano ad animare il settore in molti Paesi europei, Francia in primis, e Italia inclusa: “Slow Wine Fair mette al primo piano sostenibilità, qualità e comunità. Valori che Slow Food Italia da sempre sottolinea attraverso la valorizzazione del rapporto tra uomo e natura e, quindi, dell’agricoltura. Dobbiamo continuare a perseguire un modello di sviluppo che miri a preservare una produzione adeguata di cibo senza però dover rinunciare alla qualità. Un concetto - ha detto il Ministro Lollobrigida - che passa anche per una giusta retribuzione di produttrici e produttori e che, negli ultimi anni, ha dovuto far fronte a drammatiche condizioni climatiche. Tra i prodotti, il vino è un gioiello di famiglia, spesso anche sotto attacco. Il vino è un elemento fondamentale in termini di produzione, di export e di tutela dell’ambiente. Rappresenta un elemento di convivialità che deve essere promosso e valorizzato. La “Slow Wine Fair” è una manifestazione che unisce l’elemento qualitativo a quello ambientale, connessione che contraddistingue anche gli altri eventi targati Slow Food. Un evento che offre l’occasione di perseguire il percorso virtuoso che difende i valori del cibo, del lavoro e dell’ambiente e che può rendere la nostra nazione un punto di riferimento”.
Una manifestazione che cresce e che è sempre più importante non solo per Slow Wine e Slow Food, ma anche per la fiera di Bologna: “la manifestazione sta assumendo dimensioni rilevanti. Basti pensare che alla prima edizione avevano partecipato oltre 500 cantine. E, nonostante i 1.000 espositori raggiunti quest’anno, vogliamo far crescere ulteriormente l’evento - ha affermato Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere - e Bologna si candida a diventare il punto di riferimento per il settore del vino e per la riflessione strategica sulla sostenibilità. E con “Slow Wine Fair” rendiamo protagonista chi produce bene, chi fa prodotti di qualità e in modo sostenibile. Qui il pubblico trova vini di pregio e professionisti di grandi competenze. Di questi risultati dobbiamo ringraziare anche Ice, con cui il nostro rapporto si sta consolidando. Insieme alle fiere, Ice lavora al loro rafforzamento come tassello importante del sistema economico italiano e al potenziamento dei distretti produttivi del Paese”.
L’Ice che, ha detto Brunella Saccone, dirigente dell’Ufficio Agroalimentare dell’agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, “partecipa a Slow Wine Fair con convinzione, perché alla base di questa fiera ci sono valori nei quali ci riconosciamo, come la sovranità alimentare intesa come salvaguardia dell’agricoltura, rispetto delle tradizioni e sostenibilità, che mette al centro il biologico. È un evento con un senso profondo di apertura e di confronto: sono oltre 1.000 gli appuntamenti già fissati con i buyer internazionali”.
Numeri importanti, non meno dei messaggi che partono dall’evento e che sono centrali per il futuro dell’agricoltura. Come testimoniano i moltissimi produttori che hanno fatto da tempo una scelta precisa, che va nel senso della drastica riduzione o totale cancellazione della chimica di sintesi. “non si può tornare indietro sul Green Deal - evidenzia Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio. Dobbiamo resistere sul punto che prevede il raggiungimento del 25% di territorio a biologico entro il 2030. Non dobbiamo ridurre la produzione, ma trovare forme innovative per incentivare certi tipi di consumi, perché per cambiare il modo di produrre bisogna cambiare innanzitutto il modo di consumare. La ricerca, l’identità territoriale e la sostenibilità del settore biologico permettono di dare maggiore forza ai viticoltori, ai territori e alle diverse varietà. Solo attraverso la cura del suolo si riuscirà a rendere il sistema vitivinicolo più resiliente rispetto al cambiamento climatico”.
Di transizione ecologica necessaria ha parlato Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna: “Slow Wine Fair è una bellissima fiera che dà una grande opportunità a un certo tipo di vino sano e giusto, e offre un grande contributo alla coltivazione delle uve, alla produzione e alla transizione ambientale ed ecologica. Vedere tantissimi produttori qui in fiera fa bene, soprattutto perché quelli che Slow Wine Fair mette in campo supportano quella transizione ecologica di cui abbiamo estremamente bisogno in tempi brevi, senza contrapporre ambiente e lavoro. L’Emilia-Romagna vanta un primato europeo nelle produzioni Dop e Igp. Parliamo di un valore attestato sul cibo pari a 3,1 miliardi di euro, che diventano 3,6 se sommati al valore delle 30 produzioni vinicole di origine controllata. Siamo una delle prime regioni per produzione vitivinicola e soprattutto per superficie coltivata, quindi credo che questo aiuti molto il settore a crescere. Noi siamo presenti a Slow Wine Fair con l’Enoteca Regionale, che per il made in Italy, così ricercato nel mondo, è un ulteriore contributo che l’Italia può dare dal punto di vista dell’export e dell’attrattività del nostro Paese”.
Riflessioni che arrivano da un primo giorno di Slow Wine Fair, dove poter scoprire vini di tutto il mondo dal Giappone all’Argentina, dove le vigne nascono tra i cactus, alla Turchia, dove si lavora anche al recupero dei vitigni antichi, passando per esperienze peculiari di Australia, Austria, Azerbaijan, Brasile, Bulgaria, Cile, Croazia, Francia, Georgia, Germania, Messico, Perù, Portogallo, Repubblica Ceca, San Marino, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sudafrica e Svizzera, senza dimenticare la Francia, con tanta Borgogna, ma non solo, e l’Italia, con tanti vini da assaggiare e storie da scoprire (da oggi, e nei prossimi giorni, articoli e video su WineNews e sui canali social).
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